28 Ottobre 2025
CORVACCIO
Tragedia buffa

dramatis personae:
Re Popolo Sovrano
Madonna Sinistra del Popolo
Corvaccio dei Truzzi di Briganzia
Arturo Maria Verzura, filosofo, astrologo, architettore e urbanista, consigliori di Corvaccio
Ermes Pipperno di Logorrea
Crudelia Demonia di Azzecagarbuglia
Galeazzo Leone Finto di Barbagia
Calogero Spennato di Speraindio
Tanghero Manigoldo di Mangionia
Pirlo dei Pirloni di Gradasso
Gesualdo Santo Illuminato dei Bonifici
Scena prima atto primo, sulla terrazza di un loft al tramonto a Dubazzo, Corvaccio sorseggia uno spritz campari stuzzicando dei finger-food colorati come coleotteri esotici, circondato da palmette e piante ornamentali, rimuginando e borbottando tra sé e sé….
L’inverno del loro malcontento si è finalmente fatta estate sfolgorante
le loro lamentele saranno la maggiore gloria del mio trionfo
finalmente salirò da vincitore alla ribalta
io, comprimario destinato ai tristi rituali del dare e avere
chiuso nelle sorde cortine degli uffici del potere
genuflesso agli ordini dell’amministratore di turno
destinato a una parabola senza infamia e senza lodo
lontano dai riflettori e dai cuori
averi potuto condurre una vita riservata e silenziosa
come si addice a chi non vuole far conoscere il proprio nome
io mi sono scavato dentro la densa materia anonima e opaca degli affari
una via di fuga e di salvezza dall’opprimente silenzio
uscire finalmente alla luce del sole, guardare negli occhi il mondo
io di poche, aride e difficili parole, avvezze al gergo del comando senza contraddittorio
io di pensiero secco e duro come l’arido greto di un torrente in secca
io che mi esprimo senza sentimenti, più vicino alla macchina che all’uomo
parlando una lingua universale adatta a tutte le stagioni
espropriando il concetto dalla sua verità e esponendolo nudo
mi sono ricavato in questi tempi difficili
di usurpare il posto di quelli che pretendevano di avere ragioni e rappresentare ideali
che si opponessero al potere e alla lingua dei padroni
di questo potere mi sono fatto prima umile servo e ora da padrone governo
l’ingovernabile flusso del dio denaro: chi mai farebbe il tuo bene se non esistesse il male?
insieme alle anime di quelli che credevano di potersi sottrarre al mio potere
e mi snobbavano indifferenti,
chiusi nelle cortine miopi della loro sconfitta cultura
costretti a ricordare il mio nome e a inchinarsi per il bacio della ciabatta
guardando il mio duro volto di sfinge destinato a non dare mai nessuna risposta
richiamo i demoni delle forze del passato per sottomettere il futuro
che non vedrà mai la luce, soffocato sul nascere
sento le grida dei bambini mai nati
i pianti e i lamenti delle famiglie distrutte
le speranze finite degli amori naufragati e delle amicizie distrutte
i singhiozzi delle vite soffocate in un vicolo cieco
portare il conflitto dove c’era pace per poi invocare i guardiani
Appiccare l’incendio per poi presentarsi come pompiere
iniettare il veleno fingendosi antidoto
E vi domando: non è questo il vero calice inebriante del potere fine a sé stesso
il calice che posso finalmente portare alle labbra e bere fino in fondo
senza dove rendere conto né a dio ne agli uomini né alla mia coscienza
previdente, l’ho uccisa prima che diventasse adulta, matura e importuna,
prima che mi impedisse di vedere oltre la realtà coi suoi dubbi
affinché io possa costruire finalmente il migliore dei mondi impossibili
dove chi non ha, non è e non sarà mai.
Mettere il sigillo a un’epoca, questo io voglio, lasciare un segno indelebile
non nelle macchie di inchiostro di chi vuole ancora parlare alle coscienze
ma direttamente nelle carni;
entrare come un ferro rovente sotto la pelle di chi non mi ha voluto amare
di chi ha creduto di poter vivere senza di me, del mio consiglio, della mia approvazione.
Voglio lasciare un segno che neanche la morte potrà cancellare…
Ma adesso si è fatto tardi il sole è tramontato,
domani mattina si compirà il mio destino
con la morte di Popolo Sovrano finalmente il mio momento è arrivato
Madonna Sinistra del Popolo, la sua bellezza sfigurata dal dolore
la sua coscienza turbata dai troppi nemici usciti dall’ombra
e dai falsi amici ora scomparsi e sciolti come neve al sole
sarà facile preda per me, avvezzo alle lusinghiere promesse
la sua debolezza sarà la mia forza
i suoi singhiozzi saranno i miei alleati
le sue lacrime il mio nettare
pronto a leccare il sangue delle sue ferite
mi fingerò servo, obbediente e pronto a sostenerla,
a farle da scudo contro i suoi tanti nemici
Una volta preso possesso della sua mente razionale mi impadronirò anche della sua coscienza
e poi del suo corpo, mai stupro sarà così compiuto nel nome del bene….
nessuno oserà contraddirmi, nessuno proverà a fermarmi
i miei nemici già deboli e infermi conosceranno
la peggiore delle sconfitte, il senso della loro inutilità.
Ma ora zitto, non condividere i tuoi pensieri con anima viva,
che nessuno capisca quello che il braccio fa senza la mente,
che la sinistra non sappia quel che fa la tua destra….
che far sembrare pieno quel che è vuoto è opera di magia più che di scienza!
continua….
Bertoldo Bracco