24 aprile 2018

25 APRILE 2018 LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A MILANO

Un punto fermo per la lotta al fascismo, all'antisemitismo e al razzismo


È importante, non è solo una consuetudine, che la manifestazione nazionale per l’anniversario del 25 aprile si svolga a Milano. Questa consolidata tradizione riguarda il fatto che, a differenza delle altre cerimonie che si celebrano nel paese, quella di Milano è organizzata dal Comitato Permanente Antifascista Contro il Terrorismo per la Difesa dell’Ordine Repubblicano. Questa centralità di Milano, che comporta una relativa autonomia rispetto alle istituzioni e associazioni nazionali, è stata conquistata sul campo con intelligenza politica, capacità organizzativa, selezione degli oratori sui temi sensibili del momento, con grande spirito unitario e inclusivo di tutte le articolate componenti della Resistenza: questa è stata la strategia che ha caratterizzato l’azione del Comitato Permanente negli ultimi 50 anni.

banfi16FBNel travagliato e complesso momento storico che stiamo vivendo, non posso mai dimenticare quella livida giornata del 15 dicembre 1969, quando, mentre si svolgevano in Duomo, alla presenza del presidente Pertini, i funerali dei 17 morti della strage di piazza Fontana, il Comitato Antifascista ha chiamato a raccolta, in una piazza Duomo gremita, il popolo delle fabbriche, delle scuole, delle università, i militanti dei partiti, dei sindacati, i democratici, gli antifascisti tutti, dando una risposta di massa che ha fatto capire che la devastante e criminale strategia della tensione e dell’eversione, dei servizi deviati, delle forze oscure, delle complicità reazionarie e fasciste anche internazionali, non potevano passare nell’Italia Repubblicana nata dalla Resistenza.

Oggi, nel 2018, a 73 anni dalla sconfitta del nazifascismo e dalla Liberazione, l’Europa e l’Italia stanno attraversando sempre più una pericolosa deriva razzista, xenofoba e antisemita. Non possiamo tollerare che, sempre con maggiore frequenza, nel nostro paese e nella nostra città stessa si debba assistere a manifestazioni di movimenti di nuovi fascismi, che si proclamano del terzo millennio, e a forme brutali di neonazismo che diffondono il virus della violenza, della paura, della discriminazione, dell’odio verso chi è considerato diverso.

Tutto ciò a ottanta anni da uno dei provvedimenti più ignobili ed odiosi perpetrato dal fascismo nei confronti di cittadini italiani di origine ebraica “con l’unica colpa di essere nati”, e sottoscritto, come decreto legge per renderlo immediatamente esecutivo, da re Vittorio Emanuele. Quello stesso re che nel 22 negò al presidente del consiglio dell’epoca, Facta, lo stato d’emergenza per contrastare la “Marcia su Roma”, con Mussolini rimasto in attesa a Milano, pronto a scappare in Svizzera se le cose non fossero andate bene.

Lo stesso re che il 9 settembre 1943 fugge da Roma con il generale Badoglio, abbandonando senza direttive e senza aver predisposto nessun piano di resistenza dell’esercito italiano, con la conseguenza della cattura generale, da parte dei tedeschi, dei 900.000 militari distribuiti nello scacchiere di guerra in Francia, Jugoslavia, Grecia, Dodecanneso e Italia invasa, poi avviati in 600.000 come IMI in campi di concentramento (50.000 morti di stenti e di lavoro schiavo). Lo stesso re la cui salma è rientrata in Italia su un aereo militare a spese di noi tutti e il cui nipote impudicamente ha chiesto la tumulazione nel Pantheon.

Bene ha fatto il presidente Mattarella, in occasione della nomina di Liliana Segre a senatore a vita, decisione che ci ha riempito di orgoglio e di gioia, a ricordare la natura razzista fin dall’origine del fascismo strettamente unita alla violenza e ai crimini che hanno caratterizzato la conquista del potere in Italia e le crudeli guerre coloniali.

In questo contesto, che inizia dal ’22 con i tribunali speciali, le leggi razziali del ’38, oltre ad espellere gli ebrei dal lavoro, dalla pubblica amministrazione, dalle scuole e dalle università, ha prescritto la compilazione di elenchi completi di cittadini di razza ebraica che, consegnati agli occupanti nazifascisti dopo l’8 settembre 1943, hanno generato rastrellamenti e l’ arresto, da parte delle milizie della repubblica di Salò, cui i tedeschi affidavano volentieri il lavoro sporco, degli ebrei registrati, uomini, donne, bambini, per avviarli nei campi di sterminio nazisti.

Le parole d’ordine che il Comitato Antifascista sottolinea per il 25 aprile 2018 sono quelle di:

“RILANCIARE CON FERMEZZA E UNITARIAMENTE I VALORI DELLA SOLIDARIETA’, DELLA TOLLERANZA, DELLA PACE, VALORI RICHIAMATI DALLA NOSTRA COSTITUZIONE REPUBBLICANA NATA DALLA RESISTENZA”.

Così il Comitato ha costruito le condizioni perché alla manifestazione possano partecipare tutte le componenti che si richiamano all’unità antifascista, quell’unità che ha consentito di organizzare la Resistenza e la lotta vittoriosa di liberazione. Perché la Resistenza italiana è stata una grande lotta di popolo, articolata nelle sue componenti, che comprendevano i militari vincolati al giuramento nei confronti della monarchia, la classe operaia degli scioperi del ’43 e ’44, gli antifascisti di vecchia data delle carceri dei tribunali speciali e dei “confini”, gli oppositori fuorusciti in esilio e rientrati per la lotta, le nuove leve antifasciste formate sotto il regime, gli intellettuali più avvertiti, la borghesia illuminata, i partigiani combattenti della montagna, della pianura e della città, le donne impegnate a vario titolo nelle attività resistenziali, i deportati politici, razziali e militari, che sono quelli che hanno pagato i prezzi più alti per la conquista delle libertà democratiche.

La Resistenza di tutti costoro ha goduto di una solidarietà complessiva e popolare che ha saputo superare momenti molto difficili e complessi.

Queste caratteristiche peculiari della Resistenza italiana hanno consentito che, con l’ordine di insurrezione impartito dal Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, Milano venisse liberata prima dell’arrivo degli alleati in città restituendo dignità alla nazione, riconquistando la libertà, la democrazia e la pace di cui abbiamo goduto nei 73 anni trascorsi da allora.

In questo momento, quando vediamo il rinascere in vari paesi del mondo, in Europa, in Italia fenomeni pericolosi, diffusi e di massa come i regimi autoritari e antidemocratici, la formazione di nuovi fascismi e di neonazismi, di deformazioni strumentali della storia, intrecci di violenza, insicurezza, cinismo, razzismo, xenofobia e antisemitismo, nazionalismi esacerbati e indifferenza, è tanto più necessario che il 25 aprile diventi il momento sostanziale di difesa della democrazia e della pace, una festa allegra e pacifica che isoli contestazioni settarie, distinguo e contrapposizioni inutili e dannose.

Questo è il messaggio grande e potente, creativo e gioioso che deve emergere da questa manifestazione nazionale a Milano per il 25 aprile 2018.

Giuliano Banfi
ANED Milano

 

banfi16



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti