5 marzo 2018

“QUATTRO STRADE” DI MILANO E LA SOSTA DEI FURGONI

Prendere atto della


L’idea di scrivere queste noterelle è nata dalla presenza, ormai ben nota nelle “quattro strade” del mio quartiere, di un camioncino frigorifero di una importante azienda di dolciumi che due volte a settimana viene a rifornire un bar. Minuto più o minuto meno, la scena inizia alle otto di mattina: sapendo di non trovare posto, l’autista sosta direttamente nella curva dell’incrocio, con due ruote sul marciapiede, a mezzo metro dal palo del semaforo; accende le quattro luci lampeggianti e con un piccolo carrello va a consegnare i surgelati. Terminata la consegna, si ferma per un caffè e per quattro chiacchere. Poi torna al camioncino e riparte. Minuto più o minuto meno, è trascorsa mezz’ora.

chierchini09FBNon tutti i furgoni che riforniscono con almeno quattro consegne giornaliere i bar delle “quattro strade” sostano mezz’ora. Si sbrigano in cinque, sette minuti al massimo, sostando ormai per abitudine in seconda fila. Gli stalli previsti per il “carico e scarico delle merci” sono solo tre e spesso occupati da autovetture. E poi non sono di fronte al destinatario ed i tempi di consegna si allungherebbero.

Accanto ai cinque bar, altri esercizi commerciali ricevono ogni giorno i più svariati prodotti, dalle bevande alla frutta, dai prodotti caseari ai sacchetti di carta: si tratta di due ristoranti, di un wine bar e di nuovi e luccicanti negozietti di sushi e di piadine, di cibi vegani e di gelati che nella pausa di metà giornata forniscono il pasto a chi lavora nei numerosi uffici tutt’attorno. Rimangono le tre panetterie, che si sono evolute: la vendita di pane è diminuita rispetto a quella di pizze, di fantasiosi panini, di vassoietti di insalate e di zuppe.

In queste “quattro strade”, l’un per mille delle 3.910 strade di Milano, sono 12 le attività di questo tipo. A Milano sono oggi attivi più di 7.300 pubblici esercizi, con una crescita del 35% rispetto a sei anni fa. Circa un terzo sono bar e gli altri due terzi sono ristoranti, pizzerie, gelaterie, enoteche ed un insieme di spazi di consumazione di prodotti alimentari specializzati, dalle “paninerie” alle “yogurterie”. Moltiplicando sia pur prudenzialmente il numero degli esercizi per le consegne giornaliere, emerge che ogni giorno le strade milanesi vedono ridursi la loro capacità di scorrimento o di un terzo o della metà, a seconda che la via sia di tre o di due corsie, per circa 3.000 ore. Ogni giorno. Gli economisti dei trasporti si potrebbero divertire a calcolare lo spreco medio giornaliero legato a questo fenomeno.

Accanto ai rifornimenti dei pubblici esercizi, verso le nove, iniziano a comparire in seconda fila camioncini rossi, gialli, marroni per le consegne di pacchi e pacchetti. La sosta dura in media un cinque minuti, poco dunque, ma altrimenti non si spiegherebbe come riescono questi autisti, per lo più latinoamericani, a raggiungere le settanta o ottanta consegne in un giorno. In alcune aziende si superano i cento recapiti giornalieri. Nelle “quattro vie”, per lo più residenziali, che vedono la presenza di circa 3.000 persone in 150 edifici, si può conteggiare almeno una consegna al giorno per ciascun condominio. La gestione di questi camioncini è raffinata: ciascuno distribuisce e/o raccoglie merce in un’area definita da uno o due codici di avviamento postale: una impresa di distribuzione tra le maggiori ha dodici camioncini in funzione nella zona ove si trovano le “quattro strade”; in tutta Milano, ne ha più di 200. A livello milanese, ogni giorno feriale circolano almeno un migliaio di questi furgoni di logistica avanzata e veloce, che è veloce proprio per la licenza ormai inveterata di sostare in modo irregolare davanti al portone della consegna, senza timore di una contravvenzione.

Rispetto a questi, un po’ più di tempo, circa il doppio, impiegano gli autisti dei supermercati per consegnare nell’appartamento del cliente la merce prenotata online. Il procedimento è il medesimo: le quattro frecce, il carico su un carrello dei cesti, la salita in ascensore, la consegna e via. La doppia fila di questi camioncini si spalma dalla mattina presto alla sera tardi.

Un altro motivo di restringimento della carreggiata è legato ai lavori edili, dalle ristrutturazioni degli appartamenti alla demolizione di un edificio e la costruzione di uno nuovo. In media, in queste “quattro strade” sono presenti sempre almeno tre o quattro interventi edili. In questo momento, tra piccoli e grandi, sono al lavoro cinque cantieri: significa che ogni giorno almeno cinque tra pulmini degli operai e camion o camioncini sostano, o cercano di sostare, nei modi più fantasiosi, regolati non tanto dal Codice della Strada, quanto dalle leggi della fisica. Anche in questo caso ciò che avviene in queste “quattro strade” è confrontabile con Milano: nell’intero Comune, in media, i contratti di compravendita sono ogni anno attorno ai 16 – 17.000, e, per fortuna della viabilità, non tutti comportano lavori importanti. In linea di massima le richieste di apertura lavori in città sono parecchie centinaia al mese, con picchi in estate: ora che stiamo lentamente uscendo dalla crisi, è ragionevole ipotizzare un numero complessivo annuo non inferiore alle 5.000 richieste.

E si potrebbe continuare con le soste irregolari, brevi ma numerose, di una società di autonoleggio, o con quelle di un cartolaio che usa la propria station wagon come magazzino, o …

Insomma, la domanda di spazio per la sosta breve legata alla consegna di merci è stata ed è in continua crescita; il conflitto tra gli autisti delle consegne e gli altri utenti della strada concorre a creare un clima di generale fastidio. Il problema della sosta delle merci è complesso perché coinvolge aspetti che esulano dall’ingegneria del traffico: si va dagli effetti di nuove funzioni terziarie calate in una zona residenziale, a nuove abitudini delle famiglie. Gli interventi tuttavia non sono rimandabili. A scala piccola, con l’assegnazione di un numero maggiore di stalli per la consegna delle merci, compiute scrupolose valutazioni, quartiere per quartiere; a scala grande, con ragionevoli accordi tra rappresentanze del commercio e pubblica Amministrazione che rechino miglioramenti alla fluidità del traffico. Poi, a ciascuno il suo: alle imprese ed ai loro autisti, il rispetto degli accordi; all’Amministrazione, una adeguata capacità di controllo, anche utilizzando strumenti tecnologici innovativi.

Gianfranco Chierchini



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