10 maggio 2011

VIA DELLA CROCE ROSSA


Milano è una città con poco verde. Per accrescerne l’estensione si sa che se non è pensabile creare parchi nella zona centrale, non è invece impossibile realizzare piccoli giardini dovunque oggi si offra la possibilità di reperire un’area urbana libera. Si tratta di compiere un’opera di cesellatura, minuziosa e accurata; di reperire i luoghi oggi privi di una destinazione definita; gli slarghi spesso informi; gli angoli di strade o gli incroci di vie, nei quali, fatta salva la superficie richiesta alle sedi carrabili, è possibile creare aree di verde, zone di riposo per anziani e di ricreazione per bambini.

Una di queste aree potrebbe diventare via della Croce Rossa, tangente a via Manzoni. La polemica suscitata a suo tempo dalla collocazione, nel centro dello slargo, dell’attuale Monumento a Pertini, era stata mal posta e tendenziosa. Si colpiva di critiche violente e ingiustificate l’opera dell’architetto Aldo Rossi, autore del Monumento, mentre si sarebbe dovuto criticare la collocazione dell’opera: collocazione impropria e contraria alla destinazione iniziale, che avrebbe dovuto trovarsi al termine di un lungo viale, alla periferia di una città di provincia, nota per i caduti durante la Resistenza Partigiana.

L’opera quindi era stata concepita per essere collocata in uno spazio di campagna aperta e libera, e per essere vista prima da lontano e poi sempre più da vicino, di mano in mano che ci si avvicinava, camminando lungo un percorso alberato. Schiacciata, come è adesso, e rinserrata fra alte e compatte costruzioni, essa ha l’aspetto sproporzionato di un grosso giocattolo, lasciato cadere da un bimbo di giganti in mezzo a case di nani. Le bigotte critiche dei milanesi, invece di metterne in discussione la collocazione, si sono scagliate contro l’architettura del Monumento, e non ne hanno né compreso né apprezzato la forza dello stile e la robusta semplicità geometrica, totalmente priva di leziosità. La qualità dell’opera risulta ancora maggiore se si pensa ad altri monumenti, costruiti in quegli anni, e dedicati ora al Bersagliere ora all’Arma dei Carabinieri; tutti di deludente povertà estetica.

Non sarebbe operazione impossibile rimuovere il Monumento a Pertini, collocarlo in altra zona della città, e trasformare via della Croce Rossa in un luogo di invitante e confortevole accoglienza per il pubblico. La scelta della nuova zona in cui sistemare il monumento diventerebbe oggetto di uno stimolante concorso di arredo urbano; e sarebbe una utile verifica della capacità inventiva dei nostri architetti e paesaggisti. Una possibile collocazione, tutta da verificare, potrebbe essere trovata all’interno dei Giardini Pubblici, nella zona dei Boschetti, lungo il viale che parte dal Museo della Scienza e termina al Planetario. La collocazione concilierebbe il classicismo del Piermarini, progettista dei Boschetti, con l’amore per lo stile neoclassico sempre dichiarato da Aldo Rossi.

Tolto il monumento, via Croce Rossa può diventare un piccolo giardino; un angolo chiuso e raccolto; un posto in cui trovare riparo dal traffico di via Manzoni e di via Monte di Pietà; e offerto ai passanti come luogo di pausa e di sosta. Gli alberi sono già cresciuti, e hanno raggiunto una giusta dimensione; i lampioni esistono già, e si ergono su robusti sostegni di elegante disegno; soltanto le panche, scomodissime, a causa dei sedili in gelido marmo e della mancanza di schienale, andrebbero sostituite con altre più confortevoli, realizzate in un materiale caldo come il legno. Tempo fa era stato bandito un concorso per la fornitura di nuove panchine civiche; ma il risultato è sparito nel nulla: altra dimostrazione di scarsa serietà data dalla attuale Amministrazione.

Via Della Croce Rossa era un vuoto; è stato un errore volerlo riempire con un pieno, con il volume di un monumento. Bisognava che il vuoto rimanesse tale; venisse racchiuso all’interno di un perimetro; fosse circondato da una recinzione, e messo in condizione di offrire un invito a sostare e riposare. L’esempio di via della Croce Rossa suggerisce alcune riflessioni sulla forma fisica di Milano. Si potrebbe, con piccole operazioni mirate, rendere questa forma più gradevole, più accogliente, più ordinata. Occorre tuttavia stendere un programma generale; e prendere in esame, una dopo l’altra, le zone urbane in cui intervenire.

Tutte operazioni non complesse, ma attuabili solo se esiste un vero desiderio di migliorare la nostra città. Per ora questo desiderio non esiste, né tra gli Amministratori, né tra i cittadini. Il giorno che esso venisse sentito, il progetto esterno degli ambienti urbani non apparirebbe di natura diversa da un progetto interno di ambienti domestici; e gli Amministratori pubblici sarebbero altrettanto interessati a ottenere per la loro città un buon risultato quanto lo sono per la loro casa i proprietari privati.

Alla vigilia delle prossime elezioni comunali si spera che i candidati alla carica di Sindaco diventino consapevoli di quanto sia importante il problema della forma fisica da dare a Milano.

Jacopo Gardella



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti