1 Ottobre 2024

I GIUOCATORI D’AZZARDO DI MILANO

Una piaga sociale sempre aperta


1 (9)

“A Milano si giuoca, si giuoca forte. Vi sono dei padri e delle madri che tremano in pensare che i loro figli …”. Non è l’incipit di una pagina del Il libro nero dell’azzardo 2024 bensì è un articolo del Corsera del 20 giugno 1881.

La città era preoccupata ma nonostante decine di interventi repressivi ancora nel marzo 1911 il consiglio comunale  sottolineando “che solo le roulettes sono in città almeno 3000… che dal giuoco al vizio il passo è breve…che è incentivo all’alcolismo…che presenta il rischio di truffe…che si fa danno alle famiglie; per ragioni morali, ragioni sociali, ragioni igieniche” approva all’unanimità questo ordine del giorno proposto dal liberale Morpurgo: “udita l’ampia discussione e preso atto delle dichiarazioni della giunta, il consiglio confida che la giunta stessa saprà esercitare una azione pronta ed energica perché a tutela dell’ordine pubblico e della pubblica moralità sia immediatamente vietato nei pubblici esercizi il giuoco con quelle macchine automatiche a roulettes che infestano Milano e con qualunque altro meccanismo congenere”.

40fbc06d-b7b7-4d07-8fbf-5224cf964735In quegli anni il gioco d’azzardo era diffuso. “I documenti dell’Archivio di Stato descrivono una situazione non meno drammatica di quella attuale: si può dire che tutte le province d’Italia erano infestate di bische clandestine, non prive del solito contorno di rovine familiari, suicidi, prostituzione, usura, falsi, droga, criminalità. A Roma la polizia ne aveva scoperta una perfino in casa un senatore novantenne. Il gioco era proibito per legge ma tollerato, anche perché il divieto veniva aggirato con il sistema di un circolo ‘privato’ che poi dava libero accesso a tutti”. E la tolleranza era “un modo per arrotondare gli stipendi dei funzionari statali che avrebbero dovuto esercitare i controlli”. https://storiainrete.com

Nel ‘22 l’on Meda ottiene un voto favorevole dalla Camera su una proposta che intende tornare al codice penale del 1859 e quindi ritenere l’esercizio del gioco d’azzardo un reato penale e non più sanzionabile solo con una contravvenzione, a favore votarono anche le sinistre che proponevano di estendere la punibilità a tutti i rappresentanti, gestori, impiegati dei circoli nei quali si giocava, non se ne fece nulla.

L’incertezza su autorizzazioni, norme e permessi durava da decenni, il che spiega l’apertura e la chiusura di casinò e sale da gioco in molte località.

post-703-0-09497000-1439308007L’idea di regolamentare il gioco riappare e si concretizza con i fascisti il 25 aprile 1924 quando il Consiglio dei ministri approvò un decreto-legge che liberalizza l’apertura delle case da gioco.

Parto difficile perché “subito dopo la marcia su Roma, fu annunciata la statizzazione delle case da giuoco e l’On. Finzi, in una sua famosa intervista, magnificò gli immensi vantaggi che sarebbero venuti all’erario ed all’economia dell’Italia risuscitata dalla nuova industria nazionale e così per parecchi giorni si videro scale ed anticamere del Viminale scandalosamente rigurgitanti di tutti i più noti… industriali del luogo lanciatisi all’arrembaggio per accaparrarsi la concessione di case da gioco. 

Senonché dopo qualche settimana di questa carnevalata dei biscazzieri e tanto denaro per compensi a intermediari più o meno potenti, più o meno venditori di fumo, il Governo, emise una solenne dichiarazione colla quale si proclamava che preoccupato della salute morale della nazione, decide di non regolamentare i giochi di azzardo per ragioni di dignità nazionale. Anzi si aggiungeva “che avrebbe provveduto dovunque e comunque a dare una caccia spietata anche al gioco che sarebbe stato d’ora innanzi represso con ogni rigore”. 

Ma le pressioni delle lobby e gli interessi di molti gerarchi, oltre alla constatazione che il gioco clandestino continuava a crescere portarono ad un ulteriore cambiamento di rotta: “Perciò, il Governo ha deciso di permettere il gioco nelle località sedi di stazioni climatiche, dietro un voto favorevole del Consiglio comunale”. 

Sulla legalizzazione fu dura la reazione del Corriere “esprimiamo francamente il nostro dissenso”; dell’Osservatore Romano “noi confidiamo in una attenta e minuziose discussione della materia, ed in una provvida revisione”; del Popolo “i Comuni e le città interessate non erano certo sull’orlo del precipizio e non sarebbero caduti nel baratro finanziario anche se non avessero avuto bisogno di arricchirsi di questi luridi proventi”; dell’Avanti “Che lo Stato fascista dovesse essere anche lo Stato biscazziere, non ce lo saremmo mai aspettato”.

roulette-history-1

Anche questa decisione durò poco, con un’altra giravolta in sede di discussione al Senato del bilancio degli interni l’8 maggio 1925 il ministro Federzoni afferma “non è questa la sede per risolvere la questione delle case da gioco” e quando interviene, interrompendolo, un sostenitore della legalizzazione il sanremese Nuvoloni: “ma c’è un progetto per disciplinare le case da gioco”  a rispondere è direttamente  Mussolini “Seppellito”, riprova il Nuvoloni: “pure nella relazione si diceva quello che ho detto io” e di nuovo Mussolini: “seppelliremo anche quello”.

Lo schizofrenico comportamento del governo probabilmente aveva origine anche da quello che era successo a Milano (lo scandalo della questura) e dalla crisi successiva all’omicidio Matteotti.

Screenshot 2024-09-27 164944L’ex questore meneghino Pignatari con altri funzionari ed un altro ex questore venne infatti accusato di “proteggere” tenutari di bordelli e di bische, “onde, scrive il Corsera, il pubblico poté avere l’impressione che una larga corruzione imperasse a San Fedele (dov’era la questura milanese NDR) e che nell’ambiente della questura si fosse quasi instaurata una organizzazione di illecite compromissioni e di acquiescenze colpevoli” tese a favorire diverse bische.

Il processo terminato con una assoluzione, per insufficienza di prove per i reati di corruzione continuata e peculato e qualche condanna per i reati minori lasciò però molti dubbi.

L’Avanti commentò: “chi non ricorda con quanta perversità il Pignatari speculasse sul diversivo dei complotti e delle macchinazioni tenebrose dei sovversivi? La cronaca è purtroppo recente: le perquisizioni a socialisti, a comunisti, a dannunziani, all’avvocato Olivetti; le denunce fantastiche di eccitamento all’odio di classe … il sequestro di tutte le librerie della casa editrice Sociale fatta eseguire da squadre di camice nere con una colonna di camions … la chiusura di circoli e cooperative … Ma mentre i lavoratori soffrivano l’emerito galantuomo amoreggiava con i biscazzieri”.

post-703-0-24427700-1439730385_thumbAltrettanto clamorosa era stata la causa intentata dall’ex vicequestore milanese Guastalla nei confronti del socio Sansone Treves che a sua detta aveva sottratto danari dalla società che insieme avevano costituito per aprire una casa da gioco, danari persi perché il via libera atteso dal governo non venne; per la cronaca l’ex questore perse la causa e si confermò l’attenzione “sospetta” della questura per il gioco.

Che i gerarchi milanesi fossero tutti pro legalizzazione veniva confermato dal fatto che il principale lobbista pro gioco  fosse tale Alfredo Rimediotti  già coinvolto nella chiusura della bisca  Modern Club in via Bigli  nel 1913, espulso per ordine prefettizio dalla città durante la guerra, che la voce repubblicana del  2 luglio 1924, ma anche il Popolo e l’Unità  denunciavano come socio occulto (l’altro socio era Arnaldo Mussolini) della casa editrice Alpes di Ciarlantini e uno dei principali finanziatori del Popolo d’Italia.

Il Rimediotti era anche collegato con i servizi segreti italiani, in particolare quelli della marina, per i quali impiantò durante guerra “un ritrovo comprendente un teatro di operette, un casinò, un ristorante, un caffè concerto” a Campione d’Intelvi oggi Campione d’Italia con l’obbiettivo di attrarvi alcune spie tedesche responsabili dell’affondamento della corrazzata Leonardo da Vinci (affondata da un’esplosione in porto a Taranto). La bizzarra operazione, chiusa per ordine di Nitti, servì solo a rendere il Rimediotti padrone unico dello stabilimento. Paradossalmente ad essere arrestato a Campione fu Cesare Rossi nell’agosto 1928 che sarà condannato nel 1929 a 30 anni dal Tribunale Speciale per attività antifascista all’estero.

I fascisti più coinvolti nella legalizzazione furono: Aldo Finzi, sottosegretario agli interni e De Bono quadrumviro, direttore generale della Pubblica Sicurezza poi governatore e ministro, che scrive Mario Pacelli, docente di Diritto pubblico nell’Università di Roma La Sapienza su Mondo Nuovo ,“contava di adibire a casinò alcuni alberghi di Vallombrosa utilizzando i fondi dell’associazione degli ufficiali in pensione ausiliaria speciale di cui era Presidente”.

Ma ogni città in attesa di autorizzazione di un “casinò” Viareggio, Sanremo, Salsomaggiore, Montecatini, Rapallo, Lido di Venezia, Gardone, San Pellegrino, il lago Maggiore, etc aveva i suoi supporter e tra i più decisi sostenitori della legalizzazione c’erano le banche, la Commerciale in primis.

s-l960La contemporaneità del dibattito sul gioco con l’assassinio Matteotti, la presenza di Finzi (che veniva anche indicato pubblicamente come il tramite tra Rimediotti e Arnaldo Mussolini) e De Bono sospettati di essere i mandanti dell’assassinio ha portato qualche storico a ipotizzare che dietro al rapimento di Matteotti ci fosse la lobby  dei biscazzieri e che nella cartella di documenti che gli fu sottratta ci fossero le prove della corruzione dei “legalizzatori” che attraverso Arnaldo coinvolgeva direttamente il duce.

In realtà secondo la moglie, Matteotti era uscito senza cartella e i sostenitori dei casinò, non erano affatto misteriosi e sostenevano la legalizzazione alla luce del sole spiegando che questo era un modo per evitare la clandestinità e la gestione delle bische da parte della malavita; del resto, il modello normativo ipotizzato, dove lo Stato funge da regolatore di un mercato basato su licenze governative, e agenti privati competono tra loro, non è molto diverso da quello in vigore oggi.

Sempre Pacelli conclude: “La storiografia fascista ha insistito anche in tempi recenti su questa ricostruzione dei fatti, argomentando anzi della appartenenza alla Massoneria di molti personaggi interessati alle nuove case da gioco (e forse dello stesso Matteotti), per ricostruire il delitto come una vendetta massonica, decisa addirittura in Francia, nella sede del Grande Oriente di Rue de Cadet. Non esiste tuttavia alcun documento che consenta di andare oltre in questa ricostruzione dei fatti”.

Dopo la mancata legalizzazione e fatto salvo alcune eccezioni per i casinò si tornò alle bische clandestine ma non troppo.

E oggi? 

Nel libro nero dell’azzardo si descrive questo scenario: in tutte le tipologie di azzardo legale, nel 2022, gli italiani hanno speso 136 miliardi di euro, l’illegale viene quantificato in altri 20 miliardi;il valore complessivo delle giocate supera il 7% del PIL nazionale (a titolo di comparazione si evidenzia che il valore aggiunto generato dalle attività turistiche corrisponde al 6% del PIL). Nel 2023 ogni italiano ha speso nel gioco d’azzardo in media 1.926 euro,

Elezioni-1920.-Presenza-di-idranti-in-Piazza-San-Fedele-FM-Albo-ENM-7-8-1Si scommette di più ove i redditi sono più bassi, con un aggravio delle condizioni economiche, già disastrose, di alcuni territori. 

Nel 2022 si registra un incremento delle entrate erariali per le casse dello Stato, intese come il totale derivante dall’imposizione fiscale, che sono pari a 11,2 miliardi di euro, molti studi  come quello della FeDerSerD  hanno però sottolineato come gli introiti dello Stato derivanti dal gioco d’azzardo sono spesso contrastati dai costi sociali ad esso associato. 

In Lombardia sono oltre 330mila i giocatori effettivi online. Ognuno punta in media 2.340 euro al mese, 28mila euro all’anno. Solo l’anno scorso sono stati spesi online più di 10 miliardi di euro in Lombardia, che arrivano a 23 considerando gioco fisico e virtuale. A Milano sarebbero fra le 40mila e le 65mila quelli che soffrono di ludopatia.

Dal lontano intervento di Morpurgo in consiglio comunale, poco è cambiato e toccò alla giunta Pisapia emettere un ordinanza  nell’ottobre 2014 che ha fissato nuovi paletti orari per le sale giochi.

Walter Marossi

Riferimenti:

“Il libro nero dell’azzardo. Mafie, dipendenze, giovani.” a firma di Federconsumatori e CGIL nazionali curato da Federconsumatori Modena, in collaborazione con la Fondazione Isscon

“Casseforti, casino’ e corazzate” di Claudio Rizza 2019, Rivista Marittima

Mario Pacelli https://www.ilmondonuovo.club/il-delitto-matteotti-2/

“I costi sociali del gioco d’azzardo problematico in Italia” Fabio Lucchini e Simona Comi

“Al casinò con Mussolini. Gioco d’azzardo, massoneria ed esoterismo intorno all’ombra di Matteotti” di Riccardo Mandelli



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.


Sullo stesso tema





28 Ottobre 2025

GIUNTE ROSSE A PALAZZO MARINO

Walter Marossi



16 Settembre 2025

LA “GRANDE MILANO”, LA GRANDE INCOMPIUTA

Walter Marossi






8 Luglio 2025

DESTINO CINICO E BARO

Walter Marossi



24 Giugno 2025

EXPO. 10ANNI DOPO

Walter Marossi


Ultimi commenti