23 gennaio 2024

MILANO E IL VERDE, UN RAPPORTO PROBLEMATICO

Piantare per pubblicare un selfie non basta


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Dopo aver lanciato il grande progetto Forestami, istituito il Garante del Verde, varato il Piano Aria Clima, organizzato le Green Week, incontri e convegni, istituito un assessorato al Verde retto da un’assessora del partito dei Verdi, dove sono i risultati?

Nel 2018 il Comune e la Città Metropolitana hanno lanciato l’ambizioso progetto Forestami con l’obiettivo di piantare entro il 2030 tre milioni di alberi. Come? Attraverso l’aumento delle aree verdi, la mappatura di aree strategiche per individuare zone specifiche da forestare aumentando così la biodiversità, riducendo l’inquinamento dell’aria, riducendo i consumi energetici, riqualificando i quartieri, così si legge nel sito di Forestami, dove si rileva anche che il biennio 2018-2020 è stato principalmente dedicato allo studio (affidato al Politecnico di Milano) per censire e porre le basi scientifiche per una visione strategica sul ruolo del verde urbano nell’area metropolitana milanese. 

Dal 2020 al 2030 devono essere quindi piantati in media 300.000 alberi all’anno; dal sito citato rileviamo oggi che nei comuni dell’hinterland milanese sono stati piantati circa 47.000 alberi, tutti al di fuori dei centri abitati, e a Milano circa 3000 alberi in zone extraurbane . Nei prossimi 6 anni restano da piantare 2.950.000 alberi, dove non è dato sapere, o almeno non siamo riusciti a trovare indicazioni.

In realtà oggi cosa possiamo constatare? Piantumare qua e là nei prati dei comuni dell’hinterland come può contribuire a ridurre l’inquinamento dell’aria milanese, quali risparmi energetici si possono attendere dalla riduzione delle isole di calore in città se gli alberi stanno altrove, così come quale riqualificazione verde dei quartieri si pensa di realizzare se al contrario il Comune sta portando avanti una politica di intensa rigenerazione urbana (leggi cementificazione) dove il suolo viene consumato per lasciare spazio a grandi investimenti immobiliari. I dati relativi al consumo di suolo pubblicati dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), rilevati in base ad immagini satellitari ad alta risoluzione ed aggiornati annualmente dimostrano, Milano, dove il consumo di suolo è aumentato in modo progressivo negli ultimi decenni. La differenza di temperatura nelle aree urbane di pianura rispetto al territorio circostante ha raggiunto valori medi di 4 °C sul territorio nazionale con massime di 6 °C a Firenze e di 8°C a Milano. Il suolo in città diventa sempre più caldo e si raggiungono temperature estive con punte tra i 43 e i 46 °C, un fenomeno che possiamo constatare direttamente e che contribuisce ad innescare un circolo vizioso tra l’innalzamento della temperatura dovuto ai cambiamenti climatici e quello dovuto al consumo di suolo e mancanza di aree verdi.

Se il consumo di suolo non viene arrestato e le aree verdi urbane salvaguardate il progetto Forestami non basterà certo a contrastare il disastro ambientale derivante da una politica che va in direzione esattamente contraria ai bisogni della città. Forestami rappresenta allora una foglia di fico che rivela tutta la sua inutilità e spreco di risorse se il problema non viene affrontato nei suoi termini concreti e reali. 

Per ridurre l’inquinamento dell’aria, per ridurre i consumi energetici, per riqualificare i quartieri occorre abbandonare una politica del verde inconsistente, fatta di marketing e Greenwashing, che nei fatti si sta rivelando così contraria alle affermazioni di principio e cosi povera di risultati se solo si fa un bilancio di quanti alberi siano scomparsi e quanto consumo di suolo sia invece in realtà avvenuto.

Per una Milano più bella, più attrattiva, più sostenibile (copyright Comune di Milano) allora sarà il caso che il Comune pensi innanzitutto a proteggere la aree verdi esistenti e magari anche ad estendere il patrimonio arboreo urbano ovunque possibile, nelle nuove concessioni edilizie e nel prossimo PGT, dove addirittura si sta prendendo in considerazione la possibilità di concedere crediti di carbonio per compensare le emissioni di CO2 derivanti da nuovi grandi progetti di rigenerazione urbana, una aberrazione totale che mi rifiuto di pensare possa essere ragionevolmente proposta da parte di un’amministrazione comunale. Come a dire, lasciamo inquinare la nostra città (già abbastanza inquinata) da chi può pagare per cementificare la città (facendo utili con tali nuove costruzioni) piantando alberi per migliorare il clima e l’aria altrove, a scelta degli investitori. 

Credo che sarebbe troppo, anche per un’amministrazione che ha già dimostrato con quanta poca cura sia gestito il patrimonio verde cittadino lasciando distruggere il parco Bassini dal Politecnico di Milano per erigere un enorme e incombente edificio, promettendo compensazioni mai viste, sostenendo ancora oggi il progetto di abbattimento dello stadio Meazza con l’eliminazione del parco lì esistente, permettendo il taglio del famoso glicine strenuamente difeso dal comitato cittadino in piazzale Baiamonti, consentendo il taglio degli alberi nell’area della Goccia e la decimazione degli alberi nel Bosco di via Falck, tanto per fare qualche esempio. 

La cura e la difesa degli alberi, insieme al consumo di suolo, sono una preoccupazione dei cittadini a cui il Comune non si degna di dare attenzione, gli appelli e petizioni delle decine di associazioni e comitati milanesi restano senza esito.

Notiamo infine che Milano è la città che nel contesto nazionale più spende per la tutela e valorizzazione dell’ambiente urbano con una spesa annua pro capite di 37,65 euro per abitante, dove il numero di alberi tagliati (escludendo quelli abbattuti dal violento uragano dello scorso luglio) supera probabilmente quello dei nuovi alberi messi a dimora. A questa spesa, che incide per 52,6 milioni di euro (dati del 2019), non trovano riscontro risultati di livello adeguato.  Di questo e del servizio dato in appalto ad un consorzio esterno sarà il caso di trattare in altra occasione. Gli alberi costituiscono un bene sempre più prezioso per la salute pubblica, per il decoro e per la vivibilità dell’ambiente urbano e non basta certo aver nominato un Garante del Verde per garantire la protezione e la cura adeguate all’importanza che oggi riveste il patrimonio arboreo di una città.

Le ultime cronache riportano che il capogruppo dei Verdi in Consiglio Comunale, Carlo Manguzzi, ha lasciato l’incarico ed è uscito dal gruppo, non condividendo le scelte del Sindaco, degli altri consiglieri verdi e dell’assessore Elena Grandi sulle questioni ambientali, sul verde, sul consumo di suolo, sulla politica urbanistica. Anche un altro consigliere eletto nella lista Sala, Enrico Fedrighini, ha recentemente scelto di uscire dal gruppo, pur aderendo alla maggioranza, sostanzialmente per gli stessi motivi di Carlo Monguzzi. Il sindaco Sala non sembra aver dato alcuna importanza al merito delle posizioni espresse dai consiglieri Monguzzi e Fedrighini, che in parte accoglievano le richieste dei numerosi comitati, associazioni e gruppi di cittadini sulle varie questioni citate in questo articolo. Peccato, con l’introduzione del sistema maggioritario ormai il confronto delle idee e la discussione sulle scelte dell’amministrazione cittadina sono divenute superflue, il sindaco decide, il consiglio comunale ratifica, ai cittadini non resta che prendere atto.

Paolo Burgio

 



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