28 Ottobre 2025

Il 6 febbraio 2026, lo stadio San Siro Meazza, prima della possibile demolizione, nella sua piena efficienza, la cerimonia inaugurale dei XXV Giochi Olimpici Invernali. A 420 Km da Cortina, l’altra co-ospitante Milano ospiterà impianti e gare. La cosa non deve stupire, è stato così anche per i giochi invernali di Pechino: un’occasione troppo ghiotta per i nodi metropolitani e i loro attori nella globalizzazione.
La Fondazione Milano-Cortina 2026 ha la responsabilità dell’organizzazione dell’evento, raccolta di contributi da privati e sponsorizzazioni compresi. La fondazione costituisce il Comitato Promotore, ci sono i Comuni Milano e Cortina, le Regioni Lombardia e Veneto, le Province Autonome di Trento e Bolzano, il Governo con il CONI. Il budget della Fondazione Milano Cortina 2026, approvato definitivamente ad aprile, si attesta a 1,7 miliardi di euro per l’organizzazione, mentre le opere infrastrutturali gestite da SIMICO hanno richiesto investimenti per 3,4 miliardi. Sono stati venduti oltre 800.000 biglietti dei 1,2 milioni disponibili. La Fondazione Milano Cortina ha raggiunto i 450 milioni di euro da sponsorizzazioni. Il volontariato “Team26” ha chiuso le iscrizioni con quasi 50mila candidature.
Il Governo, con il Decreto Sport dello scorso luglio, ha dato i fondi necessari per coprire gli extracosti: 21 milioni per il PalaItalia e l’autorizzazione per Comune e Regione a rinegoziare le convenzioni.
La parte relativa alle infrastrutture fa capo alla Società Infrastrutture MilanoCortina2026 SPA. La Società Infrastrutture Milano Cortina- SIMICO ha terminato oltre il 70% delle 98 opere previste, 67 delle quali sono interventi destinati a rimanere. Lo scorso 30 settembre COIMA ha consegnato il Villaggio Olimpico di Milano Cortina 2026 alla Fondazione Milano Cortina 2026.
Dopo i Giochi, dall’anno accademico 2026/27, gli edifici diventeranno il più grande studentato in edilizia convenzionata d’Italia con 1.700 posti letto. Il Villaggio Olimpico poi Studentato è parte della riqualificazione dell’ex scalo FS, che fa capo al Fondo Porta Romana, promosso e gestito da Coima Sgr, insieme a Covivio, Prada Holding e Coima Esg City Impact Fund (Cecif). Il Fondo Porta Romana è il principale fondo di investimento in rigenerazione urbana in Italia: è partecipato da Cassa Forense, Cassa dei Commercialisti, Inarcassa, ENPAM, Compagnia di San Paolo, Fondazione Padova e Rovigo, Intesa Sanpaolo e Fideuram Vita.
L’ex scalo FS di Porta Romana è uno dei sette ex scali interessati da un Accordo di Programma per progetti di rigenerazione urbana, 2.500.000 mq di proprietà pubblica. Il TAR bocciò i ricorsi presentati Italia Nostra e dai Cittadini di Farini, riferendosi al PGT allora vigente mentre era in corso di approvazione il nuovo PGT, quello che ha a che fare con gli interventi per le Olimpiadi/Ex Scali FS.
L’altra area milanese interessata dalla costruzione di edifici per le Olimpiadi Invernali 2026 è quella di Santa Giulia-Rogoredo. Una società concorrente nel settore degli impianti sportivi ha presentato un ricorso al TAR. Ricorso bocciato, cui è seguito l’appello al Consiglio di Stato.
Appello che contestava: il riconoscimento dell’Arena multifunzionale come opera di interesse pubblico; la titolarità privata dell’impianto con le agevolazioni pubbliche concesse; l’attribuzione degli oneri per le infrastrutture viarie a enti pubblici anziché ai soggetti beneficiari privati.
Il Consiglio di Stato ha rigettato l’appello evidenziando: il Rispetto delle garanzie partecipative e di trasparenza; la scelta di non acquisire la proprietà pubblica dell’Arena è stata ritenuta ragionevole e commisurata alla complessità dell’intervento, con una valutazione attenta dei costi di gestione e delle strategie di rigenerazione urbana; la legittimazione dell’Arena, il PalaItalia, quale opera di interesse pubblico: strategico per le Olimpiadi 2026 e per la valorizzazione complessiva del nuovo quartiere urbano; gli interventi viari connessi qualificati come opere di interesse pubblico di ampio respiro, il cui costo è stato posto a carico delle amministrazioni competenti e non del soggetto privato promotore dell’Arena.
Del resto la legge regionale 26/2003 al primo comma dell’Art.21 è chiara sulla bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati: “1. Al fine di promuovere la bonifica o la messa in sicurezza permanente, il ripristino e la riqualificazione ambientale dei siti a qualsiasi titolo dichiarati contaminati, di proprietà sia pubblica sia privata, nonché il recupero socioeconomico e territoriale delle relative aree, la Regione (…) incentiva ed agevola l’iniziativa dei soggetti interessati non responsabili dell’inquinamento e determina le modalità di esercizio delle sue competenze in materia.” La bonifica come onere di urbanizzazione, molto logico, ma paga sempre Pantalone e non chi ha inquinato.
Questa volta nessun anatema contro la Procura che blocca lo sviluppo della città, qui il ‘Modello Milano’ si è espresso al meglio delle sue intenzioni.
Ai cittadini, associazioni e imprese, in assenza di una proposta politica di Milano, città metropolitana, come sistema integrato socialmente inclusivo, partecipato e abilitante, rimane solo l’azione giudiziaria per garantire il funzionamento democratico della gestione pubblica.
Per la consociazione delle amministrazioni comunale e regionale Milano e la sua area metropolitana sembrano un supporto inerte nel risiko dei fondi immobiliari internazionali, in cui le amministrazioni si pongono spesso come facilitatori di operazioni che antepongono l’Interesse privato al bene comune. Un supporto inerte e sordo, dove le vie istituzionali di informazione e partecipazione sono difficili da percorrere, vedi la simulazione del Dibattito Pubblico a Milano piuttosto che il referendum negato sulla riqualificazione dello stadio.
Un supporto inerte dove, in assenza di una visione e di una programmazione, gli eventi internazionale da ospitare fanno da volano per l’aumento della spesa pubblica. Negli ultimi 50 anni il costo dell’organizzazione delle Olimpiadi è cresciuto del 170%, dal 1994 ogni olimpiade invernale è costata più di 2 miliardi di euro, oltre a ulteriori spese per infrastrutture.
Oltre alla spesa pubblica aumenta altresì il valore del patrimonio immobiliare e della rendita nelle zone circostanti gli impianti olimpici con la conseguente gentrificazione sociale accompagnata da espulsione di molte famiglie verso i comuni di cintura alla ricerca di canoni d’affitto abbordabili, mentre in città si confermano sacche di quartieri degradati, dove il disagio diventa devianza e questione di ordine pubblico. Interessante, a proposito, lo studio dell’Università Bocconi ‘L’indotto di Expo 2015 Un’analisi di impatto economico al termine dell’evento’
Nelle conclusioni constata che: “Milano ha perso competitività rispetto a molte altre città europee e soprattutto rispetto a quelle che sembrano essere le sue più dirette concorrenti: Lione, Monaco di Baviera, la stessa Barcellona. Mentre queste città si rinnovavano e apparivano in veste nuova, Milano non ha ancora realizzato i cambiamenti necessari per competere: investimenti in innovazione tecnologica, grandi progetti, valorizzazione della cultura e dell’arte.”.
È indicativo quanto sta avvenendo a Santa Giulia, interessata dall’arena olimpica privata multifunzionale, il PalaItalia. A 20 anni dall’inizio di una riqualificazione del quartiere, dall’importo di 3,5 mld di euro, sono ancora in corso le bonifiche e ci sono cantieri e negozi sfitti. Ora dovrebbero partire i lavori e il cantiere per la nuova sede del Conservatorio mentre altri progetti sono ancora rinviati. Durante le settimane delle gare olimpiche l’accesso all’Arena passerà attraverso un tessuto urbano non definito e le relative transenne.
L’assenza di soggettività nella politica pubblica genera la mancanza di pianificazione territoriale e urbanistica con la relativa programmazione e rendicontazione. È un approccio riduzionista con uno sguardo miope, nello spazio e nel tempo. Uno sguardo circoscritto al singolo intervento di rigenerazione urbana o alla creazione di un nuovo ‘brano di città’ come a Santa Giulia. Il singolo intervento, ancorché di grande dimensione, non è visto in relazione ad un sistema più ampio e complesso, ma come una realtà urbana autonoma e autosufficiente. Una semplificazione della complessità delle relazioni e dei processi complessi. Manca così ogni valutazione delle possibili conseguenze nello spazio e nel tempo nei contesti sociali, culturali, di genere, di generazione e ambientali. Basti pensare alle bande giovanili o alle sistematiche esondazioni mal tamponate dalle vasche di laminazione.
Se gli amministratori iniziassero ad alzare lo sguardo vedrebbero che le foto satellitari, usate dall’ISPRA per il Rapporto 2025 con l’uso di programmi GIS open source, hanno evidenziato che, tra il 2015 e il 2023, oltre il 33% del territorio di Milano è stato consumato dai progetti di ‘Rigenerazione Urbana’. Sì, Milano ha edificato, consumato, circa il 60% del proprio territorio comunale. Il Piano del Governo Territoriale (PGT) 2030 quantifica in 12.580 ettari la superficie edificata, consumata, il suolo non edificato comprende 5.424 ettari di aree agricole e verdi costituiscono il suolo non edificato del territorio e quasi 182 ettari di suolo al momento libero in aree edificabili. Lo scorso 23 ottobre il Parlamento Europeo ha adottato la Direttiva per il monitoraggio dei suoli. Da quando sarà pubblicata gli Stati membri avranno tre anni per recepirla nei propri ordinamenti giuridici. Ma molto buoi nel frattempo saranno scappati…
Se alzassero lo sguardo a 36.000 Km potrebbero vedere le immagini del satellite europeo Sentinel-4 del programma Copernicus dell’ESA. Immagini preoccupanti: la Pianura Padana è l’area più inquinata d’Italia, un autentico hotspot di smog visibile a 36.000 chilometri di distanza. Il nuovo sistema di osservazione satellitare permette di comprendere come si distribuiscono nell’atmosfera sostanze nocive quali biossido di azoto, ozono e anidride solforosa, segnando un passo decisivo nel monitoraggio della qualità dell’aria europea. Ma l’approccio riduzionista arriva anche a smentire ciò che era stato appena approvato per l’abbattimento dello stadio Meazza-San Siro. La delibera per la vendita dello stadio e per le nuove costruzioni nei 29 ettari circostanti, presentata in Consiglio lo scorso 29 settembre, prevede “interventi compensativi da effettuarsi esclusivamente nel territorio di Milano, senza ricorso a crediti internazionali in coerenza con il Piano Aria e Clima”.
Come non detto, lo Schema di convenzione e gli indirizzi per la vendita del Meazza e dell’area GFU San Siro, approvato il 24 ottobre 2025, dalla Giunta dice che è possibile “conguagliare economicamente le differenze non recuperabili con realizzazioni dirette, anche attraverso l’acquisto di crediti carbon offset.”. Il Sindaco Sala ripristina così i “crediti di carbonio” per compensare l’impatto ambientale del progetto. Alberi piantati all’equatore, alberi tagliati sulle alpi per le piste e veleni nella pianura più inquinata d’Europa: il Modello Milano al meglio della sua performance. Presi dalle speculazioni e dai veleni che interessano Milano si finisce per dimenticare che sono olimpiadi invernali e che occorrono piste innevate in montagna, anche con le alterazioni climatiche. Il CIPRA, fondazione che si occupa di tutela ambientale, ha calcolato che per ricoprire di neve artificiale i 23.800 ettari di piste alpine si sono consumati 600 Gwh, quanto consumano annualmente 130.000 famiglie di quattro persone.
Il Wwf ha calcolato che ogni anno vengono impiegati per innevare le piste circa 95 milioni di metri cubi d’acqua oltre ai 600 gigawattora di energia: un costo di 136000 euro ogni ettaro. Insieme al WWF, CAI, Federazione Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, hanno denunciato che «Non abbiamo ad oggi elementi, a poco più di tre anni dai Giochi olimpici 2026 e dopo un confronto avviato e voluto da Fondazione Milano Cortina 2026 sin dal 2021, per potere attestare la sostenibilità ambientale delle opere e dei giochi olimpici invernali, dichiarata nel dossier di candidatura».
La procedura di Valutazione Ambientale Strategica preliminare, voluta dalla Fondazione Milano-Cortina, è focalizzata solo ed esclusivamente sul programma delle tre settimane dei Giochi. S.I.Mi.Co. la partecipata costituita per le infrastrutture olimpiche, sinora non ha fornito il quadro dettagliato degli stadi di progettazione/valutazione/autorizzazione – degli interventi (infrastrutture lineari), connessi e di contesto, inseriti nel piano, che pure è stato trasmesso al Ministero dell’Ambiente sin dall’aprile 2022.
La mancanza di confronto con le associazioni ha impedito la possibilità di valutare la riqualificazione e il riuso di impianti esistenti. Ad esempio, per la pista da bob di Cortina, a fronte dell’aumento incontrollato dei costi: da 50 milioni di euro ai possibili 120, l’alternativa esistente era la pista Innsbruck a 164 Km rispetto ai 420 da Milano, costo 12 milioni di euro. Ma la Fondazione e S.I.Mi.Co non sono disponibili a considerare questa alternativa, seppur ambientalmente ed economicamente più sostenibile. Al contrario il Forum di Assago si prepara al suo adattamento olimpico, da novembre via il basket per poter ospitare le gare di short track e pattinaggio di figura. Impianto esistente e riuso, meno costi e nessun consumo di suolo ulteriore. Anche i padiglioni 13 e 15 della Fiera Milano a Rho sono stati trasformati in un palazzetto temporaneo per l’hockey femminile, con un investimento di 15 milioni completamente sostenuto da Fondazione Fiera.
Le proposte della Fondazione Milano Cortina di collaborazione con le associazioni del gennaio 2021, per la raccolta di suggerimenti, la condivisione della progettualità, il recupero/compensazione, con incontri di aggiornamento periodici, sono state improduttive. Perciò le associazioni hanno interrotto gli incontri continuando monitoraggio/ proposta/denuncia. La stessa cosa è avvenuta con il Dibattito Pubblico sul Meazza-San Siro chiesto, ai sensi di legge, dal Comitato Referendario, qui neanche la forma di confronto è stata rispettata: marketing informativo delle società Inter e Milan con il rendering green del momento. E adesso apprestiamoci a seguire il grande circo su neve e ghiaccio, gioiosi mi raccomando altrimenti saremo tacciati di passatismo.
Fiorello Cortiana
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