16 Settembre 2025
PICCOLA RICOSTRUZIONE DELLE VICENDE URBANISTICHE MILANESI DEGLI ULTIMI DECENNI
Non basta fermarsi alle narrazioni giornalistiche
16 Settembre 2025
Non basta fermarsi alle narrazioni giornalistiche

Capita di sentire, anche in contesti di valutazione critica, ricostruzioni delle vicende urbanistiche milanesi abbastanza imprecise o, meglio, influenzate dalla narrativa presente sui giornali, spesso approssimativa e allusiva, più che da dati di fatto desumibili dalla documentazione.
Si dice ad esempio: “Milano era una città triste, è diventata cosmopolita e attraente con Albertini”. Ma Milano è sempre stata una città cosmopolita, anche negli anni ’60 o ’70 (forse in quegli anni non tanto per gli immobiliaristi…), ma per restare allo specifico urbanistico già del 1980 il Sindaco Tognoli (e Pillitteri poi) lanciavano con il Progetto Passante una visione ambiziosa della città, assieme a una serie di iniziative urbanistiche (Garibaldi-Repubblica, Montecity ecc.) che con nomi nuovi (Porta Nuova, Santa Giulia ecc.) ma soprattutto con indici ben maggiori e dotazioni di opere di interesse pubblico ben minori, troviamo poi realizzate nel decenni successivi.
Erano gli anni dello slogan della “Milano da bere” che – piaccia o meno – non indicava certo una Milano triste. Quelle iniziative poi (tutto sommato ben impostate da assessori come Schemmari, poi travolto dalle vicende giudiziarie) vennero bloccate in parte per opposizioni interne, ma poi soprattutto da Tangentopoli; già allora comunque alcuni temi nel bene o nel male erano stati ben individuati, ed è da lì che bisogna partire per le valutazioni, non da Albertini.
“Milano è stata umiliata da un’amministrazione leghista imbarazzante.” Qui è un po’ più difficile controbattere, ma bisogna ricordare sia che Formentini ereditò una struttura comunale a pezzi per le indagini della magistratura, sia che subì l’ostilità se non proprio il boicottaggio da parte di molti dirigenti comunali schierati politicamente in altro modo e mal disposti nei confronti di questi parvenu; eppure riuscì a rilanciare iniziative come la Bicocca (Università e Teatro), i Programmi di Riqualificazione Urbana (con indici ben più bassi e dotazioni ben più alte di quelli attuali, in particolare sulle aree ferroviarie – indicazioni queste ultime che poi non ebbero seguito a causa di incomprensibili irrigidimenti degli uffici sulle proposte pervenute sui quali sarebbe meglio meditare) e altro ancora.
Eppure è forse proprio per questo che quell’amministrazione godette di scarsa visibilità giornalistica: sì, perché se abbassi gli indici e sei troppo severo con la rendita fondiaria in qualche modo te le fanno pagare: quando ad esempio la Giunta approvò la delibera sui PRU (su circa tre milioni di metri quadri di aree dismesse da recuperare), la principale testata giornalistica cittadina intitolò un articolo in questo modo: oggi la Giunta ha approvato la manutenzione delle panchine in via tale dei tali, ovvero una notizia minore, ma tacendo completamente quella principale. E sempre succede così alle amministrazioni che toccano certe posizioni, mentre vengono elogiate quelle – di destra e di sinistra – che invece le favoriscono: le cose vanno così, facciamocene una ragione ma cerchiamo di non crearci le opinioni in base ai titoli dei giornali.
Insomma Albertini riprende (con maggiori vantaggi per gli operatori) iniziative precedenti, e se gli si dà il merito di avere reso allegra Milano allora non solo gli si fa un favore, ma si rischia di partire con il piede sbagliato nelle valutazioni.
Quello che in realtà è avvenuto (ed è difficilmente contestabile*) durante le sue amministrazioni e soprattutto in quella successiva, con il PGT Masseroli, è una gara ad aumentare i diritti edificatori (più che raddoppiati) e a diminuire le opere di interesse pubblico (più che dimezzate, ma vanno valutate nella loro articolazione: servizi, case sociali, beni storici, tassazioni, traffico, ecc. ecc.**), tendenza in parte corretta dalle successive amministrazioni di centrosinistra come quella di Pisapia, ma senza mutarne davvero segno, forse per troppa attenzione al giudizio dei giornali (che infatti furono molto benevoli anche a seguito di eventi come il cambio d’uso della sede del Corsera e successiva vendita, forse a un prezzo troppo basso ma insomma).
Ovviamente non c’è nulla di male nella trasformazione urbanistica delle aree dismesse; solo, ci si attende che parte dei valori realizzate abbiano ricadute positive sulla città in termini di interventi di pubblico interesse intese anche in senso lato (la valorizzazione immobiliare della Pirelli-Bicocca per dire servì non solo a salvare i bilanci dell’azienda, ma anche a rilanciarne l’attività finanziando le ricerche nella produzione cavi, poi venduta anche quella, peraltro).
È quello che è avvenuto nelle iniziative più recenti? O le plusvalenze sono state prevalentemente introiettate dagli operatori (che si vantano di avere rimuneratività sul capitale investito superiori al 18%, ben superiore a quella di altre iniziative economiche)? È strano poi vedersela prendere con il Pirellino (non me ne abbiano i sostenitori dei centri sociali), paradossalmente forse l’unica, fra le aree di Porta Nuova, ad avere rispettato le procedure di vendita mediante gara per le proprietà pubbliche (il prezzo risultando il doppio della base d’asta) e per la quale il Comune abbia richiesto quote di edilizia sociale (su questo la vicenda però da quanto ho capito non si è ancora definitivamente chiusa).
E quindi la domanda vera a mio parere resta un’altra. La pioggia di miliardi che si è rovesciata su Milano ha portato benefici a tutta la città, o solo ad alcuni investitori? Sono iniziative di tipo “estrattivo” (per usare il termine del Premio Nobel Acemoglu) o invece portano valore per tutti? Se guardiamo il numero dei brevetti o delle famose start-up (poche e in settori marginali negli ultimi dati che ho visto, ma spero di sbagliarmi), il tessuto economico cittadino non ne sembra rivitalizzato se non in settori poco innovativi (costruzioni, affitti, pubblici esercizi…). Spero vivamente che qualcuno possa dimostrare che non è così.
Gregorio Praderio
* rimando su questo a un precedente intervento: https://www.arcipelagomilano.org/archives/58662
** per non annoiare ripetendomi troppo, sui limiti dell’attuale PGT rimando a precedenti interventi: sugli indici edificatori https://www.arcipelagomilano.org/archives/58224 ;
sugli aspetti da modificare https://www.arcipelagomilano.org/archives/61648 e https://www.arcipelagomilano.org/archives/63858 ;
sulla domanda abitativa: https://www.arcipelagomilano.org/archives/62619
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