8 Aprile 2025
IL CENTENARIO DI SPADOLINI
Un protagonista dimenticato della politica milanese
8 Aprile 2025
Un protagonista dimenticato della politica milanese

Ricorre quest’anno il centenario della nascita di un fiorentino ma anche milanese d’adozione: Giovanni Spadolini che è stato presidente del consiglio, presidente del Senato, presidente supplente della Repubblica dopo le dimissioni di Cossiga, presidente del CDA dell’Università Bocconi dal 1976 al 1994, direttore del Corriere della Sera , parlamentare eletto a Milano, consigliere a Palazzo Marino, segretario del Partito Repubblicano, ministro in più dicasteri, insomma un protagonista assoluto della vita politica italiana.
Nato il 21 giugno 1925 a Firenze dove il padre Guido Spadolini era un pittore macchiaiolo, diventa giornalista e a trent’anni direttore del Resto del Carlino dopo aver scritto per il Messaggero, la Stampa, il Mondo, il Borghese e successivamente nel 1968 e fino al 1972 direttore del Corriere.
Nel 1972 Spadolini viene eletto senatore a Milano, come indipendente nelle file del Partito repubblicano, si dice su suggerimento di Montanelli e che la candidatura gli fosse stata offerta anche dal PLI e dallo PSDI. Nel dicembre 1974 fino al febbraio 1976 è ministro per i Beni Culturali e ambientali un dicastero neocostituito.
Nel 1979 è ministro della pubblica istruzione e pochi mesi dopo la morte di Ugo La Malfa è eletto (settembre 1979-settembre 1987), segretario nazionale del Partito Repubblicano.
Nel 1981 Sandro Pertini lo incarica di formare il governo, il primo governo a guida laica, cioè non guidato da un esponente della democrazia cristiana.
Sono gli anni dello scandalo P2 per il quale verrà varata la “legge Spadolini-Anselmi” (legge n. 17 del 25 gennaio 1982) sulla soppressione delle società segrete, ma soprattutto sono gli anni della lotta al terrorismo
Sotto il suo governo fu liberato a Padova il 28 gennaio 1982, il generale americano James Lee Dozier, sottocapo delle forze terrestri della Nato nel Sud Europa, sequestrato dalle Brigate Rosse.
Atlantista convinto sarà il governo Spadolini a scegliere Comiso (Ragusa) come sede NATO per l’installazione di una base per 112 missili a testata nucleare Cruise. Furibonda la reazione delle opposizioni guidate dal PCI che portarono a manifestazioni molto partecipate in tutto il paese, il 22 ottobre 1983, in coincidenza con la “Giornata mondiale per il disarmo”, si ebbe a Roma una delle più grandiose manifestazioni con la partecipazione di circa un milione di persone, senza peraltro impedire che i missili fossero istallati e diventassero operativi a partire dal 30 giugno 1983.
Nel dicembre 1982, il governo è dimissionato anche a causa della “lite delle comari” tra i ministri Nino Andreatta (tesoro) e Rino Formica (finanze).
Profondamente filoisraeliano quando il leader palestinese Yasser Arafat venne in visita in Italia e in Vaticano e tenne un discorso alla camera dei deputati, si rifiutò d’incontrarlo nonostante le insistenze di socialisti e democristiani.
Nei successivi governi Craxi, Spadolini è ministro della difesa dal 1983 al 1986. Molto critico con Craxi e il ministro degli esteri Andreotti per la posizione filopalestinese assunta dal governo durante quella che viene definita la crisi di Sigonella la notte dell’11 ottobre 1985, chiese ed ottenne una verifica di governo che si risolse tuttavia con la conferma di Craxi e dello stesso Spadolini.
Nel luglio 1987 viene eletto al primo scrutinio presidente del Senato carica che mantenne fino all’aprile 1994, quando proposto dai progressisti per la riconferma fu battuto per un solo voto, dal candidato della nuova alleanza del centro-destra berlusconiano, Carlo Scognamiglio. Nel 1991 era stato nominato senatore a vita ed era stato anche candidato alla presidenza della repubblica in alternativa a Oscar Luigi Scalfaro.
Fu prolifico e prolisso autore di saggi storici e politici tra i quali: L’opposizione cattolica (1955), Il papato socialista (1950; 1964), Giolitti e i cattolici, 1901-1914 (1960), Il Tevere più largo, da Porta Pia a oggi (1967), Il mondo di Giolitti (1969), Il 20 settembre nella storia d’Italia (1970), Autunno del Risorgimento (1971), Il cardinale Gasparri e la Questione romana (1972), Le due Rome, Chiesa e Stato tra ’800 e ’900 (1973), Cultura e politica (Gobetti, Albertini e altri saggi) (1976), La questione del Concordato (1977), Firenze mille anni (1978), L’Italia della ragione (1978), L’ultimo La Malfa (1979), L’Italia dei laici (1980), Fra Vieusseux e Ricasoli (1982), Firenze fra ‘800 e ‘900 (1983) , La Firenze di Gino Capponi fra restaurazione e romanticismo (1984), La Nuova Antologia dal Risorgimento alla Repubblica. 1866 – 1988″ (1988), La Firenze di Pasquale Villari (1989), Il mondo di Luigi Salvatorelli (1980), Il partito della democrazia (1983), L’Italia di minoranza (1983), La stagione del ‘Mondo (1984), Il debito con Croce (1990), Gobetti: un’idea dell’Italia”(1993).
Scrive Luciano Monzali. “Nonostante il suo essere stato protagonista di alto livello della vita politica e culturale italiana per oltre quarant’anni, Giovanni Spadolini risulta una personalità sostanzialmente dimenticata dall’opinione pubblica e sottovalutata e poco studiata dalla storiografia. Varie le ragioni di questo oblio. Uomo di valori liberali e risorgimentali, la sua eredità è stata travolta dalla scomparsa dei partiti laici della Prima Repubblica, il Partito Liberale Italiano, per il quale aveva simpatizzato fino agli anni Cinquanta, e il Partito Repubblicano Italiano. In seno alla storiografia contemporaneistica italiana, poi, di cui Spadolini è stato uno dei fondatori, vi è la tendenza a sottovalutare e trascurare il peso e il contributo dei liberali e dei laici nella storia della Prima Repubblica…”
Protagonista nazionale Spadolini ha però una importanza particolare nella storia milanese.
I repubblicani milanesi hanno una lunga storia che rimanda a Mazzini e Cattaneo e ancorché formalmente il partito venne fondato nel 1895, nascono con la nascita del regno d’Italia e sono subito protagonisti in città.
I primi deputati repubblicani fecero il loro ingresso in Parlamento intorno al 1880 e accanto a uomini di cultura come Giovanni Bovio e Napoleone Coiajanni vi è anche un proletario: il milanese Pietro Giuseppe Zavattari capo dei facchini della stazione che fu anche consigliere comunale.
Il 6-7 giugno 1890 Dario Papa fonda il quotidiano repubblicano-federalista “L’Italia del Popolo”, che verrà considerato come soluzione riordinatrice “delle forze repubblicane lombarde verso un vero e proprio partito repubblicano vigoroso, espansivo in ogni campo della vita” che ha un ruolo nelle vicende comunali; su quel giornale per la prima volta si sosterrà la necessità di uno “Stato di Milano”. Uno stato ove la Lombardia è governata dai lombardi con “amministrazione e finanza casalinga, fatta di gente che conosce il paese”.
Il Comitato elettorale repubblicano in vista delle elezioni amministrative del febbraio 1895, così si esprime: “C’è tutto da rifare, adunque, incominciando dal Comune, che è primo a risentire i danni della situazione attuale e che perciò i repubblicani vogliono indipendente dallo Stato, trasformando così il sistema disastrosamente accentratore e chiamandolo ad assurgere le forze, le attività popolari; le quali coi municipi e i consorzi regionali, potrebbero dare amministrazione casalinga ed economica….
Tutta la vicenda è raccontata da C.A. Strazzi qui: https://storiaefuturo.eu/i-repubblicani-federalisti-lombardi-1890-1895-cattaneo-tocqueville-j-s-mill/
Leader indiscusso dei repubblicani milanesi è Eugenio Chiesa deputato, gran maestro venerabile del Grande oriente d’Italia e consigliere comunale protagonista del dibattito sulle municipalizzate milanesi, che tra l’altro nella seduta del 12 giugno 1924 fu il primo parlamentare ad accusare Mussolini di complicità nell’omicidio Matteotti e che difatti morirà in esilio nel 1930. La figlia Mary Tibaldi Chiesa federalista, europeista, pacifista e massone fu eletta al parlamento nel 1949.
Altro leader repubblicano lombardo fu Cipriano Facchinetti che fu ministro della guerra nel governo De Gasperi oltre che dal 1945 al 1949, a cui la città deve l’aeroporto di Malpensa di cui fu presidente e la nazione l’adozione dell’inno di Mameli come inno nazionale; fu anche presidente della Federazione nazionale della stampa e presidente dell’agenzia giornalistica ANSA.
Nonostante questa antica e illustre storia nel secondo dopoguerra, tuttavia, il PRI è a Milano un partito minore diceva Spadolini: “Noi apparteniamo all’Italia dei vinti. Quella delle minoranze laiche e risorgimentali.”
Nel 1946 con la sigla PRA (repubblicani e azionisti) ha 2 eletti a Palazzo Marino: Ernesto Reche fu anche assessore e senatore e Piero Usuelli e due saranno i costituenti Cipriano Facchinetti e Lucio Magrini.
Nel 1951 con la sigla Rinnovamento Democratico elegge Ernesto Re e Cesare Covi da non confondere con il figlio Giorgio Covi anch’egli consigliere comunale e poi senatore
Nel 1956 ancora Rinnovamento Democratico, lista repubblicana radicale socialisti indipendenti (Unità popolare) elegge Cesare Covi
Alle elezioni del 6 novembre 1960 non ha eletti e nel novembre 1964 elegge Del Pennino ma nella lista del PSI. Il passaggio di Bucalossi dalle file socialiste a quelle repubblicane nel 1968 fu il primo salto quantitativo del PRI.
Nel giugno 1970 vengono eletti Del pennino, Bucalossi, Aldo Maria Maggio, Gelamini. Cinque anni dopo Bucalossi, Maggio, Pellicanò, Zorzoli, Faletti e nel giugno 1980 Re Mursia, Pellicanò, Zorzoli.
Sarà grazie a Spadolini che il PRI diverrà centrale nella storia della città. Si deve parlare di effetto Spadolini quando alle elezioni politiche del 26 giugno 1983, Spadolini candidato sia alla camera che al senato trascina il PRI dal 5,36 del 1979 al 12,32%, terzo partito in città dopo DC e PCI, battendo Craxi nei 3 collegi senatoriali in cui erano entrambi candidati (contro tutte le aspettative della cosiddetta “onda lunga” il PSI in città si ferma al 11,12% precipitando dal 19,65% ottenuto alle comunali del 1980). La prima conseguenza fu la richiesta del PRI di rivedere la maggioranza di sinistra a Palazzo Marino.
Chi erano i repubblicani per Spadolini: “È Repubblicano chi crede in un’idea alta e severa dell’Italia laica, l’Italia della ragione nella quale il senso del problemismo e del concretismo mai si separa dal senso del limite e della misura. È l’Italia moderna, capace di affermare la prevalenza del politico sul sociale sempre, contro ogni populismo e ogni fuga nel messianesimo e nell’utopia. E proprio perché espressioni come destra o sinistra sono soggette a variazioni, noi non abbiamo mai chiamato il PRI partito di sinistra tout court, ma sempre partito di sinistra democratica”. https://vocerepubblicana.it/spadolini-trentanni-dopo/

Nell’85 sarà capolista alle elezioni comunali, è una sfida a Tognoli (il PRI è all’opposizione della giunta di sinistra) e all’egemonia socialista sul comune, ma chiarisce forse mentendo “non sono candidato alla carica di sindaco” o forse, si diceva al tempo, tirava la volata al n2 in lista e anche vicesegretario nazionale Antonio del Pennino. Fu un successo parziale perché pur restando il PRI attorno al 10% prese poco più della metà dei voti del PSI tornato al 18.15%; oltre a Spadolini, vengono eletti Del pennino, Mursia, Zorzoli, de Angelis, Meani, Battiato, Consiglio. Nella sfida con Tognoli, Spadolini è ampiamente battuto: le sue 39254 preferenze, un’enormità, sono pur sempre poca cosa versus le 73767 del sindaco uscente.
L’effetto Spadolini si stabilizzerà, garantendo però sempre il salto qualitativo e quantitativo, tant’è che alle politiche del 1992 il partito in città ottiene l’8,5% con 88000 voti.
Spadolini non vedrà le trasformazioni della seconda repubblica, alle europee del 1994 il PRI prenderà lo 0,74%, nella circoscrizione nord occidentale lo 0,45%, morirà a Roma, il 4 agosto del 1994, all’età di 69 anni; ateo da sempre ebbe funerali religiosi tra le proteste di Pannella.
La città gli ha intestato una strada in zona Tibaldi.
Walter Marossi