12 aprile 2011

MILANO LA NUOVA VIA DELLA SETA2


Una Agenda per Milano post carbon. Per poter dialogare nel complesso mondo globale che incontrerà lungo la nuova via della seta è indispensabile che Milano si doti di una Agenda che spieghi chiaramente i suoi obiet-tivi “post carbon”, ossia come abbasserà la sua impronta ecologica, come affronterà il cambiamento climatico, il limite delle risorse e le nuove soglie di equità e di coesione sociale che intende perseguire. Con essa Milano è in condizione di esportare politiche e soluzioni virtuose nelle reti collaborative tra città. Al contrario il Piano di Governo del Terri-torio non ha una metrica, è teso a una promozione fondiaria assolutamente non responsabile rispetto al carico ambientale, alla disponibilità delle risorse e alle preferenze dei cittadini (secondo la definizione di Roentgen). In sostanza è un piano che non si preoccupa di rispettare le scadenze delle Convenzioni internazionali e di rientrare negli obiettivi di qualità che definisce l’UE (consumi degli edifici, qualità dei materiali, produzione di energia rinnovabile….); non è un piano che agevola il dialogo con l’Euro – Asia dove, sul fronte cinese o indiano, ad esempio, si stanno facendo progressi da gigante verso la costruzione della città metabolica.

Uno sviluppo metropolitano coerente con le risorse del pianeta. Come ricorda l’ufficio federale tedesco per le costruzioni e la pianificazione, occorre abbandonare gli strumenti ‘parrocchiali’ (densità, perequazione, …) a favore di strumenti condivisi a scala internazionale. Il WWF internazionale propone One Planet Living, un metodo che, attraverso il rispetto delle Convenzioni internazionali in materia sociale, ambientale ed economica, ha l’obiettivo di portare l’impronta ecologica dall’attuale 4,5 a 1, rendendo compatibile la vita della città con la sua capacità di carico ambientale.

Questo obiettivo, concettualmente semplice, in realtà, è molto complesso da raggiungere, perché, secondo il Wuppertal Institut, implica uno sviluppo a Fattore 10, ossia una riduzione di 5 volte del consumo di risorse naturali e un aumento di 5 volte della produttività, in sintesi una rivoluzione nel modo di pensare la città, le sue infrastrutture e i comportamenti dei cittadini. Chi si illude di eludere questa non semplice realtà condanna la metropoli al declino (vedi la ridicola applicazione delle direttive sul consumo energetico degli edifici secondo lo standard formigoniano della Regione Lombardia).

Il raggiungimento del Fattore 10 implica l’applicazione del metodo progettuale metabolico, ossia limitare il prelievo delle risorse ed eliminare la produzione di rifiuti; un principio che domina la progettazione metropolitana, il piano quinquennale cinese e l’India’s clean revolution, ma anche le Expo e le Olimpiadi di Londra, come ben potrebbe ricordare il consulente per l’Expo Ricky Burdett alla nostra sindachessa.

Rinnovare le infrastrutture urbane. Il rinnovo sostenibile delle nostre infrastrutture economiche e sociali, sia fisiche che immateriali, è la sfida che Milano deve affrontare per inserirsi attivamente nei processi globali di sviluppo, questo passa attraverso:

– la realizzazione di nuove infrastrutture per lo sviluppo di idee creative: le città si sviluppano grazie alla capacità di produrre nuove idee, per questo deve essere riconvertita la base del sapere metropolitano, creando strutture agili, pervasive interconnesse, in grado di favorire la circolazione delle idee, le relazioni internazionali, l’imprenditorialità giovanile. E’ fondamentale che lo sviluppo della metropoli risponda con generosità agli inviti della Conferenza di Lisbona su rinnovo dei saperi e creatività, per contribuire a realizzare un sistema metropolitano di reale eccellenza;

– l’incremento della capacità delle risorse naturali di produrre beni e servizi: la soddisfazione degli standard della Conferenza sulla biodiversità, aumento dell’1% annuo della biodiversità coniugato con lo sviluppo dell’agricoltura urbana, permette alla metropoli di incrementare la propria autosufficienza alimentare, di potenziare le attività economiche legate alla produzione di beni e servizi della natura, di aumentare il benessere fisico e morale dei cittadini;

– l’ammodernamento della logistica e dei sistemi di trasporto: fra due anni entreranno in commercio le auto a guida automatica, la strada, dotata di sensori guiderà i mezzi. Per la trazione lo standard indicato è per l’80% di motori elettrici al 2050. Le infrastrutture si fanno leggere e flessibili. L’Amministrazione comunale va in controtendenza, sogna tunnel pesanti e liquida gli scali ferroviari urbani a residenze, anziché a centri logistici metropolitani. Mai visione fu tanto miope. Il nodo chiave resta l’aeroporto, sopratutto per il trasporto merci, di importanza internazionale, vero nodo dei nostri legami con l’Euro – Asia;

– il rinnovo delle reti di TLC per avviare un serio processo di dematerializzazione: lungo la nuova via della seta le comunicazioni viaggiano a 20 Mb, ma sono previsti i 100 Mb entro il 2030, cosa si aspetta ad accelerare il rinnovo di tale infrastruttura fondamentale per la modernizzazione della città? Grazie alle moderne reti sono possibili notevoli avanzamenti nei processi di dematerializzazione e, di conseguenza contribuiscono per circa il 30% (al 2020) nella riduzione del CO2. Ma le nuove reti di TLC non contribuiscono solo a migliorare le condizioni ambientali, esse influiscono sostanzialmente sulla struttura fisica e sociale della città. Permettono di sviluppare l’ubiquitous-city (una città connessa in ogni momento con ogni luogo) che si traduce in avanzamenti nell’erogazione dei servizi sanitari, grazie alla telemedicina, scolastici, grazie all’istruzione continua, della pubblica amministrazione, grazie all’interattività, dei servizi all’economia, del tempo libero, … ;

– l’autoefficienza energetica: se Stoccolma e in generale le città nordiche puntano alla completa eliminazione delle fonti energetiche non rinnovabili al 2050 abbassando le emissioni al di là dello standard di Kyoto, perché tale obiettivo non deve essere alla portata di Milano? E’ utile sperimentare l’autosufficienza energetica di quartiere, così da sviluppare tecnologie leggere ad alta esportabilità e in sintonia con la struttura della nostra base industriale;

– una nuovo politica sanitaria e nuovi ospedali caratterizzati da una reale simmetria paziente-medico: il concetto di ubiquitous city applicato alla sanità permette di sviluppare nuove simmetrie fra paziente e medico e di sperimentare nuove strutture ‘leggere’ che permettono di integrare quartieri e luoghi di concentrazione della popolazione (supermercati, fermate del metro, …) con strutture ospedaliere complesse. Le nuove simmetrie permettono di sperimentare nuovi rapporti non gerarchici fra cittadini: la cura del corpo come prototipo di nuove forme di democrazia;

– ogni edificio è un generatore di energia: questo slogan sintetizza la sfida internazionale nel campo dell’edilizia. Essa richiede regolamenti edilizi moderni, adesione agli standard di valutazione internazionali della qualità di progetti e realizzazioni, una classe di veri imprenditori. La sfida dell’edilizia coinvolge tutte le filiere dalle scuole ai progettisti, agli amministratori, agli imprenditori, ai cittadini, un’ottima occasione per l’evoluzione di un sistema che, ‘impigrendosi’ ha dato spazio a mafie di ogni tipo;

– condivisione, collaborazione, cooperazione: il notevole sforzo di rinnovo che deve compiere la metropoli deve essere compiutamente ispirato ai principi della sostenibilità, per questo il lavoro non può esaurirsi al miglioramento dell’ecoefficienza urbana ma il programma di Agenda fin qui sintetizzato deve essere ospitale e cooperativo, perché alimentato dalla diversità e quindi teso a coinvolgere in modo creativo il maggior numero di cittadini.

Giuseppe Longhi

*(seconda e conclusiva parte della relazione tenuta dal professor Giuseppe Longhi al convegnoCosa dirà il sindaco di Milano all’Earth Summit del 2012?” tenutosi il 2 aprile 2011 a Milano)

 



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