2 Settembre 2025
CRONACHE URBANISTICHE 16
L’appello dei duecento universitari

Arcipelago va in pausa per le meritate vacanze estive e quei simpaticoni dei PM pensano bene di calare l’asso proprio quando già stiamo pregustando un mojito all’ombra del nostro ombrellone ligure (per quelli più duri di comprendonio, sono ironico e non frequento il mare dei milanesi nei cui stabilimenti forse servirebbe un Piano Attuativo per combattere la densificazione di ombrelloni e lettini).
Arrestiamoli tutti! Poi però abbiamo visto come è finita… Mi chiedo se questa mossa molto spettacolare era proprio necessaria o nasceva da motivi non propriamente giudiziari. È il bello dei gradi di giudizio e dei diversi meccanismi di pesi e contrappesi del nostro sistema giuridico. Ma io faccio a malapena l’architetto. Cosa volete che ne sappia di una materia così complessa come il Codice penale?
Ha senso discutere o ragionare di un fatto ormai passato “in giudicato”? Leggo poi che in realtà le accuse di corruzione (termine che suona effettivamente grave e meritevole di indignazione popolare) sono dovute al fatto che è stato abolito il reato di abuso d’ufficio e che quindi i PM sono “costretti” ad appiopparti un reato di livello “superiore”. Come dire che hai parcheggiato in divieto di sosta, ma siccome non è più reato, ti faccio la multa per essere passato col rosso. Diventa a quel punto anche più facile per l’imputato difendersi.
Ma, ripeto, queste sono vicende e tecnicismi giudiziari in cui non ho competenza per discettare e lascio ad altri il gravoso compito. Anche perché non credo che ai lettori importi il mio parere.
Tutto questo a prescindere dagli aspetti morali e deontologici, di cui mi aspetto che prima o poi il nostro ordine si occupi, invece di fare finta di niente. Ma temo che aspetterò invano.
Prenderei invece spunto dall’appello di pochi giorni fa, firmato da “200 docenti universitari di tutta Italia, tra cui urbanisti, architetti, giuristi, sociologi, antropologi, filosofi” e anche dal nostro direttore, per fare un ragionamento più ampio su tutta la vicenda e per capire dove stiamo andando.
Alcune premesse. A me piace la Milano dei grattacieli, la Milano che si trasforma e cambia pelle. Non comprendo il conservatorismo di chi osteggia queste dinamiche. No, in realtà lo comprendo benissimo e lo disprezzo. Mi piaciucchia persino il cubo di Firenze. Non mi piace sicuramente il modo disinvolto (usiamo un eufemismo) con cui certi processi trasformativi sono stati portati avanti. Ma se devo pensare in astratto penso che le trasformazioni di aree dismesse e le modifiche allo skyline siano fatti urbani positivi e non peccati di lesa maestà.
E se per risparmiare suolo e densificare ci si deve muovere in altezza, ben vengano grattacieli e torri. Il vero problema è che a fronte di questi processi ci dovrebbe essere un attore pubblico che governa e regola senza castrare, ma nemmeno mettendosi supinamente alla mercé di chi per mestiere non fa certo beneficenza. Non si può pretendere che siano gli sviluppatori ad autoregolarsi o a moderarsi nei loro appetiti. Deve essere il pubblico ad esercitare il suo ruolo in maniera forte utilizzando i corretti strumenti normativi e soprattutto avendo chiara l’idea di città che vuole offrire ai suoi cittadini. Cosa che in questi anni è sicuramente mancata (forse anche volutamente) in ogni PGT presentato.
Veniamo quindi all’appello. Non me ne voglia il direttore, ma a fronte di alcuni i passaggi del testo che mi trovano d’accordo, ho letto varie altre parti che sono o troppo generiche o addirittura considerano già concluse non solo le inchieste ma pure i processi.
Eppure il Sole 24 Ore ricorda che “le statistiche sull’abuso d’ufficio raccontano un reato al centro di processi ad alto tasso di archiviazione: nel 2021 su 5.418 procedimenti definiti dall’ufficio Gip/Gup, le archiviazioni sono state 4.613 (di cui 148 per prescrizione), oltre l’85 per cento. Una quota superiore al dato medio dei procedimenti penali, fermo al 62% (comunque elevato). Si tratta in gran parte di richieste di archiviazione presentate dalle Procure al termine delle indagini preliminari, che normalmente sono accolte dal Gip”.
Ok si parla di abuso di ufficio, ma come si diceva prima questo è il reato per cui si sarebbe proceduto se non fosse stato abolito.
Ritengo che quello che per gli estensori dell’appello è “evidente”, in realtà è in gran parte tutto da dimostrare. Anche perché se poi alla fine di tutti i procedimenti avremo solo un 15% di condanne (come da statistiche), penso che dovremo fare tutti una qualche riflessione in merito.
Quando invece si dice che a Milano si è considerato normale trasformare la città per frammenti, senza un quadro strategico di visione e gestione pubblica non posso che essere concorde. È quello che scrivevo sopra. Sposo anche l’assunto che le grandi aree di trasformazione – come gli scali ferroviari e le aree industriali di Bovisa e Rogoredo – stanno prendendo forma al di fuori della visione d’insieme della città che spetterebbe al Piano.
Mentre non vedo nulla di oltraggioso nel costruire all’interno degli isolati e nei cortili edifici di dimensioni incongrue, spesso al posto di laboratori, parcheggi, piccole residenze, giardini o aree che la natura aveva riconquistato se le norme sono rispettate e non piegate ad uso dei soliti noti. E non vorrei commentare l’espediente retorico delle “aree che la natura aveva riconquistato”.
Trovo giusto ragionare sulle disuguaglianze sociali e i divari territoriali e su tutto ciò che ha compromesso sensibilmente la qualità della vita, a partire dal diritto all’abitare e dalla salute dei cittadini.
Ma per fare tutto ciò è proprio necessario “fermare Milano” oltre a quello che sta già facendo la magistratura con le sue indagini?
È indubbio che la svendita di San Siro vada bloccata (anche e soprattutto per motivi ambientali), ma sul resto andrei più cauto e no, per favore no, non rintroduciamo il concetto dell’urbanistica partecipata. Che non sono più gli anni Settanta. Perché poi arrivano quelli dell’università della strada o quelli che uno vale uno.
Sono poi curioso di capire meglio questo punto: nello specifico, chiediamo che il Piano Casa sia radicalmente rivisto favorendo l’Edilizia Residenziale Pubblica piuttosto che quella Sociale. Chiederò in merito un parere autorevole ad Alessandro Maggioni, per sapere cosa ne pensa lui.
Va bene proporre nuove forme di pianificazione in grado di far fronte agli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, di tutelare l’interesse degli abitanti e la qualità ambientale e sociale dei luoghi dall’eccessiva rapacità degli investitori. Ora tralasciando la “rapacità” (che sa tanto di slogan da FGCI), concordo sul fatto che nei nuovi piani debba essere centrale il tema ambientale, ma per far questo servono nuove norme almeno regionali. E sono anni che dico che va cambiata la legge 12/2005, ma non possiamo stare fermi per anni in attesa che si scrivano nuove norme. Lo stesso ragionamento va esteso a livello nazionale.
Serve un novo TU per edilizia e urbanistica (ma poi come gestiamo il tema della concorrenzialità?). Ma guai se lo riforma l’attuale parlamento, amico degli speculatori. E quindi attendiamo nuove maggioranze, più “amiche”? E nel frattempo? Stiamo fermi ad aspettare?
Da tanti esimi docenti mi aspettavo qualcosa di più pragmatico e meno accademico. O forse no…
Pietro Cafiero
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