19 giugno 2013

MILANO. PER IL VERDE NUOVE REGOLE


Milano ha una superficie di 182 milioni di metri quadrati; di questi, quasi 50 milioni sono a verde; di questi, la metà sono terreni agricoli: perciò non fruibili dalla cittadinanza. Rimangono quindi circa 25 milioni di metri quadrati di verde, parchi, giardini, aiuole, filari alberati, ecc., che compongono il patrimonio pubblico del verde urbano, la cui cura è di esclusiva pertinenza del Comune: che da anni affida l’incarico a una società esterna (o meglio, a un consorzio di società esterne) che, a seguito di un bando di gara emesso con cadenza triennale, si aggiudica l’appalto di “servizio globale per la manutenzione programmata delle aree a verde pubblico”.

È evidente, tenuto conto dei numeri appena citati, della vastità delle aree, delle differenze tra i vari tipi di verde urbano, che la manutenzione del verde è cosa complessa e molto articolata, che richiede interventi di ogni genere: dallo sfalcio dei prati, alla semina di nuove essenze; dalla cura delle aiuole, alla potatura degli alberi; dalla messa a dimora di nuovi alberi, all’abbattimento di quelli morti o malati; dalla manutenzione degli impianti d’irrigazione, a quella delle aree cani o delle aree gioco; dagli interventi nei giardini scolastici, a quelli nei parchi monumentali.

grandi_23L’elenco, oggi minuziosamente descritto nel capitolato del bando di gara suddetto, potrebbe continuare a lungo, ma già questo è sufficiente a rappresentare una realtà per nulla semplice e per la quale il Comune da sempre spende energie, impegno e non poco denaro.

Io credo che questo impegno debba, e possa, essere accresciuto: la sostenibilità di una città è fortemente determinata dalla qualità del suo verde urbano e dalla possibilità che i cittadini hanno di goderne al meglio, di condividerlo, di apprezzarne la cura, di percepirlo come paesaggio determinate, alternativo e complementare all’urbanizzazione.

In definitiva: bisognerà creare un nuovo regolamento comunale d’uso del verde, che sostituisca quello vigente, talmente scarno e generico da avere reso necessaria la stesura di un capitolato d’appalto molto minuzioso e circostanziato, per rimediare appunto alle carenze dell’attuale regolamento.

La tendenza dovrà quindi essere invertita, affinché Milano possa disporre, al pari di altre città più efficienti e virtuose in questo senso (a monte dei capitolati d’appalto, che dovranno divenire strumenti leggeri che facciano riferimento a una normativa chiara e definita), di un regolamento d’uso del verde che non lasci spazio a interpretazioni, che entri nel merito di ogni intervento e di ogni scelta, che consenta all’Amministrazione Pubblica di prendere provvedimenti efficaci là dove la società appaltatrice dei servizi di manutenzione dovesse rivelarsi in qualche modo inefficiente; che permetta un maggiore controllo sulle spese sia per la manutenzione ordinaria, che (soprattutto) per quella straordinaria; che, infine, ricomprenda al suo interno una precisa normativa anche per il verde privato, a oggi lasciato quasi del tutto alle iniziative dei singoli proprietari, e per questo non tanto seguito e tutelato.

A questo proposito l’Amministrazione Comunale, la nuova Assessora al Verde (Chiara Bisconti, che di questo argomento ha parlato in occasione del recente convegno sull’attuazione dei 5 referendum sull’ambiente) e i Consigli di Zona, sono in tutto concordi: il progetto di una riforma sostanziale del nostro regolamento d’uso del verde si sta avviando a divenire una bella e nuova realtà.

Abbiamo meno di un anno di tempo (a giugno del 2014 scadrà infatti l’attuale appalto di Global Service) per dare vita a tale progetto: e per farlo dovremo prendere ispirazione da chi è più avanti di noi. Penso, ad esempio, al regolamento della città di Torino (lungo 150 pagine e corredato di molte schede tecniche chiare ed esaustive, contro le 7 pagine del nostro attuale regolamento), che dimostra come e quanto si possa e si debba fare non solo per tutelare il patrimonio a verde delle nostre città ma per implementarlo, sviluppando al contempo una nuova cultura del paesaggio urbano, senza con questo tralasciare ogni possibile apporto tecnico e scientifico.

Al momento ben pochi sono gli strumenti dell’Amministrazione per risolvere le tante (e inevitabili) criticità che quotidianamente si presentano ai tecnici, ai funzionari del Comune e ai rappresentanti politici delle Istituzioni: basti pensare a con quanta fatica si cerca di risolvere le situazioni più critiche che quotidianamente vengono denunciate dai cittadini milanesi.

Penso alle segnalazioni per le potature dissennate di alberi le cui radici non potranno che risentire della troppo intensa privazione di rami e foglie; o per l’eccessivo sviluppo di rami specie nei pressi di case e finestre; o per la scarsa manutenzione di aree all’interno dei grandi parchi; o per l’incuria di aiuole o dei parterre dei viali alberati; o, ancora, per la mole di lavoro che richiedono le aiuole fiorite i cui fiori (caduchi) necessitano di frequenti e costose sostituzioni; o per l’ingiustificato (a volte) abbattimento di alberi che vengono poi sostituiti con nuove piante spesso destinate a una fine prematura: tutto ciò è il segnale che Milano merita e si aspetta di meglio e di più.

Per fare solo qualche esempio, si potrebbero modificare la gran parte delle rotonde fiorite sostituendo le piante stagionali attualmente lì messe a dimora, con altre rifiorenti o perenni; analizzare con maggiore attenzione quali alberi siano adatti a un determinato terreno o area (viali, strade di medio calibro, parchi, piccoli giardini); intervenire con maggiore tempestività sugli alberi malati e su quelli di recente piantumazione; incentivare l’iniziativa privata, non solo nel senso delle sponsorizzazioni – ottimo sistema per sgravare di qualche spesa l’Amministrazione, tanto più in tempi di crisi -, quanto in quello dell’intervento diretto dei cittadini nella cura del verde; assegnare ai Consigli di Zona, più facilmente in grado di conoscere le criticità del loro territorio, non solo deleghe e poteri decisionali, ma parte dei fondi per le manutenzioni straordinarie, che in tal modo sarebbero impiegati con finalità precise, condivise e partecipate. In assoluta trasparenza.

 

 

Elena Grandi*

 

*Presidente commissione Verde Ambiente e Demanio Consiglio di Zona 1

 

 



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