2 Settembre 2025
LA GRANDE TRISTEZZA
I ricordi di un funzionario comunale

C’è un filo che lega il passato al presente, e talvolta quel filo si tende così tanto da diventare una ferita aperta. A Milano, nel cuore di una città che si vorrebbe vetrina d’Europa, sta emergendo un nuovo sistema di potere opaco, fondato su un’alleanza inquietante tra interessi immobiliari privati e figure istituzionali. L’inchiesta milanese sull’urbanistica – che coinvolge imprenditori, tecnici comunali, assessori e figure di primo piano come l’architetto Stefano Boeri – parla con parole gravi: “corruzione sistemica e ambientale”, “uffici paralleli”, “pressioni indebite”, “senso d’impunità”.
È un quadro che rievoca gli anni bui di Tangentopoli. Ma ciò che lo rende ancora più amaro è il fatto che tutto ciò accada dopo quel trauma collettivo, nonostante le promesse di trasparenza e partecipazione.
La Procura di Milano non parla solo di singoli episodi di malaffare, ma di una struttura perversa e consolidata, che ha consentito un’espansione edilizia “incontrollata”, gestita all’ombra di un “Pgt ombra” (Piano di Governo del Territorio parallelo), dove le decisioni pubbliche venivano piegate agli interessi privati.
La Commissione per il Paesaggio – organo tecnico cruciale per l’approvazione dei progetti – è indicata come strumentalizzata, ridotta a cinghia di trasmissione delle pressioni politiche e delle ambizioni speculative. Il presidente Giuseppe Marinoni, secondo le accuse, avrebbe operato in conflitto d’interessi, agendo in accordo con l’assessore Tancredi e con la complicità silente, se non attiva, di ambienti politici e tecnici comunali.
Il caso Pirellino e Torre Botanica: una cartolina dal disonore.
Il progetto di riqualificazione del Pirellino in “Torre Botanica” è diventato emblematico. Originariamente osteggiato dalla Commissione Paesaggio, riceve improvvisamente, il 5 ottobre 2023, un parere favorevole. Ma non è un semplice cambio di valutazione: secondo l’inchiesta, è il risultato diretto di pressioni indebite.
Boeri avrebbe mandato un messaggio WhatsApp al sindaco Sala con toni “risoluti e di comando”, minacciando “rotture” da parte dell’immobiliarista Manfredi Catella. L’assessore Tancredi, “facendo proprie” queste minacce, avrebbe premuto su Marinoni affinché la Commissione si adeguasse. Una mossa, questa, che rivela la capacità di certi attori privati di imporre la propria agenda urbanistica sul governo della città.
Nel decreto di sequestro e perquisizioni si parla di “corruzione circolare”, camuffata da un maquillage giuridico raffinato: incarichi professionali dati in cambio di favori, patrocinio istituzionale piegato agli interessi dei costruttori, rapporti fiduciari utilizzati per ottenere pareri tecnici favorevoli.
Il tutto avveniva “nella vulnerabilità sempre più accentuata dell’amministrazione pubblica”, affermano i magistrati. È un’accusa che non riguarda solo le persone, ma un sistema che ha smarrito le proprie regole di legittimità.
Il sindaco Sala ha commentato: “L’amministrazione non si riconosce nella lettura che viene riportata”, accennando a un percorso di riorganizzazione. Boeri si è detto certo della propria correttezza, dichiarando che la Torre Botanica “è da tempo un progetto abbandonato”.
Ma queste parole, per quanto legittime in sede difensiva, non scalfiscono l’impianto accusatorio né alleviano la gravità di quanto emerso. L’indagine ha già portato a sequestri di cantieri, arresti e acquisizioni di documenti. La credibilità delle istituzioni milanesi è in gioco, come lo è la fiducia dei cittadini nella cosa pubblica.
Chi scrive queste righe ha vissuto – da dentro – gli anni più duri dell’edilizia milanese, quelli in cui Tangentopoli travolse intere giunte e modelli di potere. Dal 1990 al 1996 e ancora dal 2003 al 2006 ho ricoperto il ruolo di Commissario nella Commissione Edilizia del Comune di Milano. Ho visto cadere assessori come birilli, ma ho anche visto la città tentare di risollevarsi.
Ecco perché oggi, da cittadino di 87 anni che ha speso parte della propria vita per Milano, provo tristezza, sdegno e anche un senso di sconfitta nel vedere che la storia sembra ripetersi. Con le stesse trame, le stesse ambizioni, la stessa indifferenza verso il bene comune.
Quello che è accaduto è criminale, è malavitoso, è un’offesa a ogni cittadino onesto.
È anche un atto di violenza urbana, perché questi progetti cementificano il paesaggio ma anche la dignità della città, privandola della trasparenza, della giustizia, del respiro.
Le parole della Procura parlano da sole. Le responsabilità penali verranno accertate, ma le responsabilità morali e politiche sono già visibili. Milano deve ritrovare una legalità profonda, non solo nei codici ma negli occhi e nella voce di chi amministra. Deve liberarsi dai poteri paralleli, dalle pressioni indebite, dai progetti imposti.
Milano deve essere una città da costruire con la cittadinanza, non sopra la cittadinanza.
Carlo Lolla
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