26 aprile 2011

cinema


 

HABEMUS PAPAM

di e con Nanni Moretti [Italia, Francia, 2011, 104′]

con Michel Piccoli, Margherita Buy.

 

Nanni Moretti ha più volte ribadito che i suoi film ricordano i capitoli di un unico romanzo. Certo, in quelli che lo vedevano come protagonista, il filo conduttore appariva spesso chiaro ed evidente. Negli ultimi è più sottile ma non per questo si può dire che sia svanito. Il regista ha chiuso Il caimano con l’immagine di quest’uomo imperturbabile, invulnerabile, inavvicinabile dalle umane ansie e paure del giudizio altrui. La persona che detiene il potere politico, ma più in generale tutta la classe, ha perso ogni velo di vergogna, di debolezza. La scelta del regista, a questo punto, sarà sembrata obbligata.

Le mura vaticane appaiono come l’unico luogo rimasto per mostrarci la fragilità di un uomo di potere, in particolare di colui che da più di duemila anni custodisce le chiavi della Chiesa cattolica. Habemus Papam almeno in senso figurativo come contrapposizione al feroce e insaziabile caimano. Che la formula di proclamazione del nuovo Pontefice rimanga nelle corde vocali del protodiacono è ormai noto, quanto le mani nei capelli e le urla del neo eletto cardinale Melville (Michel Piccoli). L’inadeguatezza è perciò la vera protagonista della pellicola di Moretti.

È stupefacente, inaspettata, quella di un Pontefice inedito, immobile, incapace di affrontare i dubbi che seguono la propria elezione. È più comprensibile quella dello psicanalista, interpretato dal regista stesso, costretto ad analizzare il paziente in una sala gremita da più di cento persone origlianti e limitato professionalmente dalle esigue concessioni che la religione permette a Freud. Il desiderio di disimpegno colpisce così anche il soccorritore. Alla ex moglie (Margherita Buy) viene passata rapidamente la patata bollente mentre lui può esprimere tutta la creatività del regista sicuramente più abile a intrattenere che ad ascoltare.

Il torneo mondiale di pallavolo, le partite a scopa, le sedute di gruppo con cardinali insonni e depressi fanno parte di un sagace piano imbastito per mostrarci il lato divertente di persone troppo spesso ingabbiate in un protocollo eccessivamente rigido. Moretti sembra così avvalorare le parole di Leonardo Sciascia in Todo Modo: “il prete che contravviene alla santità o, nel suo modo di vivere, o addirittura la devasta, in effetti la conferma, la innalza, la serve…”

Michel Piccoli è superlativo nel rappresentare un uomo che comprende nel profondo l’importanza della sua figura di guida per milioni di persone e che, nonostante questo, ci mostra la sua umiltà ammettendo il limite di colui che è in grado di seguire senza poter essere seguito. Il suo sguardo smarrito, la sua capacità di rendere volutamente faticosa la pronuncia di qualsiasi parola ci donano consapevolezza del suo apporto fondamentale alla pellicola.

Durante la visione di Habemus Papam, non si può non pensare a Celestino V, “colui che fece per viltade il gran rifiuto”. Dante ha punito ferocemente la rinuncia del Pontefice. Moretti, sicuramente consapevole della inarrivabilità del sommo poeta, attraverso uno sguardo laico, forse ateo, è riuscito a commuoverci, a divertirci, a coinvolgerci con il grande merito di astenersi da qualunque giudizio morale.

 

Marco Santarpia

 

In sala a Milano: Anteo, Apollo, Colosseo, Eliseo, UCI Cinemas Bicocca, UCI Cinemas Certosa.

 

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 



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