12 settembre 2017

PIAZZE DEL CENTRO STORICO, DEGRADO E ABUSO

L’abitudine al brutto non deve irretire i milanesi


La quota zero di piazza Cordusio assomiglia a uno svincolo viabilistico da “punto rosso” grazie ai i percorsi delle rotaie dei tram e agli ultimi percorsi viari carrabili che con la loro quantità esagerata di semafori e segnaletica necessari a tanti percorsi che si intrecciano, frazionano la parte pedonale in percorsi accidentati dove i pedoni devono guardarsi in giro per non farsi arrotare.

10zenoni29FBE così non possono notare le facciate dei palazzi che circondano la piazza, che nonostante abbiano quasi tutti cambiato proprietà e funzioni sono stati riportati, con ottime ristrutturazioni degli edifici al loro splendore iniziale e che formerebbero una delle piazze più dignitose della città se si fosse lavorato meglio sulla quota zero.

Sono progetti del 1800/1900 con particolari architettonici di grande qualità e nonostante tutti diversi, si accostano tra loro aderendo al concetto di Continuità e Contestualizzazione in modo mirabile. Che proseguono poi anche nella via Dante una delle poche strade milanesi con un attrattivo fondale verso largo Cairoli, Monumento, Fontana e Castello Sforzesco come desiderabile dai manuali urbanistici e dal disegno urbano.

Anche se disallineata con via Dante la via Mercanti fa da ingresso a Piazza Duomo e piazzetta Reale e il fondale con questi due monumenti, Duomo e Palazzo Reale, non è ortogonale ma sbieco, e nella sua brevità ospita altri monumenti milanesi di valore storico: il Palazzo della Ragione e quello dei Giureconsulti. Quindi siamo in un sito di pregio dove l’unico intervento da completare sarebbe il ridisegno della quota zero di piazza Cordusio

Ebbene, in un sito così pregevole è uscito fuori, non richiesto da ragioni di disegno urbano, un oggetto non bene identificato simile a quello già apparso ma ancora presente in Piazza San Babila in uno stile che, seppur tenuto presente la modifica del colore il nero avuta dopo la prima soluzione in profilati in alluminio naturale, da vero gabbiotto di mercato. Ma qui l’oggetto non è buttato a caso come in San Babila, ma cercando un infantile coordinamento con i nobili edifici circostanti in asse decentrato sulla via Mercanti ma sporgente malamente sulla piazza Cordusio con una plateale scritta in rosso su nero Milano Office Store nascondendo la vista del Duomo e del Palazzo Reale per chi viene da Piazza Cordusio.

Un oggetto, naturalmente senza continuità né contestualizzazione architettonica e urbanistica col sito e che ricorda analoghi gabbiotti come il mercato della Darsena, qui chissà perché colorato in verde ma talmente mal fatto e sgradevole che il bar che ospitava proprio in fronte alla Darsena è fallito in un sito dove anche una sbilenca bancarella avrebbe avuto successo!

Questi incongrui oggetti sono stilisticamente da classificare come ultimo gradino nella scala dei valori dei gazebo, importanti piccoli edifici che possono completare il disegno urbano delle città se si integrano con i volumi esistenti con una posizione urbanistica giustificata ed una loro bellezza intrinsecamente gradevole. Nella città dell’Arredo, Moda e Design questi exploit della sgradevolezza Comunale e la differenza abissale della cultura tra quello che farebbe l’operatore privato con mille difficoltà burocratiche e quello che fa dall’oggi al domani l’operatore pubblico è impressionante.

zenoni 2Per vendere oggetteria farlocca e magliette di Milano come qualsiasi carabattola in giorno di concerti o partite a San Siro o nei giornalai di Piazza Duomo, c’era bisogno di un secondo oggetto (dopo quello di San Babila) così sconcertante in uno dei siti più ricchi di monumenti della città?

Non è questa la strada per arrivare alla Milano smart city di cui tutti straparlano, della quale comunque nel frattempo dobbiamo rispettare assolutamente il Centro Storico che non può accettare neanche per scherzo interventi speculativi Pubblici, neanche temporanei come se non avessimo già suq su tappeti volanti che si piazzano nelle vie commerciali davanti ai negozi vendendo merci analoghe.

E poi se ci fosse bisogno veramente della paccottiglia venduta bisognerebbe prima individuare il sito dal punto di vista del disegno urbano e poi realizzare non un volgare casotto ma un vero e proprio gazebo, e nelle città europee ce ne sono tanti e anche di qualità, magari attraverso Concorsi per progetti architettonici che tengano conto di Continuità e Contestualizzazione.

Ha ragione il giornalista del Corriere della Sera Gramellini quando sul suo fondo in prima pagina di qualche settimana fa, anche lui perturbato dai molti interventi incongrui che i milanesi subiscono in questi ultimi anni senza protestare, (ma c’è da verificare un inaspettato aumento delle lettere di dissenso dei cittadini ai giornali), introduce il concetto di abitudine al brutto, sensazione rinforzata per la reazione creata dalla esagerata benevolenza quando questi interventi vengono invece illustrati sulla stampa cittadina dagli autori delle bravate.

Ma cosa ne dice di questo ennesimo oggetto incongruo la Soprintendenza ai Monumenti che può apprezzarlo addirittura dalle sue finestre di Piazzetta Reale?

Gianni Zenoni

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