10 Giugno 2025
I MASSELLI DI MILANO
Una incontestabile metafora di cattiva amministrazione
10 Giugno 2025
Una incontestabile metafora di cattiva amministrazione

Ho letto qualche giorno fa che il Comune, ha messo mano alla pavimentazione di via Meravigli asfaltandola per risolvere il problema dei “masselli” di difficile manutenzione e che rendono pericoloso il transito dei ciclisti e provocano un rumore che dalla strada infastidisce i frontisti. La realtà è che il maggior rumore lo provocano i tram perché sobbalzano sulle rotaie in corrispondenza delle saldature tra un binario e l’altro. Sul problema delle saldature dei binari torneremo più avanti.
Lorenzo Viganò su di un articolo del Corriere della Sera Milano del 2018 scriveva: «Eppure le lastre di pietra e porfido, magari tagliate dalle rotaie del tram, danno anima e carattere a ogni centro storico, sono il suo maquillage. E toglierle…equivarrebbe a cancellare la storia di chi le ha calcate, rendendo anonime vie, piazze e strade. Semmai il problema del pavé è curarne la manutenzione». Io ricordo di aver letto da qualche parte che i francesi del ‘700 arrivando a Milano restavano stupiti dei lastricati milanesi.
Ci risiamo. Visto che i masselli continuano a “venir su” il Comune pensa di rimuoverli e asfaltare strade e piazze. Meglio fermarsi a riflettere, come suggeriva Viganò, meglio sistemare le cose che ci sono, magari prima di rifare quello che è già stato cancellato del tutto.
Ragioniamo e cominciamo col farci qualche domanda: quanto resiste una pavimentazione in masselli fatta regola d’arte anche col traffico pesante? Anche un secolo. Quanto resiste un manto d’asfalto? Al massimo 10 anni se fatto bene, e buche a parte.
Altra domanda. Come mai in molte strade ci sono lunghi tratti di pavimentazione a masselli perfettamente conservate da almeno 70 anni, vedi via San vittore, strada che ho percorso a piedi per tutti gli anni delle scuole medie e del Liceo Manzoni partendo da via Telesio. Anni felici durante i quali non c’era alcun problema per bambini e ragazzetti ad andarsene a scuola da soli.
I masselli mi sono rimasti nel cuore e li ho sempre amati perché nelle giornate di sole riflettevano sulle facciate delle case una luce rosata e calda. Anche allora ci passavano le biciclette, non c’erano ancora le piste ciclabili e nessuno andava sul marciapiede anche se ovviamente non era gradevole ma sopportabile il sussulto del sellino anche se i masselli erano posati a regola d’arte e così mantenuti.
Nel 1998 Riccardo De Corato, da poco nominato Vice Sindaco di Milano e assessore ai Lavori Pubblici, si trovò sul tavolo quel problema dei masselli e propose al Politecnico di Milano di studiare una resina per saldarli tra loro. Fortunatamente la cosa non ebbe seguito ma il problema rimase e si ripropose da allora con regolare cadenza: oggi ci risiamo anche se il materiale usato ora per rimediare allo spazio tra i masselli dà migliori prestazioni del bitume colato a caldo.
Prima di proseguire voglio raccontare la vicenda di Viale San Michele del Carso: emblematica.
Nel luglio del 2013 iniziano i lavori per la sostituzione dei binari dei tram in Viale San Michele del Carso, i masselli vengono rimossi, accuratamente numerati e ammassati sul marciapiede. Le rotaie vengono sostituite e i masselli ricollocati. Guardando la numerazione a lavoro finito si capisce che di quella precauzione, volta al riposizionamento, non si era tenuto conto, tant’è vero che alla fine alcuni masselli avanzano accatastati lungo i marciapiedi come si vede nella immagine qui accanto.
A lavori finiti Viale San Michele del Carso sembra il dorso di un coccodrillo, impercorribile. Dopo qualche giorno arriva un rullo compressore vecchio stile con le sue gigantesche ruote metalliche e “spiana” il tutto: molti masselli vengono rotti. Apparentemente il problema sembra risolto ma i masselli cominciano a muoversi e si cola nei giunti del bitume.
Oggi almeno il 30% dei masselli si muove, gli interventi di riparazione quasi quotidiani sono un grave pericolo per la circolazione. Perché? Chi diresse i lavori?
Banale. Sono stati posati male soprattutto perché la buona posa prevede che i masselli combacino tra di loro, ben accostati, tanto da non potersi muovere e, posati come si deve su un sottofondo di sabbia lavata fatto bene, possibilmente con una lieve “schiena d’asino” in modo che la pressione dei veicoli li accosti come i conci di un arco e renda efficace la posa secondo corsi inclinati rispetto all’asse stradale.
Purtroppo la maestria della posa si è persa a Milano da quando la gloriosa “Cooperativa Lavoranti Selciatori e Posatori di Milano” fondata nel 1908, è scomparsa tra gli appaltatori del Comune di Milano: di quel mestiere rimane testimonianza e traccia in un prezioso Manuale Hoepli del 1912 riprodotto nella homepage, manuale che dedica molte pagine proprio ai masselli milanesi. Viva i gloriosi “ingegneroni” milanesi!
Troverete alcune illustrazioni riprodotte qui sotto.


In quel piccolo manuale ci sono tutte le informazioni necessarie con un ampio corredo di illustrazioni e di prescrizioni tecniche che consentirebbero di rifare i lavori come si deve, magari con attrezzature più moderne che evitino la fatica fisica della movimentazione dei pesanti masselli, che ne consentano la riquadratura senza impiegare mazzuolo e scalpello.
Nell’immagine che riproduce le dimensioni dei masselli e la loro forma si rappresenta un riuscito esempio di unificazione e consente di mantenere costante l’angolo di inclinazione dei masselli rispetto all’asse stradale, condizione che ne garantisce le stabilità. Le misure sono sempre le stesse e penso che nei magazzini del Comune di questi masselli e di tutti i tipi ve ne sia una scorta.
Quella del selciatore è un’arte ormai dispersa ma che andrebbe riscoperta per il restauro della città.
Quello che è stato fatto in Viale San Michele del Carso è sotto gli occhi di tutti, basta vedere alcuni dettagli nella figura qui accanto dove la casualità della posa è evidente e dove i risultati oggi rischiano di provocare incidenti oltre a far maledire questa pavimentazione da ciclisti e motociclisti.
La buona esecuzione dei manufatti stradali e delle installazioni sui marciapiedi è un risultato ormai irraggiungibile per il Comune dimentico che la cura dell’aspetto coincide spesso con la sostanza.

Pali storti, attacco al piede chiaramente incompiuto o rabberciato in qualche modo, cordoli male allineati, riasfaltature delle strade fatte senza rimuovere a sufficienza (magari rifare) il sottofondo e così il nuovo strato di asfalto restringe le bocchette della fognatura stradale che non riesce a smaltire l’acqua piovana.
L’asfalto dei marciapiedi ha un punto di rammollimento molto basso e quando ci batte il sole cola dai cordoli e dai passi carrai Questo tipo di asfalto è più caro ma conviene alle imprese perché si stende più facilmente e con minor impiego di mano d’opera. Questa è anche la ragione per la quale i cavalletti delle motociclette e i pneumatici dei veicoli lasciano le loro impronte sui marciapiedi. Non dimentichiamo le pozzanghere che sono la gioia delle persone in attesa dei mezzi pubblici e non dimentichiamoci del sistema LOGES, acronimo di Linea di Orientamento Guida E Sicurezza che è costituito da superfici dotate di rilievi appositamente creati per essere percepiti sotto i piedi. Quando vengono riasfaltati i marciapiedi non vengono sostituiti o, e questo è il massimo, vi si colloca un cestino per i rifiuti.
La questione dell’arredo urbano a Milano è una questione irrisolta da sempre. Nel marzo del 2014 ArcipelagoMilano organizzò alla Triennale un convegno (clicca qui) che vide una sala gremita proprio per parlare di questo tema e i relatori erano tutti di primo piano. Il Comune promise di organizzare una riunione tra noi e tutti i funzionari che in un modo o nell’altro erano coinvolti in questa attività ma come al solito non se ne fece nulla. Ci riproviamo ora.
Ma al di là della “pelle” della città, quello che si vede camminando o guardando fuori dai finestrini dei mezzi di superficie, esiste sotto tutte le strade e i marciapiedi un mondo da scoprire, che se lo vedessimo ci farebbe dubitare di chi gestisce il sottosuolo di Milano.
Siamo di fronte ad un problema: la affidabilità delle infrastrutture che richiederebbe la costruzione sotto le strade e i marciapiedi di un reticolo di cunicoli urbani in grado di alloggiare tutte le infrastrutture tecniche che costituiscono la rete dei servizi tecnologici urbani. Ho cominciato a interessarmi della complessità di Milano alla fine anni ’80 quando, di fronte al massacro dei marciapiedi dovuti all’arrivo di nuove infrastrutture tecnologiche, con un consorzio di Imprese m’impegnai nella progettazione di cunicoli urbani multifunzionali. Grande sponsor del progetto fu Carlo Tognoli, allora sindaco di Milano e poi dall’87 al 92 Ministro per i Problemi delle Aree urbane.
Il progetto si arenò perché il Governo Amato nel 1992 di fronte alla crisi economica decretò il famoso prelievo sui conti correnti bancari e tagliò tutti i fondi alla ricerca e anche quelli destinati alla sperimentazione del nostro progetto. De profundis. Molte città europee si sono dotate di questa rete di cunicoli urbani, penso che Francoforte sia una delle prime.
La “pelle” e quel che c’è sotto a Milano sono la metafora di una amministrazione incompetente e attenta a farsi conoscere solo con interventi di immagine, le pezze di un vestito da Arlecchino, strumenti rozzi di una ingegneria del consenso.
Milano: eh vai! Che sei “Smart”.
Luca Beltrami Gadola
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