5 marzo 2018

UN UOMO SOLO AL COMANDO: DIRETTORE HAI TORTO

Per aprire un dibattito


Caro direttore, come credo tu sappia, nel 99,9% dei casi sono sempre stato d’accordo con te, con il tuo modo di ragionare e con le tue analisi. A volte mi sembrava di essere tuo fratello! Ma nel tuo articolo di oggi (Prima che il gallo canti) mi trovo in assoluto, completo dissenso. Contesto che la figura dell’“uomo solo al comando” sia ideologicamente di destra. È il portato dell’assoluta esigenza di dare risposte in tempi brevi e coerenti, vorrei dire immediati, alle esigenze di questa nostra società contemporanea, che non viaggia più con i tram a cavalli, e non usa più la posta di Poste Italiane, ma usa la comunicazione di internet, e trasferisce i giornali ed i materiali attraverso la stampa digitale a 3D. Internet viaggia alla velocità (quasi) della luce.

valletta09FBÈ la necessità di conoscere, capire, decidere e attuare, in tempi brevi, se non si vogliono perdere opportunità, se non si vuole restare indietro per essere superati e travolti dal mondo dei nostri competitors, che altrimenti ci distruggeranno. Se non ci adeguiamo (subito) non abbiamo futuro. Ricordo il tempo in cui per prendere qualsiasi minima decisione si doveva discuterne in “Commissione”. Credo che questa fosse veramente una invenzione della “sinistra”, sicuramente nell’illusione di assumere decisioni condivise e democratiche. Credo di aver perso più del 30% della mia vita in defatiganti discussioni in qualche “Commissione”. Formalmente del tutto corrette, nella sostanza molto spesso inutili, perché le decisioni poi venivano assunte in altra sede, in ogni caso con una perdita di tempo inaccettabile.

Oggi non può essere più così. La riforma Bassanini sull’elezione dei Sindaci (e conferimento dei relativi poteri) è stata una grande riforma, che ci ha messo al passo con i principali paesi del mondo sviluppato. Il salto di qualità di Milano in questi ultimi anni sarebbe stato irrealizzabile con il vecchio sistema. Certo vi sono alcuni inconvenienti. Prima fra tutti “l’assunzione di responsabilità” (ma è un inconveniente?). L’uomo solo al comando può sbagliare, ma risponde del proprio operato. Se ha sbagliato, e/o ha scelto male i propri compagni di avventura (o non ha saputo comunicare e giustificare adeguatamente il proprio operato) al successivo mandato non sarà rieletto.

La vera democrazia si attua, non portando il “popolo” alla guida del Paese, ma facendo scegliere al Popolo chi deve guidare il Paese. E quello che si dice dei Sindaci, si dovrà -a mio avviso- estendere al Governo centrale. Il tentativo operato con l’ultimo referendum, purtroppo non compreso dagli Italiani, era in questa direzione. Dobbiamo capire che non c’è pericolo per la democrazia, se si “blinda istituzionalmente” il criterio elettivo a cui “l’uomo solo al comando” deve sottoporsi magari con una frequenza superiore a quella attualmente prevista, magari chiamando i cittadini ogni tre anni ad esprime un giudizio sull’attività svolta dal primo cittadino (della Città o del Paese, non importa). Ciò potrebbe portare ad una alternanza forse più frequente, ma questo non può essere giudicato “a priori” un effetto negativo. Infatti potrebbe consentire, come avviene nel “sistema evolutivo delle specie naturali” di memoria darwiniana, una accelerazione nel progresso della nostra società.

Raffaele Valletta

Caro Valletta, ovviamente ognuno vede la realtà dal proprio punto di vista e ne trae delle convinzioni. Il mio pezzo l’ho scritto prima di questa drammatica conferma della sconfitta dell’Uomo solo al comando della sinistra i cui successi sono sotto gli occhi di tutti.

Ciò detto,io credo proprio che “un uomo solo al comando” non risponda alle esigenze di rapidità delle decisioni che tu auspichi: l’uomo solo al comando è lento come tutto in Italia ha semplicemente sostituito le “commissioni” con i “tavoli” e le “officine”. La lentezza non riguarda il momento della decisione ma il momento dell’attuazione: si fanno le leggi e ci aspettano mesi per avere i decreti di applicazione; si delibera male e in maniera confusa e i TAR fermano tutto; si adottano regolamenti confusi e contradditori che costringono i cittadini alla continua “mediazione” di esperti e avvocati. Questo elenco potrebbe andare avanti.

Quanto alle riforme Bassanini, hanno avuto l’effetto che ho descritto nel mio articolo e aggiungo una cosa: l’uomo solo al comando si circonda quasi sempre di un “cerchio magico” che addirittura si frappone tra lui e la sua Giunta; non possiamo aspettare cinque anni per mandare a casa un sindaco anche nel caso che fosse proprio lui con le sue incertezze a “rallentare “tutto. Cosa suggerisci? Ridurre il mandato a tre anni?Introdurre nel regolamento comunale una sorta di “sfiducia costruttiva” che riporta il Comune alle elezioni?

Quanto all’uomo solo al comando, come tradizione della destra, ritengo di non sbagliare perché quando l’ha fatto la sinistra si è andati alla dittatura. La sinistra per sua natura, secondo me, evita l’uomo solo conoscendone i pericoli.

Io credo che ci sia troppo potere in capo al sindaco e poco al Consiglio comunale. La nomina degli assessori non è certo una libera scelta del sindaco, ma del tutto condizionata dai suoi partiti di riferimento, in pratica come prima della riforma, con la non piccola differenza che nessun elettore li vede come suoi “eletti”. Non è poco in un momento in cui bisognerebbe accorciare la distanza proprio tra eletti ed elettori.

Molto altro ci sarà da dire sull’architettura istituzionale dei Comuni e sul rapporto tra Dirigenza politica e pianta organica della burocrazia. ArcipelagoMilano ne farà oggetto di dibattito dalle sue colonne.

LBG



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