21 febbraio 2017

SCALI E NUOVO PGT TRA LEGALITÀ, PARTECIPAZIONE E DEMOCRAZIA

I ruoli nella trattativa con Ferrovie Sistemi Urbani vanno chiariti


La questione del recupero degli scali ferroviari potrà sembrare ai più un problema tecnico urbanistico da gestire soprattutto in ambito politico amministrativo promuovendo un processo di mediazione tra i portatori di interesse, i cosiddetti stakeholder, rispetto ai quali l’interesse pubblico stia a fare sostanzialmente da sfondo.

09battisti07FBTuttavia, sia per la sua oggettiva portata (1.000.000 mq), ma soprattutto per la particolare disposizione a corona e localizzazione centrale di almeno quattro dei sette scali (Farini, Lambrate, Romana e Genova) e su direttrici importanti degli altri tre, il tema del loro recupero si presenta come l’irripetibile occasione per ridefinire strutturalmente il rapporto tra la città consolidata interna alla cerchia ferroviaria, le periferie e il territorio a scala metropolitana e regionale.

È in base a queste considerazioni che è stato lanciato l’appello che ha raccolto oltre trecento adesioni. Perché “la trasformazione degli scali ferroviari rappresenta una grandissima possibilità per Milano e il suo futuro, nell’interesse di tutti … L’importanza e la complessità di tale opportunità sono testimoniate dal lungo processo di discussione e istruttoria sviluppato dalle amministrazioni pubbliche, dall’università e dalla società civile … È ora necessario produrre dei materiali utili al dibattito e alle decisioni. È altresì indispensabile che queste proposte siano sviluppate attraverso metodi trasparenti e democratici e che la questione degli scali ferroviari non si risolva in un’occasione persa per la città.”

Ma se poi si considera che le scelte riguardanti il recupero degli scali avvengono contemporaneamente alla revisione del PGT, da portare a compimento entro il prossimo novembre, come ha messo chiaramente in evidenza nel suo articolo Ugo Targetti, e che il procedimento degli scali viene condotto separatamente e attraverso la definizione di un semplice Accordo di Programma (di seguito AdP) con FS Sistemi Urbani (di seguito FSSU), la situazione che si è venuta a creare risulta discutibile e di dubbia legalità.

Infatti, la particolarità dell’AdP consiste nel fatto che esso ha un automatico effetto di variante al PGT come ben illustrato e documentato nell’articolo di Mario Viviani su questo stesso numero. Nella situazione specifica che si è venuta a creare con la controversa collaborazione tra Assessorato all’Urbanistica e FSSU, in pratica si delega a quest’ultima, che è proprietaria delle aree, la definizione dei contenuti dello stesso AdP e quindi anche del ruolo che il recupero degli scali ferroviari potrà svolgere all’interno del PGT.

Ma così facendo la procedura che riguarda il recupero degli scali viene sottratta al processo di partecipazione che invece nel procedimento per la stesura del PGT è posta per legge al primo posto. Infatti l’atto che l’Amministrazione comunale è tenuta a compiere, quando decide di avviare la stesura del PGT, è di informare la cittadinanza che il procedimento è iniziato. I cittadini, le associazioni e tutti i soggetti interessati sono invitati già da questa prima fase a formulare le loro proposte.

La consultazione anticipata della cittadinanza e delle componenti sociali è quindi un obbligo al quale l’Amministrazione comunale deve attenersi obbligatoriamente e non un’iniziativa affidata alla discutibile collaborazione tra Assessorato all’Urbanistica e FSSU. Ciò che è stato avviato ed è attualmente in corso con l’evento “Dagli scali, la nuova città” di cui il workshop di tre giorni pagato da FSSU, commentato in modo molto appropriato da Giulia Mattace Raso nel suo articolo, e che ha rappresentato fino a ora il fenomeno di maggior risalto mediatico, non può certo assolvere all’obbligo di legge.

Né può il débat public al quale si fa impropriamente riferimento nella Delibera consiliare di indirizzo visto che la nostra normativa non lo prevede, e neppure il Percorso di ascolto pubblico sugli scali ferroviari delle Commissioni consiliari congiunte Urbanistica e Mobilità (vd. nota ) che, al suo avvio l’8 febbraio scorso, avrebbe dovuto coinvolgere i 134 comuni della Città metropolitana e i 9 municipi di Milano ma che ha invece registrato una modestissima partecipazione.

Tutte lodevolissime iniziative che contribuiscono alla diffusione di una cultura urbana. ma che non possono autorizzare a sottrarre il tema degli scali alla consultazione anticipata prevista dal PGT che dà luogo a un forma di partecipazione basata su regole certe. Regole in base alle quali tutti cittadini e i soggetti sociali sono chiamati a contribuire, a parità di condizioni, con le proprie idee e proposte alla formazione dei contenuti del nuovo PGT, anche per la tutela degli interessi diffusi e non soltanto per la tutela di quelli per i quali si detiene un titolo specifico.

È del tutto evidente che con due procedimenti paralleli si compromette la possibilità di correlare il recupero degli scali con lo sviluppo di Milano a scala urbana e a scala metropolitana, facendone un caso a sé di carattere urbanistico locale invece che strategico territoriale, ammantandolo di retorica e di risalto mediatico senza altro effetto se non occultare i reali interessi in gioco.

L’assessore Maran aveva annunciato che avrebbe indetto una call, alla quale non ha poi dato seguito, per raccogliere le proposte e le idee di tutti sugli scali. Ebbene, lo strumento c’è già e non c‘è bisogno di una call! Basta ricondurre l’arbitraria, separata e impropria iniziativa in atto per il recupero degli scali all’interno del procedimento del nuovo PGT.

E se si tiene conto del fatto che attualmente le aree degli scali, per quanto dismesse, non hanno in dotazione neppure un metro quadro edificabile, e quindi nessun valore immobiliare, essendo anzi gravate dagli oneri di bonifica, appare evidente quanto grande sia l’interesse di FSSU, e soprattutto quanto grave sia la rinuncia da parte del Comune a governare il recupero degli scali in prima persona e nel pieno esercizio delle prerogative e degli obblighi che ad esso competono in campo urbanistico.

Deve essere ben chiaro a tutti che le volumetrie degli scali si genereranno, come per incanto, soltanto al momento dell’approvazione dell’AdP e che questo fatto dovrebbe porre il Comune nelle condizioni più favorevoli per condurre la trattativa con FSSU. Risulta quindi del tutto ingiustificata la condizione di dipendenza e subordinazione che viene invece accettata dal Comune nell’opaca “collaborazione” che intrattiene con FSSU.

Ma come è ammissibile che il Comune accetti di condurre la trattativa per definire il nuovo l’AdP con la spada di Damocle del ricorso, tutt’ora pendente, che FSSU ha presentato al TAR per ottenere l’annullamento degli atti che hanno portato alla mancata approvazione del precedente AdP? Non sarà che questo ricorso serva soprattutto a condizionare il Consiglio Comunale che è stato responsabile della mancata approvazione del precedente AdP?

Nella delibera d’indirizzo del Consiglio Comunale si richiede assai ambiguamente al punto p) prevedersi, prima del perfezionamento della procedura dell’Accordo di Programma, di risolvere il contenzioso in essere con F.S. Sistemi Urbani s.r.l. mentre si sarebbe dovuto semplicemente prescrivere di “risolvere, prima dell’avvio della procedura dell’Accordo di Programma, il contenzioso in essere con FS Sistemi Urbani s.r.l. …”

Infatti, quel prima del perfezionamento comporta che tutta la trattativa si possa svolgere, come di fatto sta avvenendo, sotto il ricatto del ricorso di FSSU e si debba risolvere solo un attimo prima della firma di approvazione dell’AdP. Ma quali sono i veri motivi per cui il Comune debba concedere un tale vantaggio a FSSU che, fino a prova contraria, è la sua controparte, limitando la propria discrezionalità amministrativa nel perseguire l’interesse pubblico?

Qualcuno è in grado di spiegarmelo?

Emilio Battisti

Nota
Gruppo Partito Democratico Ufficio Stampa
AL VIA IL PERCORSO DI ASCOLTO PUBBLICO SUGLI SCALI FERROVIARI
Mercoledì 08 febbraio – ore 14,30 in sala Consiglio a Palazzo Marino
Le commissioni consiliari Urbanistica e Mobilità avviano il percorso di ascolto pubblico sulla riqualificazione degli Scali Ferroviari, mantenendo l’impegno preso dal Consiglio Comunale con l’approvazione della delibera di indirizzo per la ridefinizione dell’accordo di programma tra Comune, FS Sistemi Urbani e Regione Lombardia.
In queste settimane le Commissioni congiunte hanno lavorato per delineare un percorso di dibattito, confronto ed elaborazione di proposte che veda coinvolti su più fronti i Municipi e che sia condiviso con la città, con Città Metropolitana ed i Comuni dell’Area. A questo scopo è convocata per mercoledì 8 febbraio dalle ore 14.30 alle ore 17.30, presso l’Aula Consigliare di Palazzo Marino, una Commissione congiunta per ascoltare i Sindaci ed i Consiglieri Metropolitani sul tema.
Alla Commissione parteciperanno gli Assessori competenti Maran e Granelli.
Questo è solo il primo degli appuntamenti che a cadenza quindicinale toccheranno temi quali: sistema economico e delle imprese e delle professioni, sistema della mobilità, sistema delle funzioni e dei servizi pubblici e collettivi, metodi e strumenti di partecipazione (debat public).
I Presidenti Bruno Ceccarelli (Urbanistica) e Carlo Monguzzi (Mobilità)
I vice-presidenti Natascia Tosoni (Urbanistica) e Marco Fumagalli (Mobilità)

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