22 marzo 2017

CONTINUIAMO IL CAMBIAMENTO

Milano solidale nel sostegno dei cittadini, dopo il Forum delle Politiche sociali


Si è concluso da poche settimane il sesto Forum delle Politiche sociali di Milano. Confesso che, anni fa, nel 2011, quando avevamo ipotizzato di costruire una sede di confronto e dibattito nel cuore del “sociale ambrosiano”, non pensavamo di raggiungere nel tempo un risultato simile: il Forum si è consolidato come una realtà unica nel suo genere, una grande piazza di confronto che quest’anno ha visto partecipare migliaia di milanesi lungo un itinerario di dibattito pubblico costituito da 8 giornate, 44 iniziative e centinaia di contributi utili alla riflessione.

02majorino11FBDel resto la “partecipazione” non può essere un mantra rassicurante da campagna elettorale o una parola da esibire nei convegni dei soliti noti. È una pratica che si alimenta costantemente attraverso la possibilità offerta a molti di esserci, di contare, di farsi sentire. E dalle parti delle Politiche sociali questo tema – il confronto pubblico come momento per irrobustire le scelte e verificare i risultati – è una condizione essenziale per divenire efficaci, specialmente in un Paese che si ricorda del “sociale” e dunque della necessità di offrire a esso rappresentanza politica piena, a fasi (pericolosamente) alterne.

Ecco quindi che il Forum è da intendere come un appuntamento per nulla finalizzato all’autocelebrazione. Semmai deve essere il racconto su come proseguire la strada della promozione della persona. Perché il cuore del problema è questo: rendere più efficaci e potenti le politiche e le azioni volte a riaffermare centralità della vita vera nel tempo nel quale crescono le diseguaglianze e si alimenta il divario nell’era della “globalizzazione dell’indifferenza” tra chi ha e chi non ha.

Quel divario che il rapporto Oxfam Working for the Few fa descritto in modo spietato: metà della ricchezza è detenuta dall’1% della popolazione mondiale; il reddito dell’1% dei più ricchi del Pianeta ammonta a 110.000 miliardi di dollari, 65 volte il totale della ricchezza della metà della popolazione più povera; il reddito di 85 super ricchi equivale a quello di  metà popolazione della Terra.

Quel divario che si presenta come la questione politica, nell’accezione alta del termine, principale, non solo nel “mondo” ma proprio in questo e di questo Paese. L’Italia, infatti, sul piano delle politiche di promozione della persona arranca pericolosamente. È l’unico Paese della vecchia Europa, assieme alla Grecia, a non avere ancora misure strutturali di sostegno al reddito (un fatto scabroso solo recentemente affrontato con un primo parziale piano contro le povertà di cui si aspetta la fase attuativa); ha un pessimo sistema nazionale dell’accoglienza dei migranti; ha delegato al lavoro delle comunità territoriali (degli Enti Locali, del terzo settore, dei cittadini) la questione della produzione di processi reali di inclusione sociale.

In questa cornice, dunque, il tema è proprio quello di far sì che le sperimentazioni innovative realizzate a Milano (città che secondo il periodico «Vita» stacca le altre per spesa sociale pro capite e che secondo gli istituti di ricerca è la prima per investimenti di risorse locali in azioni di sostegno al reddito) sappiano irrobustirsi, farsi sistema e contagiare maggiormente una strategia di innovazione del welfare di cui a livello nazionale si avverte tutta la drammatica necessità.

Se la nostra metropoli ha retto più delle altre di fronte al vento della crisi, forse è stato anche perché si è attivata una rete di sostegno dei cittadini più vulnerabili ricca di percorsi significativi. La scelta delle Giunte Pisapia e Sala in fondo è stata, sin qui, la medesima: non tagliare i servizi, ma sviluppare in essi processi di cambiamento.

Da ciò è nata non solo un’azione poderosa di accoglienza di profughi di cui tanto si parla ma pure, in maniera ancora più decisiva sul terreno della rottura delle abitudini “interne”, la riorganizzazione dei servizi domiciliari e di assistenza famigliare.

Tema che conosce un percorso di riorganizzazione ancora non concluso e che si sostanzia nella necessità di far sì che la fragilità data dalla solitudine alimentata dalle ferite della crisi venga affrontata da un articolato sistema di servizi accreditati (per la prima volta presenti anche nel portale wemi.milano.it) che devono sempre di più divenire una intelligente bussola da offrire al cittadino per poter trovare la via d’uscita dai processi di esclusione.

E in fondo i nuovi progetti di “sostegno al reddito” e di accompagnamento che stanno finalmente per vedere la luce a livello cittadino (reddito di maternità o promozione di assistenza famigliare garantita e di qualità ad esempio o nuove forme di ospitalità in casa di chi può offrire il proprio “tetto” per cittadini deboli) vanno proprio in questa direzione.

L’umanità è in crisi: da questa crisi si esce con la solidarietà tra gli uomini. Ce lo ricordano Bauman e tanti con lui. Nella consapevolezza che tantissimo resti da fare, e che gli errori non sono mancati, il Comune di Milano vuole proseguire il proprio cammino fatto di innovazione nelle politiche sociali.

 

Pierfrancesco Majorino
Assessore Politiche sociali Comune di Milano



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