22 Ottobre 2024

A MILANO LE ELEZIONI SI VINCONO AL CENTRO?

Una domanda cui è difficile rispondere


Settimana_Rossa_-_Lucifero_del_21_giugno_1914

Puntuale come i panettoni a Natale con l’avvicinarsi delle elezioni serpeggia tra gli addetti ai lavori la domanda: “le elezioni a Milano si vincono al centro?”, quesito che per Palazzo Marino si pose la prima volta 124 anni fa.

Nel 1898 di fronte alle prime e peraltro modeste manifestazioni di piazza contro il carovita, il sindaco Vigoni aveva telegrafato a Roma: “Situazione gravissima sono in pericolo le proprietà e la vita dei cittadini invoco solleciti efficaci provvedimenti”.

s-l1600Provvedimenti che si possono riassumere in un centinaio di morti uccisi dell’esercito di Bava Beccaris (83 secondo i dati ufficiali) e circa 500 feriti; cui seguirono 129 processi con 828 imputati, dei quali 224 erano minorenni e 36 donne con 688 condanne, 85 con pene tra 5 e 16 anni di reclusione e 140 assoluzioni. 

Nessuna immunità per i deputati: il 1º agosto 1898 furono condannati De Andreis repubblicano e Turati socialista a 12 anni, i giornalisti Carlo Romussi direttore del Secolo a quattro anni, Gustavo Chiesi direttore de L’Italia del Popolo a sei anni.

Bisognerà attendere mesi perché lo stato d’assedio venga tolto anche perché i conservatori con il giornale la Perseveranza sostennero che lo “stato d’assedio” avrebbe dovuto essere la formula di governo ancora per molti anni, “per risanare fino in fondo un organismo avvelenato”, mentre in consiglio comunale si invocava più repressione: “Ciò che è soprattutto necessario è di non arrestarci a mezza strada, giacché nelle reazioni non bisogna fermarsi a mezzo”; la richiesta di leggi speciali fu accolta dal governo nazionale che reintrodusse per la durata di un anno il domicilio coatto.

Il progetto elettorale era semplice: sfruttare la paura della borghesia (gli elettori erano 51000, gli abitanti 531000 ) con una chiamata all’unità del blocco moderato e conservatore e un programma di ordine e disciplina.

mussiInvece sorprendentemente alle elezioni del dicembre 1899 gli elettori premiarono l’alleanza radical-repubblican-socialista antigovernativa ed elessero sindaco quel Giuseppe Mussi leader radicale il cui figlio era stato ucciso dalla sbirraglia durante la rivolta. 

Vittoria che il quotidiano Il Secolo così descriveva: “Milano è libera finalmente dalla consorteria che l’aveva finora tenuta oppressa, che s’imponeva a tutte le manifestazioni di vita facendo credere che fosse la cittadella dei moderati. Da qui essi partivano burbanzosi all’Italia, da qui domandavano gli stati d’assedio, da qui pretendevano di imporre le leggi reazionarie a tutta la Nazione. Era lo spirito di Milano che essi audacemente falsificavano; ed ora questa città si mostra quella che è realmente: l’iniziatrice democratica delle istituzioni di libertà e progresso. Da oggi comincia un nuovo periodo di storia per Milano”.

Al contrario di quanto previsto dai conservatori la repressione aveva favorito l’alleanza tra i partiti popolari ed i socialisti si erano avvicinati al centro e avevano abbandonato la loro tradizionale ostilità e intransigenza nei confronti dei repubblicani e dei democratici, a favore di alleanze le più larghe possibili. 

La vittoria social-radicale a Palazzo Marino fu così commentata dal quotidiano conservatore La Perseveranza: “con le leggi elettorali come la nostra, quando in una città eminentemente industriale e dove l’immigrazione è imponente e continua, anche quelli che si possono dire gli ultimissimi venuti hanno diritto al voto, o le prove d’intelligenza e le ragioni di censo per il corpo elettorale sono mantenute nei limiti irrisori, quando qualche ragione d’economico malessere, affatto indipendente dalle amministrazioni civiche, grava su di un paese, ben si comprende come le masse sobillate da pochi o col verbo socialista o col verbo repubblicano, si buttino nel fallace sogno di un migliore avvenire […] inoltre vi è un generale abbassamento del livello d’istruzione invano coperto dall’orpello di un’istruzione impartita al proletariato in modo tanto deficiente da renderla assai più pericolosa che utile”. 

Insomma, secondo i conservatori la sconfitta era colpa degli immigrati, dell’ignoranza e del governo nazionale che non sapeva gestire bene la crisi economica.

Completamente diversa la situazione alle successive elezioni del gennaio 1905.

sciopero1904Nel settembre 1904 dopo l’eccidio di minatori in sciopero avvenuto a Buggerru in Sardegna, il Psi proclamava il primo sciopero generale nazionale, che tra blocchi stradali, blocco della luce e del gas si protrasse per circa una settimana.

Milano è l’epicentro di uno scontro che si conclude con una secca sconfitta dei rivoluzionari. Il comune e il sindaco sono accusati di parteggiare per i “rivoltosi”. I conservatori che avevano pensato di sfruttare la paura della piazza dopo il 1898, ripetono lo schema che questa volta funziona. Radicali e socialisti non riuscirono a fare liste comuni mentre i moderati si aprirono ai cattolici: vinsero i moderati che si allearono con il centro.

Il 7 febbraio 1905 venne eletto il sindaco espressione della nuova maggioranza moderata. Il Corriere della sera a proposito della sconfitta della coalizione riformatrice scrive: “E’ a Milano che la prima unione dei partiti popolari si è formata, e da Milano è partito il contagio dell’esempio per altre coalizioni consimili. La condanna che Milano ieri ha inflitto alla rinnovata unione dei partiti popolari imposto dai radicali de “il secolo” e dai turatiani de il “Tempo “avrà la sua eco anche altrove”. 

L’estremismo conservatore aveva fatto vincere i riformisti, l’estremismo massimalista aveva fatto vincere i conservatori, in entrambi i casi il sindaco poteva definirsi espressione del centro.

Alle elezioni del 1911 i socialisti si presentano da soli nessuna ipotesi di alleanza al centro, così nonostante la somma ipotetica dei voti, con i radicali e i repubblicani fosse superiore a quella della lista costituzionale (i moderati e i conservatori) a vincere furono questi ultimi, eleggendo un sindaco tra i più reazionari della storia della città. 

I progressisti vincono quando moderati, conservatori e reazionari si dividono e i conservatori vincono quando i progressisti si dividono.

La storia cambia con le elezioni del 1914 quando gli elettori sono pressoché raddoppiati: 141943 (gli abitanti sono oltre 700.000).  Si presentano quattro liste: socialisti, costituzionali, radicali e repubblicani.

Settimana_Rossa_-_manifestazione_all_Arena_di_Milano_il_10_giugno_1914

 L’Avanti titola Bandiere rosse a Palazzo Marino, un articolo che riassume il senso della battaglia elettorale: “Il PSI si presenta riaffermando i suoi postulati fondamentali di partito di classe che si presenta col suo bagaglio di idealità rivoluzionarie e con un programma di realizzazioni immediate. … voi proletari milanesi… andrete alle urne ancora una volta… ricacciando nelle loro sacrestie e nelle loro logge gli uomini della reazione moderata e quello della mistificazione democratica… nessuno di voi diserti il campo, recatevi tutti a votare, e la temuta bandiera rossa del Socialismo sventolerà dal balcone di Palazzo Marino. Proletari alle urne”. Di alleanze al centro manco a parlarne, la battaglia elettorale è identitaria.

Le elezioni sono contemporanee ai moti di protesta della Settimana Rossa, il 10 giugno si tenne un comizio all’Arena di Milano di fronte a 60.000 manifestanti, mentre il resto dell’Italia era in lotta e paralizzata; oratori tra gli altri Corridoni e Mussolini che dirà: “converrà armarci, avere la voluttà del pericolo, spingerci in guerra per vendicare le vittime di oggi e di ieri e scalzare questo regime sociale basato sull’ingiustizia e l’iniquità. Conviene che questo sciopero generale sia sentito; andiamo in piazza, ci sono i caffè aperti, le carrozze che vanno; ci sono i teatri e i caffè concerti dove la borghesia va ad abbrutirsi: Questi locali devono essere chiusi. Lavoratori! Proseguiamo nella lotta. Evviva lo sciopero generale! Evviva la rivoluzione!”

Proprio l’estremismo mussoliniano (non condiviso dalla maggioranza riformista del gruppo consiliare ma neppure sconfessato) sarà determinante perché attacca duramente i Savoia e annuncia che nel caso di vittoria le porte di Palazzo Marino saranno sempre chiuse per il monarca, recuperando così voti dai repubblicani e portando al voto elettori fino a quel momento astenutisi. 

I conservatori denunciarono l’estremismo mussoliniano, radicalizzando lo scontro e coniando lo slogan un“Barbarossa a Palazzo Marino”.

Giunta_CaldaraIn pratica Mussolini, fu uno degli spin doctor del riformista Caldara che venne eletto con 34.596 voti contro i 32.117 dei costituzionali, i 8.736 dei radicali e i 2.077 de repubblicani; il premio di maggioranza darà 64 seggi ai socialisti e 16 all’opposizione conservatrice.

Ancor più identitaria e aliena da ogni alleanza la lista socialista alle elezioni del 1920 che vinse con il 50,5 % sul Blocco moderato (2094 voti di differenza), in una elezione con 195.000 elettori e una percentuale di votanti del 73,81%, quasi 20 punti in più che la tornata precedente. 

Questa lista fortemente caratterizzata nel programma e negli uomini dai massimalisti è quella che ha ottenuto la percentuale più alta di voti per una lista di sinistra nella storia più che secolare delle elezioni milanesi. Venne eletto sindaco Angelo Filippetti, probabilmente il più radicale e intransigente della storia cittadina che passerà negli anni successivi con Matteotti. Anche in queste elezioni i centristi furono marginali.

Nel dicembre del 1922 dopo lo scioglimento d’imperio del comune e a poche settimane dalla Marcia su Roma il blocco moderato sconfisse con 87.424 voti i socialisti di Matteotti che ne ebbero 45.411, i socialisti massimalisti 17.415, e i comunisti 3.269, ma già si annunciava la stagione dei podestà.

Con il ritorno alla democrazia cambierà la legge elettorale non più maggioritaria ma proporzionale e le vittorie e le sconfitte saranno più difficilmente leggibili anche perché la definizione di centro si fa più sfumata ma ne parleremo un’altra volta.

Copia di beltrami 3

Torniamo perciò alla domanda iniziale, le elezioni a Milano si vincono al centro? Per la storia la risposta è chiara: SI, NO, Forse, Boh.

Walter Marossi



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  1. Pietro VismaraTutto molto interessante. Ma parliamo di anni recenti: Albertini contro Fumagalli (imprenditore poi scomparso nel nulla): Albertini- Albertini contro il sindacalista cattolico: Albertini. Moratti contro l'ex Prefetto: Moratti. Moratti contro Pisapia, di SEL, ex Rifondazione Comunista, ex extraparlamentare: Pisapia. Ma questa cosa al PD non è andata giù.
    22 Ottobre 2024 • 22:37Rispondi
    • Pietro VismaraIl PD non era contento che avesse vinto Pisapia, perché sconfessava il loro assunto degli anni precedenti, e cioè che per vincere si dovesse puntare al centro. Quindi gli affiancarono una vicesindaco autoritaria e immobiliarista, e altro che partecipazione! neanche i consiglieri comunali avevano più il diritto di parola. Poi venne Sala, nominato con primarie truccate (due liste di sinistra per farlo vincere anche se non aveva la maggioranza), riconfermato poi con un sacco di voti, per forza, lo votano anche quelli di destra, è un Albertini-ter, solo più sbiadito. E quelli che avevano votato Pisapia sono finiti nell'astensionismo (chi se ne frega di loro, Renzi dixit) o forse non abitano più a Milano, fanno parte di quei 600.000 che silenziosamente se ne sono dovuti andare a causa del costo delle abitazioni. E quegli elettori mi sa che il PD non li recupera mai più.
      23 Ottobre 2024 • 09:13
  2. Fausto BagnatoLe elezioni a Milano si vinceranno con "Nuove PROSPETTIVE per MILANO 2048 Rigenerato"
    5 Gennaio 2025 • 16:12Rispondi
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