17 Settembre 2024
“I RODODENDRI E LE GENZIANE” DI MARCO GARZONIO
Una critica di Anna Bogani
17 Settembre 2024
Una critica di Anna Bogani

La raccolta di haiku di Marco Garzonio, “I rododendri e le genziane”, Puntoacapo Editrice, ci viene presentata dall’Autore stesso, nella prefazione, come un gioco, un gioco molto serio. Ricordando la doppia valenza che il verbo assume nella lingua inglese, to play, il giocare si amplia fino al concetto di “vivere drammaturgicamente una situazione animata”, rappresentare un frammento di dramma per farne catarsi. Il gioco qui è esperienza con sé stessi e la propria creatività, mettere in atto un dramma è relazione col pubblico, col lettore, con l’altro in generale.
La poesia di Garzonio è sintesi fra ispirazione individuale ed espressione collettiva, sia per i temi toccati nei vari capitoli, che per la forma poetica scelta. L’haiku riconduce il lettore all’essenziale, a quel nucleo che, spogliato della guaina soggettiva, diventa matrice, si potrebbe dire archetipo, dell’umana esperienza.
Il ricordo da cui nasce la singola poesia è solo a tratti intuibile, evocato da una parola o da un’interruzione nell’andare a capo. L’haiku è rigidamente composto di 5-7-5 sillabe legate da spazi bianchi e praticamente privo di punteggiatura, occupa la pagina con la grazia regolare di un balletto, di una sinfonia. Dai versi emergono il sentimento d’amore, l’amicizia, ma anche le sere di veglia nel tormento delle domande che ci uniscono come uomini. Questa esperienza inconoscibile che è la vita ha un senso? Possiamo davvero credere in Dio? Avere fede nel bene anche di fronte all’irrefrenabile potenza del male?
Milo De Angelis, nel saggio “Cose è la poesia?”, ci ammonisce: per cambiare la vita di chi lo legge, un libro deve aver sconvolto la vita di chi l’ha scritto. Il libro di Garzonio parla di questo, di uno sconvolgimento personale, di un cammino ricco ma non lineare, che la suddivisione in capitoli cerca di organizzare, di contenere in spazi protetti per guidare il lettore nella lettura e nella rilettura.
Fare dell’Anima, Artigianalità della cura, Invisibile, Città amica, Politica, Immaginazione. Ogni capitolo la tappa di un viaggio. La partenza è all’interno della vita intima, dell’esperienza più personale, dell’incontro con l’Anima, con la parte femminile del poeta, con la sua capacità di farsi ponte, tenere uniti gli opposti e da questi generare parole che possano diventare universali, risuonare nell’esperienza del lettore e portarlo avanti, fargli da guida.
Bisogna soffermarsi sulle parole, dopo aver apprezzato l’insieme. Esse sono poche per necessità di stile, selezionate con la cura dell’artigiano e l’amore del genitore; assumono un facile significato alla prima lettura, poi, nel silenzio che è vitale necessità per chi ama la poesia, espandono il loro campo aprendo la mente di chi legge ad un susseguirsi di immagini accessorie che, come un sogno durante la veglia, svelano ed alludono a parti nascoste dell’esistenza. Pochi secondi di lettura ed un gioco di sensazioni ed emozioni da riprendere nel tempo futuro per ancorarsi e volare, per nutrirsi e generare nuove idee.
Accanto all’intimo vive l’essere parte di un collettivo. Come Baudelaire, come Elio Pagliarini, come Anna Achmatova, Garzonio ci ricorda che il poeta vive nella realtà che lo circonda, Ed ecco aprirsi i capitoli sulla città, che può essere amica od ostile, mai neutra. Nei primi anni sessanta del novecento, Alfredo Giuliani introduceva i “Nuovissimi” interrogandosi sul ruolo della poesia ed affermando che la realtà parla in noi coi suoi segni inconciliabili. La psicologia analitica di matrice junghiana però ci insegna che gli opposti esistono in una tensione viva, dentro di noi come nella collettività che ci circonda. Lo sguardo del poeta, quindi, diventa un doppio sguardo, che cerca di tenere insieme soggettività ed oggettività, singolare e plurale, dicidibile ed indicibile.
La città che emerge dai versi è Milano, alla quale Garzonio ha dedicato nel corso della sua carriera di giornalista, scrittore ed analista junghiano, nonché docente, tanta passione e tanto sforzo di cittadino; ma la città è anche Gerusalemme, per ricordarci dove deve necessariamente nascere la pace, ed intorno ad essa ci accoglie il deserto, il luogo dove ritirarsi per ritrovare fede e speranza.
Anna Bugni
“I rododendri e le genziane” è un libro semplice solo in apparenza, esattamente come possono sembrare in sé gli haiku a chi non li conoscesse. L’invito anche per il lettore che finora non si è mai approcciato a questa forma poetica è di seguire l’esempio di Garzonio ed aprirsi allo stupore: I rododendri.
Cercavo ma era presto.
Trovai genziane.
Anna Bogani