18 gennaio 2017

ATM, TRENORD. FUSIONI A FREDDO. NELL’INTERESSE DI CHI?

L’ansia delle fusioni. Forse grande è più bello. Ma per gli utenti?


Uno spettro si aggira per Milano e per la Lombardia: lo spettro della fusione tra Atm e Trenord. Uno spettro di cui si fa fatica a cogliere i contorni e a trovarne le orme in atti ufficiali delle amministrazioni, libri bianchi dedicati e finanche in dichiarazioni di politici e manager aziendali. Ma i giornali ne parlano, di tanto in tanto, e … “che baccano sul caso strano e che commenti per la città”.

03boitani01FBIl primo commento è che una scelta così importante dovrebbe essere preceduta da un’attenta valutazione dei benefici e dei costi dell’operazione. E non, si badi, i soli benefici e costi per le aziende coinvolte, ma quelli per l’intera collettività regionale e metropolitana. Si avrebbero i benefici di servizi migliori (grazie all’integrazione produttiva e tariffaria, grazie a una maggiore e più cadenzata frequenza e a una più rigorosa puntualità)? I costi di produzione diminuirebbero a motivo dello sfruttamento di economie di scala (dovute alla riduzione dei costi fissi per unità di servizio, oppure alle economie di rete)? O verrebbero sfruttate economie di produzione congiunta, diventando la stessa azienda in grado di offrire i servizi di bus, insieme con quelli di tram, metropolitana e ferrovia regionale?

Non è dato sapere, ma certo scetticismo a priori appare giustificato. Se è vero (com’è vero, stando all’ormai ampia evidenza empirica, cui ha contribuito anche la modesta ricerca di chi scrive) che non esistono economie di scala nella produzione dei servizi bus sopra una soglia dimensionale di appena 4 milioni di vetture-chilometro annue (che è meno del servizio per un quartiere di Milano). Scetticismo c’è anche sui vantaggi di costo derivanti dal produrre insieme servizi così diversi tecnologicamente. Per superare questi scetticismi ci vorrebbero analisi circostanziate e metodologicamente validate. Per quanto ne so, non ce n’è l’orma. Il che non significa non siano state fatte o non si stiano facendo; significa solo che non sappiamo. Ma non si diceva che il “dibattito pubblico” è l’essenza della democrazia decidente? E come si fa dibattito pubblico senza rendere pubbliche le informazioni e le valutazioni tecnico-economiche? O è solo un’ubbia del Premio Nobel Amartya Sen?

Un secondo commento riguarda gli effetti dell’ectoplasmatica fusione sulla concorrenza in fasce. Non si tratta di questione astratta, che interessa soltanto i professori (categoria notoriamente sfaccendata e poco raccomandabile per i politici oggi à la page). Già, perché i servizi di Atm dovrebbero andare a gara entro l’anno. Allora ci si chiede: che interesse possono avere la Regione e Trenitalia (azionisti di Trenord) a fondersi con Atm che, tra un anno, potrebbe aver perso la gara o alcune delle gare per i servizi a Milano? Quale potrebbe essere il valore di mercato di Atm in questa incertezza? A meno che l’intera operazione non poggi sull’assunto che le gare non si facciano proprio o che si faranno, ma addomesticate al punto che Atm risulti l’unico vincitore possibile (come accadde con la gara bandita dalla giunta Moratti: un caso memorabile, che ha fatto scuola).

Ma c’è di più. È possibile che Trenitalia sia disponibile a versare capitale per la fusione (non importa in che forma) solo a patto che di gare non si parli proprio, per un bel po’ di tempo. E non mi riferisco solo a quelle per i servizi di bus, tram e metropolitana milanesi, ma anche a quelle per i servizi ferroviari regionali, attualmente in affidamento diretto a Trenord. Inoltre, è possibile, anzi plausibile, che la fusione (fredda?) finisca per accrescere le resistenze (già non banali) all’introduzione di un po’ di concorrenza per aggiudicarsi i servizi di trasporto in tutta la Lombardia. Perché a Bergamo o a Brescia o a Pavia dovrebbero affrettarsi a bandire gare? Per veder partecipare un temibile, vorace operatore che già gestisce (con affidamenti diretti) la gran parte dei servizi lombardi e che è controllato dallo Stato, dalla Regione Lombardia e dal Comune di Milano? Cioè, non proprio dai più insignificanti soggetti istituzionali del Paese, due dei quali forniscono anche i finanziamenti pubblici che tengono in vita i servizi dei comuni e delle province … .

Raccontando in sogno questi timori al mio shakespeariano amico Benvolio, giorni fa, mi è sembrato di percepire un cenno di condivisione. Così gli ho detto: “Noi facemmo ambedue un sogno strano”. “Forse – mi ha risposto con tipico minimalismo – è stato solo un incubo di inizio anno.”. Ma assicuro i lettori che ho mangiato pochissimo zampone … Non garantisco per Benvolio.

 

Andrea Boitani

 



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