28 novembre 2017

AZIONI DI CONTRASTO AI NUOVI FASCISMI. CHE FARE?

In Italia e altrove un orizzonte buio: una reazione forte è d'obbligo


La situazione attuale è preoccupante e richiede una mobilitazione unitaria di tutti i democratici contro l’offensiva razzista, xenofoba e antisemita delle organizzazioni del nuovo fascismo, quello che si autodefinisce del “terzo millennio”. Si tratta di un nuovo fascismo e di un rinnovato nazismo: ormai non sono più manifestazioni di nostalgia e celebrazione di regimi autoritari, criminali e dittatoriali che hanno portato alla tragedia della seconda guerra mondiale.

05banfi39FBLa crescita di questi movimenti si estende e penetra in tutta Europa e nel mondo globalizzato, con punte particolarmente esasperate nelle nazioni dell’est europeo. Recenti manifestazioni di massa riguardano la Polonia, l’Ungheria, la Slovacchia; lo stesso andamento del voto investe la Germania, Austria, Francia, Olanda e Belgio.

Per quanto riguarda l’Italia, quello che viene alla luce in questi mesi, con una accelerazione e una frequenza sempre più accentuata, non è la manifestazione di un libero pensiero, come tale sempre ammissibile in democrazia e tutelato dalla Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza: coloro che inneggiano ai forni crematori o festeggiano il compleanno di Hitler, o quelli che riabilitano Mussolini e il ventennio fascista fondato su un nazionalismo esasperato e guerrafondaio e sfociato nel devastante razzismo antisemita, sono sostenitori di un progetto eversivo di fronte al quale la Repubblica ha il dovere di difendersi con tutti gli strumenti della legge e sopratutto con una azione culturale e politica.

Bisogna ricreare quella unità tra le forze politiche e culturali contro il fascismo ed il nazismo, come è avvenuto nella Resistenza e come si è fatto, in un periodo più recente, negli anni di piombo, contro l’eversione. La ricostruzione dell’unità antifascista è un processo importante e presuppone una serie di iniziative complesse.

La prima è quella di restituire alla Resistenza il suo spessore unitario di lotta di popolo contro l’occupazione nazifascista del paese per ottenere la fine di una guerra di devastazione e per conseguire la pace nella libertà, recuperando così una dignità nazionale. La Resistenza infatti è stata possibile perché ha maturato un’unità politica e programmatica tra: antifascisti di vecchia data nelle galere dei tribunali speciali, al confino o in esilio; le nuove leve nate nella clandestinità; i partiti in fase di ricostruzione; i deportati politici, militari e razziali; gli operai delle fabbriche; i partigiani in armi delle montagne, delle pianure e delle città con la solidarietà della popolazione e dei territori. Questo accantonando divergenze anche importanti per conquistare una democrazia politica, economica e sociale sancita dai principi e dai valori del Titolo Primo della Costituzione Repubblica, nata appunto dalla Resistenza. La Norma transitoria vieta la ricostruzione di un partito fascista e le leggi Scelba e Mancino ne definiscono la giurisdizione operativa, oggi inadeguata ed insufficiente in relazione all’evoluzione della tecnologia della comunicazione e dell’informazione.

La memoria e l’informazione degli eventi storici alle nuove generazioni era assolta dalla tradizione e dalla narrazione familiare e, poi, successivamente, affidata alla scuola nella dimensione nazionale. Ebbene, la nostra associazione che viene chiamata nelle scuole di ogni ordine e grado in determinati periodo dell’anno (il 27 gennaio è il Giorno della Memoria) deve constatare che la conoscenza di quel periodo, che va dalla conquista violenta del potere da parte del fascismo in Italia e del nazismo in Germania sino alla fine della seconda guerra mondiale, viene spesso tralasciata o non affrontata.

E questo è tanto più grave in quanto corrisponde al fatto che, a differenza di altri paesi europei (Germania compresa), non si sono fatti fino in fondo i conti con le corresponsabilità e le connivenze di cui ha goduto il regime fascista: contraddizioni pesanti che hanno favorito l’interpretazione strumentale che la lotta di Liberazione sia stata egemonizzata e di parte prevalentemente comunista, e che le deportazioni politiche, militari e razziali sono, nell’immaginario collettivo attuale, equiparate alla Shoah. L’analisi storica dimostra in modo equivoco che non è così: la Resistenza italiana è molto più complessa, articolata ed unitaria.

Il secondo aspetto è che oggi, in assenza di un processo formativo efficace e solidalmente strutturato, l’informazione e la conoscenza avviene attraverso il web. Sui computer, sulle tavolette, sui cellulari, sui social, si trova tutto, una cultura semplificata e sommaria, sminuzzata, anonima e talvolta deviata. È molto più facile costruire un sito di propaganda eversiva o di fake news che studiare, approfondire, leggere e documentarsi.

Si tratta di un problema di portata planetaria che investe il mondo della comunicazione, dell’attendibilità delle notizie, della formazione delle opinioni, in sostanza della qualità della nostra democrazia. Dobbiamo ripensare come comunicare le nostre ragioni.

Per questo motivo l’Associazione nazionale degli ex deportati nei campi di sterminio nazifascisti (ANED) nel suo recente consiglio nazionale si è schierata per l’immediata approvazione definitiva della Legge Fiano, già licenziata dalla Camera, contro la propaganda fascista e nazista. La legge infatti non mira a colpire le idee, quanto piuttosto la propaganda di ideologie antitetiche alla democrazia e alla libertà, e provvede ad integrare fattispecie che non sono normate dalla legislazione vigente, peraltro spesso non applicata dalla magistratura.

A questo proposito abbiamo deciso, di fronte ai danneggiamenti dei nostri monumenti, alle scritte che imbrattano le lapidi delle nostre sedi o dei nostri caduti , di rispondere colpo su colpo sia con denunce penali sia con la mobilitazione unitaria delle forze antifasciste e delle istituzioni.

Esemplare la risposta milanese all’imbrattamento della Pietra d’ Inciampo, una delle prime sei collocate a Milano e dedicata a Dante Coen assassinato a Auschwitz, o la grande manifestazione popolare per la ripetuta vandalizzazione del monumento al Deportato del Parco Nord, dove sono state sfondate a picconate le teche contenenti la terra mista a cenere delle fosse comuni e disperse le pietre della tragica scala del campo di Mauthausen, monumento che ricorda tra gli altri i 263 deportati operai di Sesto. A questa manifestazione il nuovo sindaco della città si è rifiutato di partecipare in quanto riteneva il presidio “ manifestazione di parte”.

Altra importante iniziativa di contrasto nei confronti dei fascisti del terzo millennio che sembrano disporre, da recenti inchieste giornalistiche, di rilevanti risorse economiche provenienti prevalentemente da fuori d’Italia, è quella di impartire da parte delle istituzioni e dai consigli comunali direttive stringenti perché vengano negati patrocini, concessioni di spazi pubblici per manifestazioni, attribuzioni di sedi ad associazioni, movimenti e partiti che si richiamano a ideologie fasciste o di nuovo nazismo in contrasto con i valori costituzionali.

Questa iniziativa partita dai comuni della Toscana, si sta estendendo a tutta Italia; la direttiva è già stata approvata anche a Torino; a Milano, su pressante sollecitazione di ANED e di ANPI, è stata incardinata all’ordine del giorno del consiglio comunale e ne è prevista l’approvazione nelle prossime settimane.

Molto lavoro unitario ci aspetta, e sopratutto dobbiamo moltiplicare iniziative culturali e politiche che attualizzino le storie del passato con gli eventi dell’oggi per trovare le politiche giuste che contrastino i deleteri e irresponsabili nazionalismi, i nuovi nazismi negazionisti, la riduzione dei diritti, la paura del diverso, la ricerca dei capri espiatori a cui attribuire responsabilità delle cose che non vanno, che sono soltanto nostre.

Giuliano Banfi

Vice presidente ANED sezione di Milano



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