16 maggio 2017

IL LAVORO “AGILE”, UNA SFIDA CHE SI PUÒ VINCERE

Le considerazioni di Chiara Bisconti, già Assessora al Comune di Milano


La sfida del lavoro agile è stata lanciata a Milano nel 2014: la sperimentazione era partita con la prima giornata il 6 febbraio e più di 100 aziende aderenti, con oltre 5 mila dipendenti, avevano scelto di partecipare all’iniziativa. In questi giorni il lavoro agile diventa legge dello Stato italiano.

10rossi18FBOrari e postazioni diventano flessibili, dando così la possibilità ai lavoratori e alle lavoratrici di autodeterminare il luogo di lavoro e il tempo che serve loro per raggiungere gli obiettivi. Si tratta di una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato da svolgere in parte all’interno dei locali aziendali e in parte al di fuori, senza una postazione fissa, con i limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale. La disciplina del lavoro agile sarà applicata al settore privato e pubblico.

È una legge leggera, non invasiva, ma funzionale. Negli anni di esperienza, sia come manager in azienda che come amministratrice nel pubblico, sentivo la necessità di una legittimazione istituzionale” dichiara Chiara Bisconti ex Assessora del Comune di Milano, ideatrice della Giornata del lavoro agile. “A Milano abbiamo scommesso e abbiamo vinto. Nel 2014 abbiamo iniziato a coinvolgere le aziende, ora la legge nazionale toglie davvero ogni possibile alibi all’attuazione del lavoro agile”.

Una ricerca di Eurofond e dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro mette a confronto i Paesi dell’Unione Europea. Le percentuali di diffusione del lavoro a distanza affidato alle nuove tecnologie variano molti nei diversi paesi analizzati. In testa alla graduatoria è la Danimarca, con circa il 37%. Grande uso del lavoro agile avviene anche in Svezia, Paesi Bassi, Regno Unito, Lussemburgo e Francia. L’Italia con il suo 6/7% è ancora fanalino di coda, preceduta da Grecia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Ungheria Portogallo e Germania.

Probabilmente, grazie alla nuova legge, anche in Italia il lavoro agile si diffonderà maggiormente, portando con sé anche una nuova progettualità politica per il benessere delle città.

Quando abbiamo iniziato a pensare al lavoro agile – dichiara Bisconti – abbiamo anche dovuto ripensare all’organizzazione della città: il wi-fi diffuso, le isole digitali in varie zone della città, le piscine comunali attrezzate con angoli digitalizzati. Insomma, abbiamo iniziato a ripensare il benessere in ambito cittadino e a creare effetti positivi su tutta la città. Non è solo una possibilità di conciliazione dei tempi della vita, può diventare davvero anche un modo per rispondere ai problemi ambientali delle città. E i dati ci dicono che non è una misura per le donne, ma per tutti i lavoratori e le lavoratrici che desiderano sperimentare un nuovo modo di lavorare, autodeterminato, autonomo e efficace”.

E i dati confermano questa visione positiva: da una indagine condotta dal Comune, nella terza giornata del lavoro agile 2016, su un campione di 2.299 lavoratori che hanno risposto al questionario, 1.073 sono uomini (47%) 1.226 donne (53%). Il 30% ha tra 25 e 39 anni, il 60% tra 39 e 55 anni e gli over 55 sono il 10%. I laureati rappresentano il 54%, i diplomati 43%. Tra gli aderenti alla giornata del lavoro agile il 59% è impiegato, il 35% è quadro e solo 1% dirigente. Il luogo scelto per provare l’esperienza del lavoro agile per l’87% è stato la casa, il 9% ha scelto altre sedi distaccate dell’azienda rispetto all’abituale, solo 1% ha optato per una postazione in un co-working.

Tempo risparmiato per gli spostamenti casa-lavoro da chi ha praticato il lavoro agile: 234.937 minuti, pari a circa 163 giorni e 4 ore. L’incremento del tempo risparmiato nel 2016 è risultato pari a +32% rispetto al 2015 e +52% rispetto al 2014. Tempo impiegato nel 43% dei casi per prendersi cura della famiglia, dedicarsi alla cura della casa e attività domestiche 20%, al lavoro 15%, al riposo 10%, alle proprie passioni e hobby il 6% e il 5% ad altro.

In un sistema complesso tutto è collegato: rendere migliore il tempo privato influenza fortemente anche il miglioramento del benessere collettivo in un circolo virtuoso che dà nuove prospettive.

Stefania Rossi



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