2 Settembre 2025
THE DARK SIDE OF MILAN
La Torre A2A, la strada sbagliata

Nonostante tutto, Milano si sta – più o meno sommessamente – trasformando o, come si preferisce dire oggi, rigenerando, nonostante si attenda ancora una chiara e certa ridefinizione delle “regole del gioco” e si sia in attesa di una nuova composizione della Commissione per il paesaggio che, si auspica, sappia operare a tutela del paesaggio e dei vincoli sussistenti nell’interesse della cittadinanza tutta.
E il filo conduttore, soprattutto nel caso di interventi che riguardano una SL non irrilevante, sembra essere lo sviluppo verso l’alto, anche in forza del contenimento del consumo del suolo, con progetti che vedono l’erezione di edifici di venti e più piani.
Questo sta avvenendo non solo in talune, particolari aree cittadine individuate in un ben definito ambito di riqualificazione e/o rigenerazione caratterizzato da nuove torri o grattacieli, come nel caso di piazza Gae Aulenti e dintorni. Tale tendenza, difatti, si sta via via espandendo anche in contesti molto più periferici caratterizzati da un preesistente abitato creatosi tra gli anni ’60 e ’70 che vede la presenza dei più classici fabbricati condominiali di otto piani.
Si pensi alla Torre Faro di A2A sulla circonvallazione esterna che si sta innalzando di piano in piano fino a quando raggiungerà i suoi 144 metri di altezza. O alla recente proposta iniziale di piano attuativo, pervenuta al Municipio 5 per l’espressione del relativo parere (obbligatorio ma non vincolante), che riguarda edifici dismessi in Via Lampedusa con cui l’operatore propone, a seguito dell’abbattimento delle tre torrette direzionali ex Enpam di otto piani ciascuna costruite negli anni ottanta dal gruppo Ligresti, la realizzazione di tre nuovi edifici alti rispettivamente diciannove, venti e ventuno piani oltre ad intervenire su altri sei retrostanti edifici attualmente ad uso terziario.
La proposta progettuale per tale compendio, che è utile ricordare lambisce l’inizio del perimetro Parco Agricolo Sud Milano, abbandona l’uso terziario e genererà una SL Residenziale di 38,515.00 mq con previsione di insediamento di circa 1167 nuovi abitanti.
Questo anche grazie alla c.d. perequazione e alla premialità costituita da un incremento dei diritti edificatori per chi rigenera, recupera e la riqualifica edifici dismessi, consentendo quindi di beneficiare di una maggiore volumetria rispetto agli indici standard previsti dal PGT.
Credo sia giusto interrogarsi se questa importante emersione del nuovo abitato verso l’alto sia in qualche modo da regolare e meglio definire oppure se si debba solo assistere a questo innalzamento in ogni dove quasi in modo spontaneo.
Questo è un lato di Milano, quello dei grandi operatori, spesso i soliti noti, che stanno trasformando la nostra città.
Ma c’è un altro drammatico lato, più nascosto, che stenta a emergere, quantomeno nella conoscenza e nella coscienza di tutti noi.
Lo spunto lo fornisce la pubblicazione del bilancio sociale 2024 di quella meritevole realtà quale è l’Opera Cardinal Ferrari Onlus che, tra i vari servizi forniti alle persone fragili e senza fissa dimora (che in Cardinal Ferrari vengono chiamati “i nostri carissimi”), è nota per i pasti gratuiti offerti quotidianamente, il servizio diurno a disagiati e la attenta e continua raccolta di vestiario da destinare ai bisognosi.
Il dato che emerge dalla fotografia del 2024 è sconcertante e deve far riflettere: crescono le richieste di aiuto, diminuiscono i redditi, aumentano le persone senza casa e senza documenti, denotando un’emersione della povertà sempre più estesa, trasversale, complessa, aumentano gli accessi, le richieste di pasti, i bisogni primari.
Qualche dato utile a comprendere il fenomeno: 65.275 pasti serviti (+14,9%) e 38.250 colazioni (+29,7%), 11.557 docce erogate (+16,7%), +143,8% richieste di barbiere e parrucchiere rispetto al 2023, 2.801pacchi viveri distribuiti (+21%).
Rilevante è, inoltre, l’incremento dei nuovi accessi: 443 persone hanno chiesto aiuto per la prima volta, il 142% in più rispetto al 2023, dei quali il 75% sono uomini, aumentando al contempo anche la componente femminile, spesso vittima di violenze o precarietà abitativa estrema.
Una Milano a due facce: da un lato, la Milano tanto attrattiva da motivare gli operatori a investire per costruire nuove residenze sempre più “di classe” e sempre più alte; dall’altra, la Milano sommersa della galassia di bisognosi, sempre più numerosa, nascosta tra le nostre vie. Nel mezzo quelli che sono nati e vissuti a Milano, fino a oggi, perché tanti non ce la fanno più e ripiegano nell’hinterland.
E a chi spetta di realizzare le condizioni per consentire la presenza e la permanenza nella nostra piccola metropoli di più categorie di soggetti, di più “classi” per usare un concetto ormai obsoleto, di una cittadinanza più trasversale, molto spesso sembra indirizzarsi verso la visione di una città esclusiva, anche nel senso che esclude qualcuno per attirare altri, piuttosto che inclusiva.
Pensiamo solo ai numerosi studentati che sono sorti nello spicchio sud di Milano: Via Col Moschin/Castelbarco, l’ex Consorzio agrario di Via Ripamonti e poi, proprio di fronte, le residenze degli atleti del Villaggio Olimpico che saranno riconvertite ad altro studentato da 1.700 posti: lo studentato più grande d’Italia! Con estrema soddisfazione di chi ha investito su questi progetti, considerato il margine di guadagno che le non certo economiche stanze per studenti generano, e con altrettanta soddisfazione dell’amministrazione comunale che qualifica e dichiara sempre questi interventi come di interesse pubblico.
Ripenso al bilancio sociale dell’Opera Cardinal Ferrari e riprendo in mano una vecchia delibera del Municipio 5, la n. 13/2021 “Valutazioni e osservazioni sul Masterplan dell’area Scalo Romana”, una delle tante rese sul tema. In questa delibera si chiedeva che venissero riconsiderate, anche da parte dell’amministrazione comunale centrale, alcune indicazioni; la prima era la seguente: “sia soggetta a successiva rivalutazione, sulla base dei più urgenti fabbisogni del territorio, la susseguente funzione da riservare agli immobili destinati agli atleti del villaggio olimpico, ad oggi prevista come residenza per studenti universitari, sia in ragione della presenza di altre simili già presenti nel circondario (Campus Bocconi, studentato di Via Giovenale-Col Moschin, studentato ex Consorzio agrario) sia per dare migliore risposta alle più ampie esigenze connesse al tema dell’abitare”.
Un grido nel deserto, ribadito nelle successive delibere municipali senza soluzione di continuità; per quanto è dato sapere, l’amministrazione comunale non cambia idea, sarà sempre e solo uno studentato, il più grande d’Italia.
Tanto, forse così pensano i governanti della nostra città, per dare risposta ad altre esigenze (che meriterebbero anch’esse una valutazione e una realizzazione dell’interesse pubblico) ci sono pur sempre le Onlus attive nei paraggi, come il Pane quotidiano o l’Opera Cardinal Ferrari alle quali, semmai, conferire la civica benemerenza cittadina.
E provando a guardare la nostra Milano da tutti i suoi lati, viene in mente la frase con cui si chiudeva l’album The Dark Side of the Moon (che conteneva – coincidenze – anche il brano “Money”) nella canzone conclusiva intelata “Eclipse”: non esiste un lato oscuro della luna. In realtà è tutta oscura.
Flavio Verri
Consigliere Municipio 5