16 Settembre 2025
SMETTERE DI INFORMARSI
Un’arma spuntata

Stiamo vivendo un momento storico difficile. Siamo raggiunti da un flusso continuo di informazioni. Quali? Non c’è da stare allegri, perché sono prevalentemente notizie che ci raccontano le tristezze dell’uomo. Guerre, violenze, epidemie, diritti violati, repressioni da parte di regimi autoritari, le troppe disuguaglianze sociali. Siti e social amplificano queste tragedie umane ed a volte il peso emotivo diventa insostenibile. È vero, purtroppo.
Il risultato più eclatante? Aumentano sempre più le persone che smettono di informarsi. È un modo per ribellarsi? Questo fenomeno ha iniziato a crescere durante la pandemia. Negli anni, sta coinvolgendo sempre più persone. Il “Reuters Institute” dell’Università di Oxford, ha pubblicato nel giugno 2025 la sua specifica indagine annuale. Su un gruppo di 17 Paesi, il 40% degli intervistati ha dichiarato di evitare le notizie “a volte” o “spesso”. Allarme. È il dato più alto mai registrato e questo per me è elemento preoccupante. Successivamente, vi fornirò i dati dell’Italia.
“Reuters Institute” ha individuato le cause principali, che determinano questo tipo di reazione in molti cittadini. Sono 3.
– Numero uno. Non vengono cercate attivamente le notizie, perché influiscono negativamente sul proprio umore.
– Numero due. Si è stanchi delle notizie che riguardano guerre e conflitti. Vi è un forte sovraccarico di queste notizie.
– Numero tre. Esiste una sfiducia nei confronti degli stessi media e questo ingenera nei cittadini il disimpegno.
È netta la percezione di non poter fare nulla per cambiare il corso degli eventi.
Il giornale “Guardiani” ha intervistato persone. Molti controllano le notizie una volta a settimana. Si sentono informati. Ma non si sentono “sopraffatti”. Altri si limitano a dare un’occhiata ai titoli, perché vogliono evitare contraccolpi emotivi. Alcuni studi suggeriscono di ridurre l’esposizione alle notizie riguardanti eventi tragici e angoscianti. Per la salute mentale. Questi studiosi sostengono che le “notizie forti” possono avere un impatto negativo sulla salute mentale di chi le acquisisce.
Lo sostiene anche Roane Cohen Silver, docente di psicologia, medicina e salute pubblica all’Università della California.” Nei casi di maggior esposizione, abbiamo osservato casi di ansia, depressione e sintomi da stress post traumatico”. Silver sostiene però che è possibile continuare ad informarsi, senza essere esposti al flusso costante di notizie. Le ricette. Sì alle newsletter, limitare la consultazione dei social in alcuni orari, disattivare le notifiche, scegliere le fonti ritenute affidabili. POSSO AFFERMARE CHE QUESTI CONSIGLI DESTANO IN ME FORTI PERPLESSITÀ? GRAZIE, DOTTORESSA SILVER.
IN ITALIA – Voglio riportare adesso, i dati realizzati da chi segue il contesto italiano del report annuale del “Reuters Institute”. Anno 2025.L’interesse degli italiani per le notizie è in costante discesa. Nel 2016 dimostrava disinteresse il 26%. nel 2025 siamo al 39%. Ma esiste anche un “paradosso italiano”. Risulterebbe, che il 59% degli italiani consulta notizie più volte al giorno. E allora? Stiamo parlando di una “fruizione frammentaria”. L’italiano “consuma” notizie. Credo sia necessario, cercare di capire meglio. Si fruisce della notizia in modo disattento, scrollando sui social, ricevendo notifiche, intercettando titoli senza poi approfondire.
La televisione continua ad essere la fonte primaria di informazione per il 51% degli italiani. Tra i Paesi analizzati è un primato. Solo il 17% considera i social come fonte principale di informazione. I siti web di TV e radiotelevisioni variano tra il 5% e 8%. La carta stampata è ormai residuale. Solo il 2% degli italiani la identifica come fonte principale di notizie e informazioni varie. Il 28% degli italiani considera i giornalisti “veicoli di disinformazione”. Sono però superati da influencer (42%) e politici (37%). Si preoccupa per la disinformazione il 54%. Percepita da chi ha un’istruzione elevata e si colloca in politica al centro o sinistra.
Credo di aver fornito dati interessanti, ma credo anche che il loro insieme possa provocare una sorta di smarrimento. Quando si parla di informazione, stiamo parlando del valore primario di qualunque democrazia. L’Informazione è democrazia. Ecco perché, personalmente sono molto sensibile ed attento a questo tipo di ricerche. È in campo la percezione del cittadino.
Il sistema dell’informazione in Italia è attraversato da tensioni profonde. Non posso esimermi dal citare un dato importante. La libertà di stampa in Italia nel 2025 è scesa al 49* posto a livello mondiale. Rispetto al 2024 abbiamo perso 3 posti. (RSF). Purtroppo ci confermiamo il peggior Paese dell’Europa occidentale. Al primo posto la Norvegia, poi l’Estonia ed i Paesi Bassi. “In Italia esiste una fiducia fragile, un interesse in calo ed un uso frequente, ma superficiale delle notizie”. Ne parlavamo prima. “È amaro constatare un eco sistema informativo che appare in bilico tra obsolescenza e resilienza”. Sarà utile farsi domande.
Non ho la presunzione di avere in tasca le soluzioni ad un problema, quello dell’informazione, che è grande come il mondo. In Italia ci sono grandi concentrazioni di proprietà e di potere nei media e questo penalizza la corretta informazione. La politica. Ancora una volta è la politica a decidere e alla politica serve un’informazione di parte, perché procaccia il consenso elettorale. Qualcuno diceva ” chi non ha peccato lanci la prima pietra” e in questo caso, l’osservatore attento non può negare il peccato.
CONCLUSIONI – Sono sempre stato un lavoratore dipendente e conosco le difficoltà a tirare fine mese. Quando ci devi fare i conti, comprendi. Comprendi le tante ingiustizie che devi subire e che si potrebbero evitare. Se poi studi, comprendi anche il ruolo del profitto.
Il ruolo devastante del liberismo, senza regole e senza pietà per nessuno. Allora il mio ruolo non può che essere da una parte.
Ma questa consapevolezza è sempre meno patrimonio comune. Non lo è tra gli stessi che condividono le stesse condizioni. Una volta si chiamava “coscienza di classe” e ben altre erano le condizioni sociali e politiche. Oggi chiamatela “resistenza”. È più che mai necessaria ed indispensabile. I partiti della sinistra lo sanno, ma spesso se ne dimenticano. Allora tocca a noi. Non potrò mai giustificare, chi si allontana dalla realtà per comodità e magari rivendica diritti che nessuno ti regalerà mai.
Quello dell’informazione è un diritto ed un dovere. Bisogna restare sul pezzo e per esserlo non ci si può informare ogni tanto. Certamente servirà selezionare le proprie fonti, quelle affidabili, ma la ricerca può dare buoni frutti. C’è la controinformazione. Non siamo così in pochi a lavorare per fornire informazioni utili. Esiste un lavoro di ricerca importante per raccontare la verità. Abbandonare questa ricerca rifugiandosi nel rifiuto, come viene riportato nell’indagine sopracitata, equivale ad una sconfitta.
Quel giorno, qualcuno dirà ” si illudeva di poter contribuire a migliorare il mondo che non gli piaceva e invece non ce l’ha fatta”. Ma ovunque sarò in quel momento, spero che altri apprezzeranno il mio impegno e potranno dire ” ma almeno ci ha tentato.” Mi chiedo come catalogare quei soggetti… quasi compiaciuti del mancato successo, per dare un alibi alla propria passività…
Dopodiché, io continuerò ad interrogare la mia coscienza e con i miei articoli, anche quella degli altri, perché è indispensabile.
Sento ancora il bisogno di voler dare il mio modesto contributo ai miei figli, ai nipoti, alle giovani generazioni. L’esperienza. Continuerò ad insegnare loro a leggere, studiare, informarsi. Mai potrò condividere la loro eventuale pigrizia. Mai abbandonare.
Beata ignoranza? L’ignoranza è un limite che si può colmare, ma costa fatica. E invece qualcuno, magari ridendo, la valorizza. Chi la rivendica come il migliore degli ansiolitici è un perdente. Un uomo o una donna che ha scelto di arrendersi. Bestemmia.
Facile nascondere la testa sotto la sabbia, come fanno gli struzzi. I romani dicono “chi si estranea dalla lotta è un gran figlio…..” Non è mai stato facile. Adesso diventa ancora più difficile, perchè la disgregazione sociale semina vittime, ma mai demordere. Solo chi non smette di lottare ha il diritto di protestare e contestare ciò che non va. Questo principio è per me irrinunciabile. Qualcuno pensa di poter prescindere dall’informazione?
Danilo Tosarelli
Un commento