28 Ottobre 2025

GIUNTE ROSSE A PALAZZO MARINO

La prima nel 1975


Nelle elezioni amministrative dell’11 giugno 1899 la lista sorta dall’alleanza fra socialisti, radicali e repubblicani ottenne la maggioranza assoluta, portando per la prima volta le sinistre al governo cittadino, esperienza durata fino al 1904 quando il sindaco Barinetti si dimise.

La sinistra torna al governo della città nel giugno del 1914 con Caldara sindaco per restarvi fino al 1922 con sindaco Filippetti.

Dopo la lunga parentesi fascista dei podestà, dal 1946 al 1956 il governo cittadino con Greppi e Ferrari fu garantito da giunte diverse caratterizzate dalla leadership socialdemocratica e dopo la scissione socialista dalla DC come primo partito.

Dal gennaio 1961 si apre la stagione dei governi di centro sinistra caratterizzata dall’alleanza competitiva tra i socialisti e i democristiani con sindaci Cassinis, Bucalossi e Aniasi.

Sarà proprio quest’ultimo, di cui in questi giorni si celebra il ventesimo dalla morte a porre fine al centrosinistra e ad inaugurare la stagione delle giunte di sinistra caratterizzate dalla lunga sindacatura di Carlo Tognoli 1976 1985. 

Dopo le elezioni comunali dell’85 Tognoli viene riconfermato sindaco ma con una maggioranza di pentapartito. Il ritorno del centrosinistra storico durerà poco; il nuovo sindaco Pillitteri (eletto dal consiglio comunale nel dicembre 1986 in sostituzione del dimissionario Tognoli), che era già stato determinante per la prima giunta rossa milanese il 13 dicembre 1987 decide un cambio di maggioranza: dal «pentapartito» ad una Giunta rosso-verde, che si regge sui voti di Psi, Pci, Psdi e Verdi.

Dopo le elezioni del maggio 1990 Pillitteri viene rieletto in agosto sindaco con una giunta che definisce in continuità con quella rosso verde con l’aggiunta dei repubblicani. 

Logorato dai dissidi interni alla coalizione ed interni ai partiti, in consiglio si contavano 17 gruppi diversi, Pillitteri si dimetterà nel dicembre 1991 con queste parole “tutti siamo utili nessuno è indispensabile, mi auguro che il 1992 possa portare una nuova giunta e un nuovo sindaco”, che sarà Borghini eletto il 18 gennaio, che durerà poco più di un anno travolto dal crollo del sistema dei partiti tradizionali e dalla nascita della soi disant “seconda repubblica”.

Le successive elezioni, 1993, si svolgeranno con il nuovo sistema elettorale “presidenziale” e per vedere di nuovo la sinistra al governo della città con Pisapia bisognerà attendere quasi un ventennio.

Complessivamente nell’Italia repubblicana prima dell’elezione diretta del sindaco le giunte rosse milanesi sono durate un quindicennio ma hanno lasciato un segno indelebile nella storia cittadina.

Determinante nella realizzazione delle giunte rosse, sia nel 1975 che nel 1987 (ma della seconda giunta rossa parleremo un’altra volta) più che i/il programma/i fu la politica delle alleanze e l’autonomia rispetto ai desiderata dei partiti nazionali.

Cosa avvenne invece nel luglio di cinquant’anni fa?

Dopo le elezioni comunali del 15 giugno 1975 che videro il PCI diventare il primo partito cittadino con il 30,39% dei voti e nonostante il quadripartito organico potesse contare su una maggioranza consiliare di 43 voti su 80 si aprì un confronto su soluzioni diverse.

 Le proposte spaziarono dal governo di unità nazionale che piaceva al segretario nazionale del PSI De Martino, e che sarebbe stato propedeutico, almeno così scrive Galli al compromesso storico attribuendo a Palazzo Marino  come già era stato per il primo centro sinistra il compito di apripista nazionale, alle larghe intese, alla proposta di alleanza democratica (coincidente nella sostanza con la formula di larghe intese politicamente più disponibile però nei confronti del PCI), comprendente DC, PSI, PSDI, PRI e PCI,

Il finale fu invece a sorpresa. 

Il 31 luglio nella prima seduta del consiglio, in un clima quasi di segretezza Aniasi, sindaco uscente, certo solo del sostegno dichiarato di PSI, PCI e dei demoproletari, che tuttavia non gli avrebbe garantito la maggioranza in consiglio, venne eletto con 44 voti.

25 comunisti, 11 socialisti, (una scheda bianca), 3 demoproletari (Molinari, De Grada, Cipriani), ma soprattutto 3 voti dei consiglieri PSDI (Pillitteri, Armanini, Fiorellini)) che si ribellarono alle indicazioni di Saragat uscendo dal partito e due voti di consiglieri democristiani Ogliari e Sirtori che dal partito furono espulsi. 

In pratica la giunta rossa di Aniasi fu fatta contro i desiderata di Berlinguer, Di De Martino, di Moro, di Zaccagnini (allora segretario DC), di Saragat, di La Malfa e chi più ne ha più ne metta. Esplicitamente i responsabili nazionali enti locali del PCI Cossutta e del PSI Labriola remarono contro. 

La risonanza nazionale della vicenda si può tranquillamente paragonare alla vittoriosa elezione di Caldara. 

Ancora 25 anni fa, nel gennaio del 2000 quando molti dei protagonisti dell’epoca si ritrovarono alla libreria Tikkun per ricordare la vicenda, non mancarono animosità e polemiche.

Toccò a Tognoli, che sostituirà Aniasi dieci mesi dopo (12 maggio 1976), nel suo intervento in consiglio a decretare a nome del gruppo socialista, la fine dell’esperienza del centrosinistra e l’inizio di una nuova stagione politica in una città, il cui elettorato con chiarezza, a suo avviso, aveva conferito alle forze di sinistra chiare responsabilità amministrative.

Pochi mesi dopo il 31 dicembre 1975, Francesco De Martino, all’epoca segretario del PSI, annunciò l’uscita del Partito Socialista Italiano dal Governo Moro IV in un articolo su L’Avanti.

La nuova giunta delibera a passo di carica tutto quanto era stato bloccato dalla DC: il prolungamento della metropolitana, la variante generale al piano regolatore del 1953, la riforma dell’istituto case popolari, l’inaugurazione del Palasport etc.

Giocò a favore della realizzazione della nuova giunta la lunga esperienza di Aniasi eletto in consiglio comunale nel1951, assessore nel 1954, riconfermato nel gennaio 1961 nella giunta organica di centro sinistra con sindaco Cassinis assessore ai lavori pubblici, ( il suo risultato più significativo fu costruzione di  ben 110 nuove scuole tra materne, elementari e medie, una scelta amministrativa tutt’ora ricordata come una delle più importanti nella storia cittadina), recordman di preferenze personali, eletto sindaco nel dicembre 1967, che aveva sempre tenuto un profilo politico più a sinistra di quello dei partiti in cui aveva militato (Psdi, PSI) un massimalista delle riforme lo definisce Jacopo Perazzoli. https://www.arcipelagomilano.org/archives/58456

Esemplare in questo senso il suo rapporto con il movimento studentesco (divenendo il bersaglio preferito della maggioranza silenziosa e delle destre in generale) che fu, nei limiti dei ruoli diversi, sempre molto buono come certificò la vicenda dell’Hotel Commercio in Piazza Fontana (un Leoncavallo ante litteram) di proprietà comunale, occupato dagli studenti il 28 novembre del 1968 per farne una Nuova Casa dello studente e del lavoratore (anche allora scarseggiavano gli alloggi per studenti, “A Milano – si legge nel volantino distribuito durante l’occupazione – ci sono 2.300 posti letto per più di 20.000 studenti fuorisede),  per fare un Alcazar maoista sosteneva invece la DC, mentre per le destre era solo un ritrovo di picchiatori e delinquenti.

Aniasi cercò una mediazione con il movimento, propone spazi alternativi e acconsentì allo sgombero solo nell’agosto del 1969 dopo mesi di feroci polemiche, decine di ore di dibattito in consiglio comunale quando anche nel suo partito si levarono voci che richiedevano l’intervento della forza pubblica. 

Determinante (come era stata al tempo della sostituzione di Bucalossi) la posizione di Craxi (dapprima titubante scrisse Aniasi) che in quanto leader della più anticomunista delle correnti socialiste fu però favorevole all’operazione perché nei fatti veniva affossato il progetto politico del compromesso storico.

La segretezza con cui fu condotta l’operazione scatenò l’ira in particolare della DC, che in città aveva una connotazione nettamente di destra che bollò l’operazione come vergognoso opportunismo, accozzaglia di transfughi, operazione trasformistica, giunta nata con il marchio d’infamia, etc.

Ricorda invece Federica Venni che a sinistra fu festa grande: “La botta questa volta è forte. Le vedove del centro-sinistra e, a maggior ragione, quelle della “maggioranza silenziosa” appaiono come stordite. L’elezione di una giunta con una maggioranza basata su Psi, Pci e Dp è un colpo molto duro per tutti coloro che ancora stentano a comprendere la portata dell’ondata rinnovatrice” scrive il quotidiano di Democrazia Proletaria. 

Molto più misurata l’Unità che anche dopo l’elezione di Aniasi scrisse che si trattava di una “premessa per ulteriori allargamenti a nuovi costruttivi apporti” e rinnovava l’invito per ampie convergenze non mascherando il malumore dei vertici nazionali del PCI.

Molti anni dopo Aniasi così ricorderà: “non dico cose nuove affermando che nel secolo passato Milano ha più volte compiuto scelte che hanno notevolmente influito sugli avvenimenti nazionali, in qualche caso addirittura anticipandoli. La giunta del 1975 ha segnato l’inizio del tentativo dei socialisti di contrastare l’egemonia democristiana e nel contempo il rifiuto di assecondare il disegno del “compromesso storico”… Ci accusarono di spregiudicatezza…furono polemiche strumentali, lamentele di coloro che consideravano la politica come un gioco di vecchi gentiluomini e ritenevano soprattutto, con grande arroganza, di poter impunemente continuare a dominare il campo a dispetto delle indicazioni elettorali e delle tradizioni politiche della città…non può quindi non essere considerata paradigmatica la soluzione politica raggiunta a Milano dai socialisti e dai comunisti non solo per i clamore e l’interesse destato sia in Italia sia all’estero, ma soprattutto perché venne adottata in breve in numerose città. 

Poco dopo persino Roma cessava infatti di essere amministrata da un sindaco democristiano, aprendo le porte del Campidoglio al comunista”, dando anche indicazioni per il futuro: “Nel porre la candidatura a governare Milano, non conta tanto la ricerca di personaggi più o meno noti, quanto piuttosto presentarsi al giudizio degli elettori con proposte programmatiche innovatrici, moderne e popolari, frutto di politiche riformiste che si richiamano ad un passato che merita di essere ricordato”. 

Walter Marossi

Bibliografia

Enrico Landoni, Il comune riformista-Le Giunte di sinistra al governo di Milano 1975 1985, L’ornitorinco edizioni

Enrico Landoni, Il Riformista concreto, testi e documenti dell’attività di Aldo Aniasi, L’ornitorinco edizioni

Jacopo Perazzoli, Aldo Aniasi la tela del riformista, Biblon edizioni



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  1. Cesare MocchiBravo Aniasi! La linea indicata allora è anche quella del futuro
    28 Ottobre 2025 • 20:54Rispondi
  2. Fausto+BagnatoConosco tutti i retroscena del Sindaco Aldo Aniasi in quanto collaborato col suo Vice Dott. Andrea Borruro. Il PSI ha subito quella scelta.
    31 Ottobre 2025 • 19:10Rispondi
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