10 maggio 2011

IL “COMITATO PER IL 51” OLTRE IL VOTO


La campagna elettorale sta entrando nella sua ultima, decisiva fase. L’iniziativa della destra tende con tutta la forza della sua macchina organizzativa e delle sue massicce disponibilità finanziarie a oscurare il tema “Milano” e a trasformare l’appuntamento nel quale i cittadini sono chiamati a decidere a chi affidare la responsabilità di gestione amministrativa del proprio Comune in qualcosa di totalmente diverso: l’ennesima richiesta di cieca fiducia per Silvio Berlusconi e un nuovo mandato, senza il vaglio di un confronto esauriente, per Letizia Moratti.

E’ una preoccupazione comprensibile: si tratta infatti di tornare a sollecitare consensi dopo cinque anni di promesse mancate; cinque anni segnati da episodi di malcostume amministrativo e da contrasti paralizzanti (e dannosi per la città) come quelli emersi nell’opera di preparazione all’Expo. Cinque anni conclusi con un bilancio che è così negativo da aver suscitato osservazioni critiche e inviti a una gestione più accorta da parte degli stessi revisori dei conti di Palazzo Marino.

Molto meglio perciò cercare di stornare l’attenzione degli elettori da un confronto nel merito e tornare a sbandierare illusorie promesse e vecchi spauracchi (attenti ai “comunisti”; “no” alla patrimoniale, etc.). Intendiamoci: il voto di una metropoli dell’importanza di Milano ha un indubbio rilievo politico e l’esito della competizione ambrosiana sarà importante per l’intero Paese. Ma lo sarà soprattutto se il voto dei milanesi esprimerà una scelta, di testa e non di pancia, legata ai problemi veri della città e alle scelte per il suo futuro.

Per questo la candidatura di Giuliano Pisapia – che sin dall’inizio ha impresso un carattere nettamente “civico” al suo impegno – è quella su cui un vasto schieramento di forze di sinistra e di centrosinistra ha meglio potuto e saputo ritrovarsi in una ragionata aspirazione di successo.

Per dare concretezza a quest’obiettivo, che resta oggettivamente arduo, è tuttavia necessario che la mobilitazione dei cittadini conquisti anche settori di opinione indecisi su come votare. In altre parole è necessario acquisire consensi più estesi di quelli prevedibilmente raccolti dall’arco dei partiti che hanno dichiarato il proprio sostegno per Pisapia; appare dunque essenziale un’azione che – in tutta onestà intellettuale – induca a considerare preminente il valore amministrativo del voto del 15 e 16 maggio prossimi.

E’ questo il lavoro nel quale si sono impegnati molti ambienti della cultura, del volontariato e dell’associazionismo milanesi. Fra gli altri il “Comitato per il 51” promosso da Piero Bassetti: un organismo al quale hanno aderito sia cittadini che militano in uno dei partiti schierati pro Pisapia sia personalità indipendenti di varo orientamento ideale ma accomunate dalla convinzione che Milano ha urgente bisogno di un cambiamento radicale. L’attività svolta dal Comitato, pur nel breve periodo durante il quale ha operato, ha suscitato interesse e consensi che potranno rivelarsi preziosi specialmente nella fase – che è da augurarsi si apra lunedì prossimo – del ballottaggio. Affinché ciò avvenga nel modo migliore, sembra a chi scrive importante che si realizzino due condizioni.

La prima è che l’impegno del Comitato, nato per sostenere Pisapia, continui a svolgersi come contributo operativo e propositivo a suo diretto ed esclusivo vantaggio. Si tratta di un’esigenza evidentemente connessa alle modalità con le quali il Comitato è nato e alle differenze di origine che caratterizzano quanti al Comitato stesso hanno liberamente aderito e che – altrettanto liberamente – stanno, a titolo individuale, operando a sostegno non solo di Pisapia ma di candidati consiglieri inseriti in una delle diverse liste in campo.

La seconda più che una condizione è una proposta. In questa difficile stagione della vita milanese si può ritenere che l’attività di un organismo come il “Comitato per il 51” possa essere utile anche oltre la scadenza elettorale. Si tratta di un’opera che andrebbe svolta non certo in alternativa e tanto meno in contrasto con i partiti ma per contribuire a un dibattito civile su Milano e sul suo ruolo lontano da logori stereotipi e animato dall’ambizione di cogliere gli elementi reali di novità che una realtà complessa ma dinamica e ricca di fermenti come quella attuale, ogni giorno ci propone.

E’ uno sforzo che la società civile milanese ha più volte compiuto con successo durante la sua lunga storia e che oggi potrebbe tradursi in uno stimolo positivo anche per gli stessi partiti e per la loro vita interna non di rado alquanto asfittica. L’obiettivo principale da perseguire dovrebbe essere soprattutto quello di favorire un profondo rinnovamento dello scenario politico cittadino che la consultazione in atto, di là dai suoi esiti, ha comunque rimesso in moto.

L’elemento che si coglie, da questo punto di vista, è che in settori in crescita dell’opinione pubblica sembra farsi strada la convinzione che le soluzioni più vantaggiose per il futuro delle cittadine e dei cittadini di Milano risulteranno legate più all’individuazione di equilibrati punti di convergenza, basati su analisi rigorose e concrete dei problemi della metropoli lombarda, piuttosto che agli esiti del mero conflitto bipolare, almeno nella versione “militarizzata” e rissosa che è risultata sinora prevalente. Milano ha bisogno di un’alternativa decisa al modo con cui è stata da anni governata; ha bisogno, prima di tutto, di contare su un Comune che svolga un’effettiva azione di spinta per politiche pubbliche orientate allo sviluppo, al lavoro e alla crescita.
E’ questo il senso profondo della sfida di Pisapia. Che essa abbia successo, come ci auguriamo, o meno, non si tratta comunque di una sfida destinata a esaurirsi a fine mese. Pisapia ha, infatti, dichiarato che non sarà, come altri purtroppo in passato, un candidato “mordi e fuggi”: da Sindaco o in quanto esponente di punta dell’opposizione, starà in ogni caso in Consiglio comunale e contribuirà all’emergere di una nuova generazione per cambiare Milano. In questo, che è un lavoro di lunga prospettiva, avrà certo bisogno dell’apporto delle forze politiche; ma gli potrà essere anche utile la vicinanza di cittadini attivi e partecipi come quelli che si sono impegnati nel “Comitato per il 51”.

Antonio Duva




Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti