12 aprile 2017

UNA NUOVA EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA È POSSIBILE?

Chiedere in via Voltri


Sabato 1 aprile – e non era un pesce – la cooperativa Dar Casa ha inaugurato il Progetto ViVi Voltri, 113 alloggi sociali alla Barona, nei quali hanno potuto finalmente entrare altrettante famiglie in attesa da tempo nelle graduatorie Erp (edilizia residenziale pubblica) del Comune o in liste di prenotazione del privato sociale.

10dagostini14FBÈ il lascito tardivo di una ambiziosa politica abitativa del 2005 che, con il Piano Verga «20.000 alloggi in affitto», destinava allo scopo una quarantina di aree a standard della città, anticipando l’idea della casa sociale come ‘servizio’ che avrebbe preso corpo negli anni successivi anche a livello nazionale e che è divenuta linea guida della recente legge casa lombarda con la istituzione del «sistema regionale dei servizi abitativi».

Di tale progetto non molto è giunto a ultimazione, salvo alcuni programmi finanziati in tempi diversi da Comune e Regione e messi a gara con i bandi Abitare a Milano 1, 2 e 3, l’ultimo dei quali denominato 8 aree ed emesso nel 2008, includeva appunto l’area di via Voltri.

C’è da chiedersi, naturalmente, che senso abbia una politica siffatta, cofinanziata nel caso specifico con quasi 6 milioni di euro, da un Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale di Regione Lombardia del 2006 a favore dei Comuni di Milano, Corsico e Cesano Boscone.

Allora si pensa di fronteggiare «l’emergenza abitativa», in una prospettiva di 11 anni e per di più in un momento in cui le priorità delle politiche abitative sono cambiate e puntano soprattutto alla riqualificazione e al riuso dell’enorme stock inutilizzato, pubblico e privato.

Non si può negare, tuttavia, che «56 alloggi a canone moderato» e «57 a canone sociale» siano un bel contributo per i fabbisogni cittadini (da tempo Milano non riusciva ad assegnare un pacchetto così importante di abitazioni sociali) e neppure che il modello di intervento delineato dai bandi di allora mantenga una sua validità in quella prospettiva di riscatto e di recupero di dignità dell’”edilizia popolare” che a mio parere dovrebbe guidare oggi le politiche abitative.

Questi alloggi infatti sono inseriti in un bel complesso edilizio di oltre trecento abitazioni, con un ampio mix di tipologie d’utenza e buone dotazioni di verde e spazi comuni, in un contesto urbano ricco di vita sociale e di servizi, anche di livello cittadino e sovraccomunale.

La festa di inaugurazione ha testimoniato un alto grado di soddisfazione delle famiglie, pur da poco insediate, e anche una volontà di collaborazione e di impegno a mantenere la qualità dei luoghi e il buono stato delle relazioni, in bella sintonia con lo slogan proposto dal gestore sociale «Vivere Vicini in Via Voltri è una risorsa»

Il che fa bene sperare … anche per la puntualità nel pagamento dell’affitto! Del resto, mi dice l’amico Alessandro Maggioni di Confcooperative – che gestisce da qualche anno l’intervento di via Zoia, l’unico altro frutto dello stesso bando giunto al termine – che nei quattordici alloggi assegnati a canone sociale la morosità è uguale a zero. E cosi è anche in altre situazioni dove la nostra cooperativa gestisce canoni Erp, come a Cenni di Cambiamento o nei dodici alloggi comunali di via Antonini in locazione temporanea per famiglie sfrattate in attesa della casa popolare.

Vuoi vedere che, se gli alloggi sono di qualità, ben gestiti e manutenuti, con attenzione alla coesione e alla socialità, allora anche gli inquilini Erp pagano l’affitto? Chissà. Comunque, parlarne ad Aler!

Naturalmente, so bene che la situazione è complessa e che intervenire sulla situazione incancrenita del patrimonio Erp richiede politiche non semplici e tempi non brevi. Mi pare però che la nuova gestione di Milano, affidata a MM, cominci a dare qualche frutto, nel contrasto alla morosità e all’abusivismo e anche nell’avvio concreto di quel recupero totale dello stock sfitto comunale entro la fine del mandato che è impegno solenne della nuova giunta. A proposito, bella l’idea del “contatore pubblico” per monitorarne l’attuazione, che non lascerei cadere.

Si tratta di una strada che non potrà essere considerata anche per Aler, avendo presente che comunque la rottura del monolite Erp, con l’introduzione di più gestori – anche privati, non può che far bene anche perché avvicina il gestore alle esigenze dell’abitante.

E senza dimenticare che anche in questo campo (del recupero dello sfitto Erp) c’è già una esperienza di contributo del privato sociale a cui guardare, le Quattro Corti di Stadera: duecento alloggi a canone concordato (gestiti dalle cooperative Dar Casa e Solidarnosc e da Aler stessa) che in oltre dieci anni di vita hanno cambiato faccia al Quartiere; anche se, purtroppo e nonostante l’evidente efficacia, non sono stati replicati in altri.

In conclusione mi piacerebbe suggerire questo punto di vista: considerare le Quattro Corti a Stadera, sul recupero, e ViVi Voltri, sul nuovo, come dimostrazione concreta che un’altra Erp è possibile, fatta di case come le altre, fra le altre, e che cerca di riscattarsi dallo stigma negativo e di diversità acquisito nel tempo.

Esempi realizzati di un processo che, anche con il contributo del privato sociale, possa giungere a restituire una immagine positiva alla “casa popolare”, inserendola con pari dignità in una gamma articolata di forme di locazione. Puntando, in prospettiva, attraverso una mobilità accompagnata fra le diverse forme, alla piena – e più equa – utilizzazione dello stock esistente.

Sergio D’Agostini

Cooperativa Dar Casa



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