22 marzo 2022
CITTÀ METROPOLITANA, VERSO L’OLIMPIADE DELLA SOPRAVVIVENZA
La necessità di un’agenda di sviluppo urbano sostenibile
22 marzo 2022
La necessità di un’agenda di sviluppo urbano sostenibile
Di fronte ai cambiamenti epocali che stiamo vivendo quale strategia per la città metropolitana?
Stiamo vivendo cambiamenti epocali:
Si realizza così la profezia di Lewis Mumford, pubblicata il primo giugno1946 su The Saturday Review, con il titolo “Man, you are mad!”, a seguito dello scoppio delle atomiche di Hiroshima e di Nagasaki: “I pazzi stanno pianificando la fine del mondo. Quello che chiamano progresso continuo nella guerra atomica significa sterminio universale, e quella che chiamano sicurezza nazionale è suicidio organizzato. C’è solo un dovere per il momento: ogni altro compito è un sogno e una presa in giro. Fermare la bomba atomica. Smetterla di fabbricare la bomba. Abbandonare completamente la bomba. Smantellare ogni bomba esistente. Annullare ogni piano per l’uso della bomba; perché questi piani astuti si basano su una pura follia. O detronizzate immediatamente i pazzi o alzare un tale grido di protesta da farli tornare sani di mente. Abbiamo visto la macchina infernale in azione e riteniamo che questa azione non spetta all’uomo invocare”.
La follia della guerra, con il suo carico di distruzione e di terrore per l’atomica, va a gravare sul già difficile raggiungimento degli obiettivi di salvaguardia della vita sulla terra, che, secondo la Conferenza dei Premi Nobel, è legato alla non ulteriore compromissione della biosfera (a livello globale, dagli anni ’70 c’è stato un calo stimato del 68% delle specie di vertebrati) e al contenimento del riscaldamento della terra, che rende indispensabile una drastica riduzione delle emissioni di CO2 per rimanere entro un saggio di riscaldamento di + 1,5° C. Ma attualmente stiamo viaggiando a livelli di riscaldamento superiori ai 3° C in 80 anni. Anche se raggiungessimo tutti gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra concordati a Parigi nel 2015, l’aumento medio della temperatura troposferica comunque salirà ben al di sopra del livello dei 2° entro il 2050, e l’obiettivo IPCC di contenere entro 1,5° l’aumento antropogenico, è quasi certamente al di la della nostra tecnica e dei nostri mezzi economici attuali.
Secondo gli scienziati: 1_abbiamo solo dieci anni per salvare le residue risorse della biosfera, da cui la proposta di considerare le risorse naturali beni comuni; 2_dobbiamo aumentare rapidamente il capitale sociale, perché l’iniquità nella distribuzione del reddito è diventata insopportabile; 3_ dobbiamo agire prioritariamente nelle metropoli, perché è da li che è partita la grande accelerazione nel consumo di risorse e si è concentrata la disparità sociale (quest’ultima priorità è stata indicata dall’Unione europea).
Qual è la reazione dell’ecosistema economico, politico, culturale milanese a questa situazione epocale. Fatte le debite eccezioni, l’ecosistema non sembra preoccuparsi troppo della salvaguardia della salute dei cittadini, mentre grande attenzione sembra dedicata al massimo di profitto a breve.
La questione è complessa, farò solo tre esempi che coinvolgono a scala diversa la metropoli.
Caso 1: lo studentato di via Giovenale, in prossimità dell’Università Bocconi. A fronte di una volumetria preesistente di 6343 mq. (Destinazione uffici), il promotore immobiliare beneficia di una volumetria di 15.836 mq. Con destinazione studentato. Con un impatto quindi del 250% per quanto riguarda il carico dell’impianto fisico sulla biocapacità e senza nessuna valutazione degli effetti del maggior “carico umano” (ossia del carico di un numero esponenzialmente più alto di persone rispetto alla destinazione precedente).
Inoltre, per il regolamento edilizio queste volumetrie non producono effetti perché “trattandosi di interventi che ai fini dei carichi urbanistici non sviluppano SLP, in quanto definiti di interesse pubblico”. Parafrasando Lina Wertmuller “Tutto a posto (per la burocrazia e gli interessi economici), niente in ordine (per l’ambiente e la vivibilità del quartiere).
Caso 2: la proposta di realizzazione di un nuovo stadio del calcio. Secondo la regolamentazione urbanistica tale struttura è classificata quale “Grande funzione urbana” e come tale è abilitante di un indotto di servizi ed attrezzature che sarebbe logico intendere coerenti con la funzione sportiva. Non è così, lo stadio genera un indotto, che l’Amministrazione ritiene compatibile, con le più svariate funzioni: terziarie, direzionali, alberghiere, commerciali, intrattenimento. Il filo conduttore è l’equilibrio economico finanziario del promotore. Il carico ambientale non sembra interessare proprio nessuno.
Caso 3: le Olimpiadi invernali. Qui il pretesto è la costruzione di un palazzetto del ghiaccio, il quale genera l’intervento immobiliare su Porta Romana, centro direzionale delle Olimpiadi invernali, che al 90% si svolgeranno nelle valli alpine! L’operazione mi sembra lesiva del buon senso comune, ma nella società milanese la cosa non sembra suscitare stupore.
Caso 4: l’elaborazione dell’Agenda per la sostenibilità metropolitana. Dopo l’Agenda 21 di Milano (1997, assessore Walter Ganapini), assolutamente ignorata dai progettisti ed operatori economici, l’Agenda per la sostenibilità vive un coma profondo. E’ da sempre in gestazione l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile della città metropolitana di Milano, che verrà presentata il 22 marzo, ma dalle conferenze preparatorie sembra spiaggiata alla selezione degli indicatori, tema d’attualità alcuni decenni fa.
Questi casi mi sembrano emblematici, come direbbe Keynes, di uno sviluppo realizzato “in cambio dei mezzi di vita”, che ignora i limiti insuperabili della biosfera e non riesce a collocarsi nelle missioni strategiche del Green Deal comunitario, programmate nel PNRR.
E’ evidente l’esigenza di una ricalibratura delle missioni metropolitane nel PNRR, che tenga conto sia dell’Agenda di sviluppo sostenibile al 2030, sia delle scarsità e delle urgenze generate dalle emergenze, ambientali e geopolitiche. Ne potrebbe emergere un palinsesto fondato sull’abbandono dei processi di iper-densificazione metropolitana a favore di uno sviluppo insediativo metropolitano reticolare articolato per insediamenti di media dimensione.
Dalla città metropolitana al reticolo policentrico. E’ chiaro che la metropoli intesa come macchina energivora fondata su processi di estrazione di materia non è più sostenibile. Lo sfruttamento del territorio metropolitano avulso da qualsiasi considerazione sulla sua capacità di carico non è più ammissibile, dovremmo essere ormai coscienti (a causa della pandemia prima e della guerra oggi) della fragilità e dell’onerosità del funzionamento delle reti tecnologiche metropolitane, materiali ed immateriali e della sua fragilità occupazionale, dipendente dalla concentrazione di lavoro umano sostituito con processi robotizzati. Le risorse del PNRR dovrebbero quindi essere indirizzate alla rivalutazione del reticolo policentrico degli insediamenti lombardi, che produce valore a filiera corta, con minore consumo di energia e maggiore occupazione locale. Si dovrebbe elaborare un’agenda di sviluppo urbano policentrico sostenibile in cui la crescita non è il risultato dell’incremento di consumo di materia ma è data dall’incremento multidimensionale del benessere, grazie alle interazioni fra prodotto economico netto, contributo dei servizi eco-sistemici, contributo della comunità.
Contributo della comunità: è il motore dello sviluppo che dovrebbe essere supportato dalla revisione del sistema scolastico basato su nuovi apporti scientifici, sulle esigenze di eterogenee tipologie scolastiche e sull’evolversi dei sistemi di erogazione dei saperi.
Contributo dei servizi ecosistemici: occorrerà valutare la capacità residua del sistema biotico ed il livello di produttività di ogni singolo ecosistema. Questa è la valutazione di base per passare da un regime ‘estrattivo’ ad uno di convergenza biologica.
Prodotto economico netto: occorre dare i lineamenti di una nuova politica industriale, con priorità all’energia rinnovabile, all’economia della sopravvivenza (agricoltura, ciclo alimentare, ciclo tessile-abbigliamento – ciclo della residenza), all’evoluzione dei settori terziari. Per tutti si dovrà contabilizzare il regime emergetico nell’intero ciclo di vita. Occorrerà inoltre adeguare la qualità delle infrastrutture mediante la riqualificazione del sistema ferroviario regionale, la dotazione di un adeguato sistema logistico per le merci, la digitalizzazione degli elementi fisici.
Questo approccio si basa sull’idea che il miglior sistema è quello che raggiunge simultaneamente gli obiettivi riguardo a prosperità, qualità della vita, equità, condivisione e sostenibilità, grazie alle comunità metropolitane che operano in armonia con la natura, in modo collaborativo, per stimolare modelli associativi coerenti con uno stile di vita a 1,5°, con una pubblica amministrazione impegnata nel passaggio dalle storiche funzioni di gestione e controllo, a processi attivi che portano buoni risultati per la società.
Nella consapevolezza che l’obiettivo non è più la crescita, ma un’equilibrata sufficienza dei fattori di benessere, è auspicabile che la città metropolitana di Milano celebri i cinquant’anni dalla Conferenza di Stoccolma sull’ambiente umano, nella quale venne presentato il celeberrimo inascoltato “I limiti della crescita”, con un’agenda in grado di contribuire al meglio alla speranza di vita del genere umano, ridotta, secondo gli scienziati, al breve tempo compreso fra tre Olimpiadi.
Giuseppe Longhi
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