17 maggio 2011

TUTTI I NUMERI DELLE COMPETIZIONE


Facciamo un po’ di conti. Nel 2006, Ferrante, coalizzando tutto il possibile, aveva preso il 47%. Penati ha raggiunto il 41% alle regionali del 2010, con Rifondaroli e grillini le opposizioni sono arrivate al 47,7%. Alle provinciali del 2009 le opposizioni di centrosinistra erano arrivate al 45%. L’Udc, regionali o provinciali che siano, è sempre attorno al 3%.

In teoria la vittoria era possibile spostando un 3/4% di voti dal centrodestra e unificando il centrosinistra (avete presente l’Unione?), ma nessuno ci credeva, perché questo era il tabù principale: l’elettorato di centrodestra non si è mai travasato in quello di centrosinistra, fin dai tempi di Dalla Chiesa.

L’unica speranza era il ballottaggio, perché Penati entrambe le volte in città aveva vinto nel 2009 con un elettorato ridotto a 440.000 perdendo in valori assoluti poco più un terzo dei voti persi dal centrodestra. Questi erano anche i dati dei sondaggi, (nessuno ha mai dato Pisapia sopra il 44%), questa era la percezione diffusa nel centrosinistra. Invece no.

Ferrante aveva preso 319.823 voti, Pisapia ne prende 315.862 (Calise 21.000 presumibilmente di delusi del centrosinistra, Palmeri 36.000). La Moratti aveva preso 353.000 voti, oggi ne prende 273.000. Pisapia prende il 48%, le opposizioni tutte superano abbondantemente il 55%.

La Moratti perde 10 punti: 80.000 voti. Ipoteticamente e grossolanamente possiamo dire che: 23.000 sono andati via dalla città (è vero che le percentuali di voto sono identiche a 5 anni fa, ma non gli elettori e gli aventi diritto), 36.000 li ha spostati Palmeri, ma almeno 20.000 sono andati a Pisapia (guarda caso i voti della lista civica). Vale la pena ricordare che stiamo parlando degli elettori che votano il sindaco, che sono 62.000 in più di quelli che votano le liste. La vittoria personale di Pisapia è quindi ancora più netta.

Qui sta il cambiamento epocale: per la prima volta dal 1993 elettori di centrodestra non rispondono all’appello contro il pericolo comunista / giustizialista, per la prima volta un elettorato moderato concede una chance amministrativa al centrosinistra, per la prima volta un candidato gentile, ma che più politico non si può, recupera un elettorato riformista.

Certo vi sarà chi dirà che è tutta colpa di Letizia, ma considerando che il Pdl perde 20.000 voti di lista rispetto alla sola Forza Italia di 5 anni fa e 15.000 rispetto alle regionali con 7 punti in meno, considerando che su piazza insistono ministri di vario genere e tipo e che il capolista era Lui, la tesi appare dubbia.

Certo vi sarà chi dirà che la pera era matura e chiunque avrebbe potuto coglierla, ma intanto l’ha colta Pisapia con una coalizione di sinistracentro che non è un caso isolato nel paese e che non potrà non avere effetti sul futuro dei partiti e delle coalizioni.

Certo vi sarà chi compulsando i dati delle preferenze disegnerà geografie e scenari complessi ma per ora un solo dato è certo: Pisapia è riuscito a convincere i milanesi che riformismo non significa moderatismo e che le diverse anime progressiste possono convivere insieme senza snaturarsi. Se non ci saranno autogol la strada per palazzo Marino è in discesa.

Walter Marossi

 



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