19 aprile 2011

QUALCHE FLASH SU NOI MILANESI


Il confronto elettorale stimola qualche maggiore interesse per la nostra città, e colgo allora l’occasione per pochi flash su noi milanesi, su dati in parte ufficiali, in parte stimati, ma non ci interessa qui la precisione del dettaglio. Qualcuno troverà qualche sorpresa, per altri sarà un ripasso. Una prima evidenza: i cittadini milanesi si sono ridotti da 1.700.000 del 1970 a 1.300.000 del 1990, 400.000 in meno, e da allora tali sono rimasti. Molti se ne sono andati oltre i ristretti confini urbani, nei Comuni della cerchia e oltre, e fanno spesso parte degli utenti solo diurni di Milano, quei 600.000 che arrivano la mattina e se ne vanno la sera. Un flusso e riflusso quotidiano che intasa strade, autostrade, mezzi di trasporto, consuma tempo di vita e appesta l’aria.

Molti che lavorano a Milano non abitano a Milano perché la nostra città non offre loro la possibilità di avere una casa a costo accessibile. Questo vale in particolare per le famiglie giovani che non hanno la fortuna di un alloggio “di famiglia” disponibile. Queste famiglie rappresentano la componente forte e dinamica delle popolazioni urbane, ma a Milano sono sottorappresentate, oltre che per il problema casa, anche per la poca vivibilità della città, soprattutto per bambini, adolescenti, anziani. Certo i confini amministrativi di Milano sono assurdamente stretti, ma la capienza fisica e sociale ci sarebbe, come evidenziano le decine di migliaia di case e di uffici senza abitanti, sfitte, presenti in città ma a costi inaccessibili per i più.

Questa è una delle ragioni per le quali Milano è una città di anziani. Un cittadino milanese su quattro ha infatti più di 65 anni, quando a livello nazionale ne troviamo uno su cinque. Due terzi dei quasi 400.000 milanesi anziani sono in buona salute, e chiedono opportunità di vita per loro trovando purtroppo risposte inadeguate. Tra gli ultra settantacinquenni cresce naturalmente il numero dei disabili: una famiglia ogni dieci ne ha uno con sé, e ben un terzo di questi disabili vive solo. La domanda di queste famiglie è ovviamente soprattutto di assistenza. Gli anziani soli sono parte di quel 37% di famiglie che sono composte da una sola persona, due punti in più rispetto alla nostra provincia. A queste famiglie si affiancano quelle composte da una coppia senza figli, il 23%, e quelle da una coppia con figli il 27%.

Un bambino su quattro non ha fratelli, due su quattro un fratello solo. Il numero dei bambini sta crescendo un po’ grazie agli stranieri residenti, circa 200.000. Mediamente le donne straniere hanno 2,3 figli, le italiane 1,2. Il 28% dei bambini ha così almeno un genitore straniero. I minori a Milano sono circa 200.000 e alimentano una domanda di cura e di servizi educativi, di spazi organizzati e liberi, di scuole non cadenti, che non trova appropriate risposte. Altrettanto può dirsi per adolescenti e giovani. Sono parte dei 200.000 studenti, molti pendolari, giornalieri o settimanali.

Un’ultima osservazione. Che Milano sia la più ricca fra le città italiane, non ci sorprende: il reddito medio pro capite annuale è di quasi 35.000 euro. Può invece sorprenderci che Milano sia una città di grandi diseguaglianze reddituali, fra le più accentuate in Italia. Un 4% dei milanesi genera un terzo del reddito denunciato; due terzi dei lavoratori dipendenti guadagnano meno di 25.000 euro l’anno, metà dei parasubordinati meno di 10.000. Le donne mediamente guadagnano un terzo meno degli uomini, gli immigrati un terzo meno degli italiani. Il livello di diseguaglianze dei redditi è misurato anche dalla povertà relativa, cioè da quante famiglie dispongono di un reddito inferiore alla metà di quello medio. Bene, se misuriamo la povertà relativa sul reddito medio nazionale le famiglie povere in Italia sono l’11,1% mentre Milano è solo il 4,8%. Ma se misuriamo la povertà relativa sul reddito medio milanese, le famiglie povere a Milano sono ben il 17,3%. Milano cioè è città molto ricca, ma con concentrazione di ricchezza ed entità delle diseguaglianze assai maggiori che nel resto del paese.

Le diseguaglianze generano povertà. L’osservatorio regionale Ores pone a 1.260 euro al mese la soglia sotto la quale una famiglia di tre persone è in condizione di povertà assoluta, non dispone cioè del necessario per vivere in una condizione degna dell’uomo. Bene, a Milano 52.000 famiglie, 120.000 persone, si trovano in tale condizione, l’8% contro il 3,5% della Regione. Un dato raddoppiato con la crisi, che riguarda soprattutto le giovani coppie con uno o più figli, gli anziani soli, le famiglie numerose, chi paga un affitto per la casa, parecchi immigrati. E che colpisce soprattutto chi perde il lavoro, nuclei fino a poco prima normali, senza problemi economici, partite IVA, precari, operai, ma talora anche professionisti e dirigenti.

In tempo di elezioni viene spontaneo chiudere sollecitando i milanesi ad andare a vedere se queste analisi, e soprattutto la domanda di case, sostegno, servizi che si evidenzia, trovano considerazione e risposta nei programmi dei candidati. Troveremo chi li ha elaborati in proposte progettuali coinvolgendo cittadini ed esperti, e chi neppure li considera ritenendo più profittevole posare in gigantografie con anziani, vigili urbani, o lavoratori, per apparire con loro almeno il tempo di un flash.

Emanuele Ranci



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