21 novembre 2023

CARO BOBBY DOVE SEI?

Una polemica antica


Copia di Copia di rification (4)

Mettiamola così, giusto per entrare in argomento senza calcare troppo la mano. Se oggi Totò e Peppino arrivassero in piazza del Duomo imbacuccati come per una spedizione in Antartide, di sicuro non troverebbero un vigile urbano in guanti bianchi a cui rivolgere una delle frasi più celebri della storia del cinema italiano: “Escus mi, noio volevom savuar l’indriss…”.

Non troverebbero il ghisa di zona pronto a rispondere alle domande dei cittadini, consigliarli o indirizzarli in caso di bisogno, per un motivo semplicissimo: quella figura non esiste più da tempo, sostituita da pattuglie di polizia locale che girano per strade e piazze e che, secondo la vox populi, “quando servono non si vedono mai”.

Un tempo erano un po’ ovunque, dalle zone centrali a quelle considerate più a rischio, come ad esempio è da sempre la Stazione centrale, per via della variegata umanità che le ruota attorno da tempo immemore. Sarà forse anche per questa “visibile assenza” che la percezione dell’insicurezza a Milano, nonostante i numeri siano da anni in calo progressivo, tiene sempre banco, soprattutto da quando è diventata terreno di scontro politico sulla conquista del consenso. E ogni occasione diventa buona da cavalcare.

In queste ultime settimane ci hanno pensato Carlo Verdone ed Elenoire Casalegno a rilanciare il tema sicurezza percepita. Il primo, noto attore e regista, ha raccontato di aver avuto paura mentre si trovava in Centrale in attesa dell’ultimo treno per Roma e di essere stato costretto a scappare, inseguito da uno straniero ubriaco che brandiva un collo di bottiglia spezzato: “A Milano ho avuto più paura che in stazione a Roma, il che è tutto dire”.

La seconda, attrice e presentatrice tv, ha denunciato sui social di essere stata aggredita in pieno giorno da un uomo, quasi sicuramente straniero, che dopo averla presa a male parole le ha sputato addosso: “Mi sono rifugiata in un bar e alcuni avventori hanno messo in fuga quell’uomo, ma ho avuto davvero paura. Qui a Milano la situazione è diventata esasperante. Non siamo a Gotham City perché non abbiamo Batman…”, ha raccontato al Corriere della Sera.

La percezione della paura è cosa seria e non è giusto fare ironie sulle dichiarazioni di chi si sente o si è sentito in pericolo. Ovviamente queste dichiarazioni, via social o giornali, hanno subito messo in moto il riflesso pavloviano della polemica politica. In particolare, il ministro Salvini – il quale evidentemente non ricorda che ai tempi in cui la Lega governava Milano i dati sui reati in città erano molto più preoccupanti – ha accusato il sindaco di occuparsi troppo di Ambrogini e dei relativi criteri di assegnazione, anziché del “vero problema” rappresentato dalla sicurezza.

Sala gli ha risposto dandogli del “ganassa”, penso non serva la traduzione, che sbraitava sul numero degli immigrati quando il suo movimento era all’opposizione, mentre ora che siede nel governo presieduto da Giorgia Meloni sembra non accorgersi che la situazione sta sfuggendo di mano molto più di un tempo. Insomma, il solito teatrino di polemiche che non portano da nessuna parte a cui siamo abituati.

Però, c’è un però. Almeno in questo caso, bisognerebbe infatti chiedere al ministro delle Infrastrutture se è per caso cambiata la legge sulle competenze dei primi cittadini. Forse eravamo distratti, ma nessuno di noi si è accorto che la gestione della pubblica sicurezza sia stata messa in capo ai sindaci e alle loro giunte.

La Polizia di Stato dipende dal ministero dell’Interno, così come i comandi territoriali dei Carabinieri dipendono dal ministero della Difesa. E in effetti, almeno su questo fronte, l’Arma milanese ha mandato segnali importanti, ripristinando dalla fine di ottobre il servizio delle pattuglie di quartiere. Due carabinieri che, a turno, presidiano a piedi alcune zone della città, decisione che ovviamente ha subito incontrato il parere favorevole della cittadinanza. Speriamo sia soltanto l’inizio di una seria dimostrazione di attenzione.

Per tornare al cuore del problema, Sala può giusto agire sulla Polizia locale, quelli che una volta chiamavamo vigili urbani, nulla più. Se Salvini vuole una “deterrenza” più visibile, ne parli in Consiglio dei ministri. E magari cerchi di ricordare che gli enti locali avrebbero fatto volentieri a meno dei progressivi tagli ai trasferimenti decisi da Roma, che hanno influito negativamente sugli organici di tutte le istituzioni pubbliche, comprese quelle che ogni giorno si devono occupare della sicurezza dei cittadini.

Infine, una piccola considerazione rivolta a chi, ogni volta che si affrontano questi argomenti, invoca il vigile di quartiere e porta come modello i leggendari bobbies di Londra, quel corpo di polizia metropolitana i cui agenti avevano l’incarico appunto di controllare ogni giorno una specifica porzione di città, chiamati a occuparsi e risolvere i piccoli grandi problemi della gente, oltreché fare da deterrente per malintenzionati.

Ebbene, vi diamo una brutta notizia: anche la municipalità di Londra ha problemi di bilancio non da oggi e ha dovuto tagliare alcune voci nel corso degli anni. Il bobby, con il suo elmetto nero tipico e il manganello alla cintura (non pistole, niente armi da fuoco in Gran Bretagna) c’è ancora, ma soltanto nelle zone più centrali di Londra, oppure in quelle di maggiore attrattività turistica. E le altre zone di una metropoli che nel 2019 contava qualcosa come nove milioni di abitanti?

Beh, anch’esse devono arrangiarsi con pochi soldi e tanta fiducia nella buona sorte, facendo affidamento sul santo protettore degli amministratori locali che li aiuti a mantenere i fenomeni negativi entro limiti fisiologici. Sempre sperando che non peggiorino i dati su quella benedetta sicurezza percepita dagli abitanti. Come succede a Milano. Come succede a ogni latitudine, a prescindere dal colore politico degli amministratori e dalle strumentali polemiche di chi agita spauracchi per raccattare qualche voto in più.

Ugo Savoia

 



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