29 marzo 2017

LA VICENDA DEL PRIMARIO SPEZZAFEMORI

Quando il “male pubblico” distrugge la società civile


Il caso del professor Norberto Confalonieri, primario di ortopedia e traumatologia, direttore del ASST Gaetano Pini – Centro Traumatologico Ortopedico (CTO) di Milano, arrestato nei giorni scorsi per corruzione, turbativa d’asta e lesioni volontarie inflitte a pazienti, è stato definito da qualcuno «agghiacciante».

02veca12FBDifficile, francamente, non essere d’accordo con il giudizio. Ma di fatto, al netto del rilievo giuridico della sua condotta e delle sue pratiche, su cui sono intervenuti i pm Letizia Mannella ed Eugenio Fusco chiedendo e ottenendo dal gip Teresa De Pascale l’arresto del luminare, vi è una sorta di male pubblico generato dalle condotte e dalle pratiche del celebre ortopedico. Un male pubblico che ha a che vedere con l’etica elementare, che dovrebbe modellare i comportamenti e le scelte individuali di chiunque. E, in particolare, di chi ha responsabilità, autorità e ruoli che hanno effetti sulla qualità di vita, quando non sulla vita stessa, di altri e di altre persone.

Norberto Confalonieri ha impiegato il suo capitale di visibilità e di autorevolezza, sponsorizzato e corroborato da due aziende di protesi che sostenevano generosamente Caos, l’associazione di chirurgia ortopedica computer e robot, di cui era un esponente di spicco, per fini personali di profitto e arricchimento personale e privato grazie all’uso dei pazienti come semplici mezzi o arnesi per la produzione di soldi per le sue tasche.

Il nostro luminare non agiva per i suoi loschi fini in uno scantinato o in un garage. Il suo ruolo veniva svolto entro una struttura terapeutica pubblica, anche se uno sport molto praticato dal luminare era quello di indurre al turismo chirurgico i pazienti verso ospitali e costose strutture private come la clinica San Camillo. Quindi, è difficile pensare che il professor «spaccafemori», fra una comparsata e l’altra in tv con il suo celebre foulard, agisse sui pazienti impiantando alla grande protesi su protesi in solitudine.

Confalonieri lavorava in una struttura e in una istituzione. E ciò fa pensare alla responsabilità di colleghi e colleghe, di altre persone competenti che, anche se a volte dissenzienti, per una varietà di ragioni finiscono in ogni caso per conformarsi alle scelte dell’imperatore delle protesi. E qui si intravvede una traccia significativa nel percorso che mira a caratterizzare, sul piano etico, la natura del male pubblico generato da tipi come Norberto Confalonieri. Il primario ha scippato, con il suo comportamento e le sue scelte, una quota di un bene pubblico fondamentale per una società decente: si tratta del bene della fiducia.

Nel Settecento il grande filosofo illuminista David Hume aveva sostenuto con forza che la fiducia è il «cemento della società», così come la gravità di Newton era il cemento dell’universo. Ora, vi sono diversi tipi di fiducia. Possiamo distinguere, grosso modo, fra la fiducia che viene attribuita alle persone e la fiducia che viene attribuita alle istituzioni, quali che siano.

Parleremo allora di fiducia personale e impersonale. Che la fiducia personale sia un elemento cruciale nelle relazioni medico-paziente è un fatto incontrovertibile ed elementare. Ciascuno di noi ne ha esperienza o può averne esperienza. E una delle grandi questioni, generate dalle trasformazioni della medicina contemporanea, è proprio quella della contrazione del ruolo della fiducia ippocratica fra medico e paziente.

La cosa si addice impeccabilmente al caso «agghiacciante», dato che il nostro luminare si avvaleva della robotica chirurgica. Confalonieri ha rotto il patto di fiducia fra medico e paziente, punto e basta. Ma c’è di più. Il corrotto (e corruttore) della Johnson & Johnson e della B. Braun, le aziende di protesi i cui interessi erano per lui prioritari rispetto agli interessi e ai bisogni dei pazienti, ha dissipato anche parte del capitale morale della fiducia impersonale, della fiducia che le persone ascrivono alle istituzioni o alle agenzie.

Ecco, alla fine, il male pubblico generato dal luminare col foulard. Massimizzando l’utilità individuale e usando i pazienti come arnesi, tipi come Confalonieri contribuiscono alla grande alla dissipazione della mutua fiducia e indeboliscono la forza e la presa del cemento delle nostre società. Sappiamo bene di vivere in tempi in cui la revoca di fiducia nei confronti delle istituzioni, quali che siano, è crescente. Il processo di revoca della fiducia può investire, a torto o a ragione, tanto le istituzioni della rappresentanza politica e sociale quanto le agenzie economiche e le istituzioni “epistemiche”, dalla scuola alle comunità degli “esperti”.

Senza un rinnovato patto per la mutua fiducia è difficile che i tempi difficili in cui viviamo e conviviamo diventino solo un po’ meno difficili. Tipi come Norberto Confalonieri sono alacremente all’opera per la demolizione del cemento della società. Per loro Ippocrate è vissuto invano. Confesso che trovo tutto ciò propriamente «agghiacciante», tanto quanto la miserabile vicenda del luminare col foulard alla tv e con il corteo opaco delle sue vittime, cui esprimo il mio rispetto e la mia empatia.

Salvatore Veca



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