20 luglio 2016

musica – THE BIG MAN


Il New York Times ha scritto che i cittadini europei sono più attenti e preoccupati dell’esito delle elezioni presidenziali statunitensi piuttosto che di quelle dei singoli Stati dell’UE. Forse un riflesso del distacco da un governo europeo non scelto dal voto universale o dell’attenzione per ciò che accade nel centro di quel che resta dell’impero occidentale. L’ultimo lavoro di Mauro Pagani “The Big Man“, singolo e video che anticipano l’album che uscirà in autunno, sembra confermare la seconda ipotesi.

musica27FBUn senso pragmatico e una suggestione propri dell’espressione di un artista engagé cioè in piena relazione con i processi che interessano il proprio mondo e il proprio il tempo, quello che si sta vivendo. “The Big Man” ovvero io dico: “Pay attention to Trump”. Un bel video, bella l’ambientazione post bellica/post nucleare, bella la coreografia che richiama il grande dittatore di Charlie Chaplin e bella l’animazione che suggerisce una equiparazione Orwelliana fuori dalla retorica.

La chiave musicale funk, con la ricorsività ritmica incalzante della tribalità metropolitana, accompagnano la decodificazione del romanzo d’appendice messo in scena da Trump: basta votarlo e ognuno può avere l’illusione di essere protagonista del ritorno regressivo alla grandezza degli States che fu. La connessione di diversi piani espressivi è di grande armonia, un esempio della specifica qualità degli artisti italiani colti e curiosi, come del resto furono Pagani e De André con “Crêuza de mä“.

La scelta di dare parole, musica e immagini, a una intuizione, a una sensazione, non è solo coerente con l’espressione di un artista cittadino del Villaggio Gobale, c’è una sensibilità politica che abbiamo conosciuto in altri tempi e da artisti coetanei di Pagani, da Guccini a De André, da De Gregori a Battiato, da Dalla a Venditti, e tanti altri. Una dignità culturale, intellettuale e artistica cui i loro coetanei leader politici hanno spesso rinunciato per piccole convenienze.

In coerenza con ciò che Mauro Pagani si proponeva “E’ una cosa che riguarda me, i miei figli, tutti noi, ho capito che avevo voglia di fare qualcosa, poi puoi scegliere se andare sul pesante, ma già ci pensa la realtà a essere pesante, oppure buttarla sul ridere e così abbiamo fatto.”. Si ride, si balla e si pensa, viene in mente Dario Fo e la “Morte accidentale di un anarchico”. Una coerenza esistenziale ed estetica delle cui implicazioni nel mainstream dello spettacolo Pagani è pienamente consapevole, mi auguro che lui e i suoi coetanei facciano tendenza con le generazioni più giovani.

Fiorello Cortiana



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