25 Marzo 2025

IL MANIFESTO DI VENTOTENE

Il documento fondante dell'idea di un'Europa unita


 Copia di Progetto senza titolo (38)

Leggendo l’estratto di un saggio di Galli della Loggia, datato 2014 (riportato sul “Foglio” del 20 marzo 2025), nel quale egli sostiene che, a differenza di altre grandi dichiarazioni politiche come la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti o la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, il Manifesto di Ventotene è troppo legato alle analisi del suo tempo, rendendolo oggi datato e privo di attualità.

Ma nonostante questo, in Italia il Manifesto è celebrato quasi con devozione. Ogni anno, personalità politiche si recano a Ventotene per commemorarlo, e le istituzioni europee lo promuovono attraverso discorsi ufficiali, università e programmi culturali, esaltando soprattutto la figura di Altiero Spinelli come uno dei “padri dell’Europa”. Tuttavia, pochi lo hanno davvero letto.

Galli della Loggia, nel suo saggio, sottolinea che il Manifesto attribuisce tutte le colpe del totalitarismo allo Stato nazionale, considerandolo la radice di tutti i mali: secondo Spinelli e i suoi collaboratori, se gli Stati nazionali fossero sopravvissuti alla Seconda guerra mondiale, ciò avrebbe portato solo anarchia e reazione. La loro soluzione? Un’Europa federale, ma non basata solo sulla cooperazione tra Stati, bensì su una profonda trasformazione sociale in chiave socialista.

Il Manifesto insiste molto su questa rivoluzione: propone un’economia statalizzata per eliminare disuguaglianze e privilegi e, in caso di necessità, l’uso di una “dittatura temporanea” per imporre il nuovo ordine. Galli, nel saggio, evidenzia il paradosso per cui oggi politici e tecnocrati, che si oppongono fermamente a idee simili nei loro paesi, celebrano invece il Manifesto come una sorta di sacra scrittura dell’europeismo.

Ma è bene osservare che, nonostante ottant’anni di Unione Europea, non esiste ancora una vera costituzione europea condivisa. La bocciatura della Costituzione europea nel 2005 dimostra l’assenza di un progetto politico solido per il futuro dell’UE. In questo contesto, l’Italia sembra essere l’unico paese a continuare a vedere il Manifesto di Ventotene come un documento fondamentale, mentre altrove è quasi dimenticato. Questa insistenza italiana, supportata anche da Galli della Loggia, riflette l’insicurezza della classe politica, che si aggrappa ai simboli del passato (come il Manifesto e la Costituzione) perché incapace di elaborare nuove idee per il presente.

Sempre sul “Foglio” Giuliano Ferrara si interroga sul reale valore del Manifesto di Ventotene nel contesto politico attuale. Non mette in dubbio la grandezza di Spinelli, Rossi e Colorni, che lo scrissero nel 1941 immaginando un’Europa libera e federale in pieno conflitto con il nazifascismo. Tuttavia, si chiede se sia ancora un punto di riferimento valido.

Oltretutto Ferrara critica il fatto che il Manifesto venga riproposto in modo quasi rituale, senza un vero contenuto politico attuale. Lo definisce una scelta “pigra e ambigua”, cioè superficiale e retorica, utile solo per declamazioni di principio senza conseguenze concrete. Secondo lui, oggi servirebbero idee politiche solide, mentre l’europeismo che si vede nelle manifestazioni pubbliche è vago e inefficace.

Con queste premesse si può correre il rischio, e Ferrara lo pone, che la sinistra italiana segua il modello della sinistra americana più estrema, quella “woke”, ossessionata dalla correttezza politica e dall’imporre dogmi culturali. 

Il risultato è che il Manifesto di Ventotene è spesso usato più per retorica che per vera politica; perlopiù la sinistra italiana rischia di seguire la deriva della sinistra americana radicale; ed inoltre, lo suggerisce anche il Ferrara, bisogna evitare sia il fanatismo progressista sia quello populista, perché entrambi minacciano la democrazia.

Carlo Lolla 

 



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  1. Sebastiano Venier"Il risultato è che il Manifesto di Ventotene è spesso usato più per retorica che per vera politica; perlopiù la sinistra italiana rischia di seguire la deriva della sinistra americana radicale". Direi che la tragicomica vicenda del feticcio Ventotene è perfettamente descritta in questo paragrafo.
    19 Aprile 2025 • 11:53Rispondi
  2. Chiara VogliattoIn che senso la cultura "woke" sarebbe "di estrema sinistra", "fanatica" e "ossessionata dalla correttezza politica"? Woke indica solo la consapevolezza delle disparità innanzitutto razziali della società americana e di conseguenza mondiali. Mi sembra quindi invece una posizione ragionevole e invito l' autore dell' articolo a una maggiore riflessione sull'argomento e nella scelta delle sue espressioni.
    29 Aprile 2025 • 08:28Rispondi
  3. Annalisa FerrarioQuesta storia del "fanatismo woke" (assieme all' altra idiozia della "dittatura del politicamente corretto") è la classica trappola di una destra sguaiata che vuole sentirsi libera di usare espressioni offensive nei confronti delle minoranze, e nella quale una sinistra pavida finisce puntualmente per cascare. Caro autore dell' articolo, che ne dici di svegliarti un po' anche tu e di non ripetere pigramente i luoghi comuni della destra purtroppo sempre più largamente diffusi? Grazie.
    29 Aprile 2025 • 10:06Rispondi
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