5 dicembre 2023

MOBILITÀ, L’ORA DELLE SCELTE BEN PONDERATE

Una città senza auto o una città senza parcheggi?


Copia di Copia di rification (9)

Si è tenuto a Milano nei giorni scorsi il Forum sulla Mobilità. “Forum” per modo di dire, perché alla fine non c’è stato modo di porre domande  o di proporre considerazioni ai relatori, che peraltro erano tutti d’accordo fra loro, senza neanche la parvenza di un’opinione terza per non dire vagamente dissenziente o semplicemente dubbiosa.

Certo così nei tempi brevi si crea consenso e un’azione coesa, ma alla lunga invece si è visto che lasciare spazio e ascoltare voci diverse aiuta a cogliere meglio la realtà e a non prendere decisioni avventate: e la mobilità urbana è proprio una di quelle questioni delicate che richiede scelte equilibrate e incrementali, non facili ricette o slogan semplificati; ma tant’è.

Inizia a parlare un dirigente comunale secondo il quale oggi come oggi un milanese “volendo” potrebbe anche rinunciare ad avere un’auto. Io abito a Milano (lui no) e mi permetto di dubitare. Se devo uscire da Milano anche saltuariamente per motivi di lavoro o più banalmente per svago, appena usciti dalla città la rete di trasporto pubblico crolla (tranne ovviamente che per alcune destinazioni) per cui non c’è un’alternativa all’uso dell’auto.

Cosa peraltro prontamente confermata subito dopo dall’amministratore delegato di Trenord: non è possibile garantire il servizio su certe tratte o certi itinerari, non solo perché mancano le risorse, ma perché comunque il numero degli utenti non lo giustificherebbe (mentre nelle ore di punta sulle tratte principali c’è un indice di occupazione medio del 120%, ovvero dove potrebbero starci al massimo 1.000 passeggeri ce ne sono 1.200).

Fuori dall’area urbana non sembra ci sia domanda sufficiente neanche per il noleggio auto, neanche nelle forme dello sharing avanzato mediante l’uso di auto a guida autonoma che sono state illustrate: davvero molto interessante, ma pur sempre relativo agli spostamenti in città e nelle immediate vicinanze (sullo sharing bisognerebbe forse anche fare una riflessione sulla pandemia e sull’impatto che ha avuto sulla percezione della sicurezza di utilizzare un’auto appena lasciata da uno sconosciuto – non a caso lo sharing si è ridotto del 50% dopo il lockdown e non si è ancora ripreso, cosa però che non viene citata).

Per tragitti più lunghi e sulla media distanza il noleggio invece non sembra avere i numeri da un punto di vista economico (a meno di utilizzi puntuali, costa infatti normalmente di più dell’uso dell’auto privata, costi di ammortamento compresi). Ma anche l’utilizzo del treno non è più così economico come un tempo: è facile ad esempio verificare che per un viaggio sulla media distanza a una famiglia di tre persone conviene utilizzare l’auto non solo per motivi di tempo e di comodità, ma anche perché è molto meno costoso.

Quindi sì, a Milano si può rinunciare all’auto: ma se ci si limita a restare nei perimetri amministrativi o nell’immediato intorno. Non risultano dati disponibili sulla propensione a non uscire mai dalla città, ma sembra verosimile che il numero dei cittadini che non esce mai (e non si sta parlando di pendolarismo in uscita, ovvero di viaggi sistematici per motivi di studio o lavoro, ma di uscite saltuarie per motivi di lavoro, svago o altro) non sia molto elevato e comunque non rappresenti la maggioranza. Ma affermare che il milanese “volendo” potrebbe rinunciare all’auto è un po’ come dire che se non lo fa è perché è pigro, viziato, boomer: e quindi in qualche modo va forzato a comportarsi come i funzionari comunali hanno deciso per lui.

E infatti il dirigente alla pianificazione dei parcheggi subito dopo afferma candidamente che le parole “pianificazione” o “dimensionamento” non hanno più senso, i parcheggi si faranno dove ci saranno le aree disponibili (un po’ come si faceva negli anni ’50): se iniziamo a mettere i dati sulla domanda non ne usciremo più fuori (malgrado poco prima l’assessora avesse detto che fornire i dati è una forma di democrazia, giustissimo).

E allora i dati proviamo a metterli noi: le auto immatricolate in città sono circa 680.000, neanche tanto (inferiore al tasso di motorizzazione medio nazionale); considerando poi che le famiglie sono circa 760.000, già parte delle famiglie oggi non hanno un’auto. A questo dato però vanno aggiunte le auto dei pendolari, ovvero di chi entra ogni giorno in città per motivi di lavoro (dato che sicuramente non diminuirà, visto che la casa a Milano a prezzi bassi non si trova): si parla di circa 600.000 ingressi, da cui detrarre i milanesi pendolari verso l’eterno (meno di 100.000), di cui poco meno della metà usa mezzi propri. Grosso modo, parliamo di 8-900.000 auto presenti in città ogni giorno. E quanti sono i parcheggi?

Secondo i dati comunali (giugno 2023) ci sono in totale circa 570.000 posti auto fra pubblici e privati (pertinenziali e sosta su strada compresi). Diciamo quindi che se i dati comunali sono giusti, mancano come ordine di grandezza circa 2-300.000 posti auto, noccioline per loro evidentemente (forse però i loro dati sono imprecisi). Qualche nuovo parcheggio di interscambio è in arrivo, per fortuna. Ma intanto il Comune proibisce, come già rilevato da altri su queste pagine, di realizzare posti auto aggiuntivi ai minimi di legge e non si capisce bene perché. Chissà, forse è un modo di forzare i cittadini ad abbandonare l’auto, quei maledetti boomer (ma fuori città come ci andranno?).

E infatti vengono mostrate immagini delle strade della città invase dalle auto in sosta, per forza, se poi impedisci addirittura di realizzare i box dove metterle, non se ne esce.

Per la presidente ATM invece è ora che i parcheggi su strada vengano tutti fatti pagare, come per i dehors. Il paragone però appare del tutto fuorviante, perché i dehors generano un profitto all’utilizzatore, i parcheggi no. E i parcheggi sono stati realizzati con le nostre tasse, tra l’altro. Ma mi sarebbe piaciuto farle notare anche che ad esito di una ricerca fatta presso i suoi uffici, ATM non ha i dati relativi all’utilizzo dei parcheggi a pagamento gestiti tramite soggetti terzi. In altre parole, nonostante ci siano delle macchinette che emettono uno scontrino, nessuno si preoccupa di controllare quanti siano gli utenti e quindi gli incassi (che verosimilmente finiscono nelle tasche del soggetto terzo).

In definitiva, possiamo quindi ritenere probabile che:

  • le auto a Milano diminuiranno quando potranno circolare le auto a guida autonoma, ma questo riguarderà principalmente i cittadini che non usano mai l’auto per uscire da Milano
  • in compenso non ci saranno altri parcheggi per residenti, anzi probabilmente diminuiranno
  • e quelli che resteranno saranno a pagamento (anche se non ci si preoccupa di verificare gli incassi).

Tutto ciò viene definito dai relatori “un sogno”.

Mi permetto di ritenere che la parola “sogno” abbia un altro significato. Ma non c’è stato modo di intervenire (l’assessora peraltro è intervenuta quattro volte).

Ringrazio quindi Arcipelago per avermi consentito di esprimere la mia opinione.

Un osservatore perplesso

(P.S.: si spera poi che il Programma Urbano Parcheggi, qualunque cosa decidano di fare, la facciano con i dati completi, i corretti dimensionamenti, una sagace pianificazione)



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  1. Giorgio OrigliaOccupare in città spazio pubblico con l'equivalente di un divano a tre posti ma gratis e quasi tutto il giorno per anni è ormai possibile solo in Italia. Più posteggi? Non risolve i problemi (traffico e inquinamento) dell'invasione quotidiana di traffico generato dalla pluridecennale incapacità pianificatoria che ha permesso edificazioni selvagge sparse in tutta la regione, non servibili con i mezzi pubblici. Dunque mettiamoci il cuore in pace, quello che oggi pare un diritto, possedere un auto e usarla quando e dove ci pare, diventerà necessariamente un privilegio assai costoso. Come è ormai dovunque fuori dall'Italia.
    6 dicembre 2023 • 10:02Rispondi
    • Osservatore perplessoNessuno ha parlato di diritti, non facciamo confusione. Diciamo piuttosto che l'auto resterà una necessità per i ceti meno abbienti espulsi dalla città. Come è in tutto il mondo (solo i ricchi che abitano a Manhattan non hanno l'automobile, tanto usano l'aero privato per andare nel weekend a Martha's Vineyard, chi abita a Newark si incolonna in auto sui ponti congestionati del New Jersey, controlli meglio. E anche a Parigi o a Londra è così). Si vogliono decongestionare le strade? Si inizia a concedere meno volumetrie, ad esempio. E si consenta di fare i parcheggi pertinenziali, è di questo che si parlava
      6 dicembre 2023 • 13:11
    • Mauro SuttoraQuindi comprare box da 40mila euro?
      6 dicembre 2023 • 14:06
    • Osservatore perplesso@Mauro Suttora: basterebbe consentire di fare i posti auto condominiali a raso come si è sempre fatto e che invece adesso è vietato. E comunque i pertinenziali hanno anche un effetto calmierante sui prezzi, dipende per di più dalle zone, non sempre sono cari. Il punto però è un altro: se abito a Settimo e lavoro a Vimercate, come ci vado? Ma anche se abito a Milano e devo andare fuori (per lavoro o altro) è lo stesso. In vacanza poi devo andare con i "treni del mare" pieni fino a scoppiare solo nei luoghi turistici di massa (e quindi serviti dal mezzo pubblico) o si può andare anche in luoghi minori, magari bellissimi, ma non serviti dai mezzi? Se limiti l'uso dell'auto eliminando i parcheggi, paradossalmente solo i ricchi potranno permettersela (sarà un loro privilegio). Trovo insomma questo accanimento contro i parcheggi non solo fuori luogo, nei tempi sbagliati e probabilmente inefficace, ma anche classista. Negli Stati Uniti si possono fare noleggi di lunga durata a buon prezzo, qui no. Pensare di risolvere il problema della congestione togliendo i parcheggi sarà solo una maniera di rendere la vita più difficile per chi non ha alternative. E - ripeto - c'era un'altra soluzione, più semplice: non aumentare in questo modo le capacità edificatorie. Ma questo non piaceva alla rendita, e quindi non si è fatto. Lei per chi sta?
      6 dicembre 2023 • 16:10
  2. Annalisa ferrarioDiciamo che se a Fantozzi togli il posto auto in strada per la sua Bianchina, soffre perché è costretto a tornare a usare il filobus (ricordate la scena?). Se invece tolgono il posto auto ad Agnelli (uso riferimenti un po' datati per non offendere nessuno), se ne frega, tanto va in elicottero, in yacht, o viene l' autista a prenderlo. Dipende con chi ci identifichiamo, tutti noi ci pensiamo come degli annoiati intellettuali del Marais che passano da un tavolino di caffè all' altro (secondo la sindrome dello "sguardo del principe" di cui parlava il compianto Philippe Daverio: quando visitiamo un palazzo storico, rimpiangiamo quei tempi immaginandoci di essere dei signori e dimenticando che il 99% della popolazione erano zotici che vivevano nei tuguri); in realtà, fra precarietà lavorativa e abitativa, dispersione territoriale e servizi inadeguati, della nostra Bianchina continueremo ad avere bisogno. Solo, non sapremo dove parcheggiarla. Ma Fantozzi non lo ammetterà mai, e quindi plaudirà alle politiche "ambientaliste" di questa amministrazione. In vacanza andrà a Rapallo, Agnelli in Valsavarenche, dove si troverà meglio, senza tutti quei Fantozzi fra i piedi. Il mondo va in questa direzione? Probabilmente sì. Vi piace? A me sembra siate impazziti tutti.
    7 dicembre 2023 • 09:15Rispondi
  3. LorenzoVorrei dire moltissime cose, ma mi limito a questo: Complimenti per l'articolo! Forse non è un caso che l'account facebook di Luca Beltrami Gadola venga disabilitato ora: la 'pubblicità' o la polemica politica a Facebook va benissimo e potrebbe essere pure violenta, purché chi la fa non osi toccare certi temi, e qui mi fermo...
    14 dicembre 2023 • 09:07Rispondi
    • Osservatore perplessoGrazie per il cortese commento
      18 dicembre 2023 • 14:23
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