18 Giugno 2024
ASSESSORI MA ANCHE SINDACI: TECNICI O POLITICI?
Una scelta difficile

“…O forse dovrei dire che è come un uomo fermo sulla vetta della città che ha lasciato. Eppure, non dice: la Città è vicina, ma volge lo sguardo verso le catene montuose che si ergono lontane”.
Thomas Wolfe 1900 – 1938
Anche a Milano usciamo dalle votazioni europee in agrodolce, con un astensionismo record, con il PD vittorioso e Fratelli d’Italia secondo nella maggior parte delle sezioni della città. E ‘andata meglio per le votazioni dei sindaci, nell’hinterland, in termini di partecipazione pubblica.
Tuttavia, questa tornata elettorale ci ha regalato un’emozione: la candidatura di Pier Francesco Maran alle europee e l’automatica rinuncia o allontanamento concordato , dall’assessorato alla casa e piano Quartieri.
L’elogio nel sito del Comune a Pierfrancesco Maran, un super campione delle preferenze dei milanesi di sx, dunque strumento di consenso elettorale:
Nelle elezioni comunali del 2011 è il secondo candidato più votato del Partito Democratico ed è l’Assessore più giovane della Giunta Pisapia con delega alla Mobilità, Ambiente, Acqua pubblica, Energia e Metropolitane.
Nel mandato 2016-2021 si occupa principalmente della rigenerazione degli Scali Ferroviari, della realizzazione di nuovi parchi e di una piazza nuova o riqualificata per ogni quartiere, di nuove aree gioco per i bambini, di cui una accessibile in ogni Municipio anche a chi ha disabilità, del nuovo Piano del Governo del Territorio che prevede che metà delle risorse generate da interventi nel centro città venga destinata ai quartieri meno centrali, e – durante la pandemia – della concessione gratuita dello spazio pubblico per consentire ai bar, ai ristoranti e alle attività ricreative di accogliere clienti all’aperto grazie ai tavolini: un’azione amministrativa che è stata ripresa e replicata in tutto il Paese.
Nel 2021 si ricandida a sostegno del Sindaco Beppe Sala come capolista del Partito Democratico e grazie a più di 9mila preferenze risulta il candidato più votato non solo della città ma di tutta Italia e assume le deleghe a Casa e Piano Quartieri.
Leggendo sopra, passa il messaggio di un Maran con carica tecnica, peraltro incline all’urbanistica, poiché impegnato nella rigenerazione urbana.
Le antiche ed ecumeniche questioni urbanistiche, oggi si fanno fluide per i tanti che se ne occupano, ma indissolubili rispetto agli interessi di partito, e i partiti devono metabolizzare le questioni di potere prima ancora di quelle sociali, per non perdere le preferenze dei “nuovi” milanesi. Una liturgia che consacra l’opportunismo contrapposto alla morale ritenuta pericolosa dalla politica moderna (famosa questione morale ?).
Maran risponde ai canoni dell’uomo politico di sx, da quando iniziò con le sue lotte giovanili per poi divenire un uomo del PD milanese, prima in affiancamento a Pisapia poi a Sala. Maran come archetipo di una sinistra progressista, un enfant prodige alla Macron, intelligente, colto, appassionato all’urbanistica intrisa di retorica di sinistra. C’è da dire che il termine: “ urbanistica “ è senz’altro abusato, in molti si cimentano nella materia, pur senza sapere esattamente cosa sia.
La palestra della sinistra meneghina fece di Maran un politico che si occupasse di aspetti tecnici, nonostante non fosse un ingegnere né un architetto ma laureato in scienze politiche. Si pone così la questione: meglio un assessore tecnico o un assessore politico?
Sala, nei posti importanti, sembra preferire assessori tecnici come Tancredi alla rigenerazione urbana e Sacchi alla Cultura.
Non possiamo fare a meno di notare questi due assessorati, senza dubbio strategici per affermare un pensiero dominante che voglia esercitare il controllo su una Giunta chiamata a deliberare su argomenti molto rilevanti sia dal punto di vista economico che politico. Milano ha molti cantieri aperti, molte questioni sospese, tante critiche, su tutte la M4 e le infrastrutture per le Olimpiadi Invernali 2026, oltre ai ben noti “ Scali Ferroviari “, a tutto il nord di Milano con Mind e Cascina Merlata, per finire con il lodo San Siro e l’evoluzione dell’ex trotto, forse da pensare come un unicum. Decine di cantieri meno mediatici e per questo, purtroppo in ombra, rischiano di collassare anche per via della ben nota inchiesta della Magistratura, entrata nel merito delle procedure dei permessi a ristrutturare o costruire di Palazzo Marino.
Tecnico o politico, l’assessore è comunque una pedina su uno scacchiere ad appannaggio del giocatore, in questo non posso non dare ragione a Sala (giocatore scelto dai milanesi) quando prepara una sua strategia per la quale, sine qua non, servono figure capaci di risolvere senza fare danni, in sintonia con le sue idee, giuste o sbagliate che siano. Nella fattispecie sembra non si chieda una morale, se mai una lealtà incondizionata, che guidi la mano nelle procedure dovute, con soluzioni che, nel rispetto della legge, siano soddisfacenti alla bisogna.
La chiave di lettura giusta non sembra essere questa se il nostro fine sia il meglio possibile per i cittadini e la Città intesa come la casa di tutti. La sensazione è che in molti, dall’alto di un grattacielo, guardando Milano, si distacchino dal sentiero che porta alla propria città e vengano pervasi da un idea di potere, fino a trascendere il pensiero etico e la deontologia, a favore dell’opportunismo, scivolando pian piano nella logica del do ut des. Si parla di capacità di restare integri.
Nel trascendere probabilmente potrebbero non esserci differenze tra un politico e un tecnico. Si nota spesso una deriva nell’operato di molti assessori promettenti. Il pensiero moderno, per molti olistico, capace di assorbire ogni remora, vince perché a la page, mentre il pensiero classico diventa antitetico al bisogno delle nuove generazioni, purtroppo prede facili di voci suadenti che assicurano una vita migliore, in mezzo a grattacieli coperti di verde.
C’è un paradosso nel ragionamento, poiché pare la questione si risolva con “l’uomo Saliano”, un tecnico che impara a fare il politico, e che s’indottrina di meccanismi di crescita divulgati dal dominus che promuove una città del plusvalore immobiliare con la maschera green e la retorica del benessere per tutti.
Una città senz’auto, con tanto verde e ricca (in modo machiavellico) è sempre e comunque, per definizione inclusiva; dunque, il meglio di quanto ci si possa attendere da un processo evolutivo moderno ma basato su un approccio tecnico/economico/strategico molto classico dove l’interesse di pochi viene declinato a favore di tutti grazie al pensiero olistico.
Bisogna solo rendere tutto questo credibile, condivisibile, meglio se partecipato. In questo Sala appare vincente, coniugando perfettamente la parte tecnica con quella politica, se pure in lui si scorga oggi un cortocircuito fatale che ha generato una figura ibrida, probabilmente non più adatta a una Milano da riequilibrare con mano ferma.
D’altra parte, bisogna essere realisti nell’accettare un controllo politico (del sindaco) e un braccio tecnico, poiché interno a una organizzazione piramidale comunque politica, differentemente non si potrebbe procedere per via dei cortocircuiti inevitabili tra correnti diverse. L’assessore dovrebbe essere sempre di formazione tecnica specifica rispetto alla disciplina del suo assessorato.
Nessun assessorato in una grande città come Milano paragonabile a una Azienda, dovrebbe essere deciso da un partito. La linea di pensiero univoca, indipendentemente da quale sia l’obiettivo, è essenziale per garantire un buon funzionamento di un sistema che voglia ottenere dei risultati, questo è un cardine dei sistemi che tendono all’efficienza.
Osservo invece che le cariche tecniche siano sgradite alla politica, con l’eccezione del tecnico che abbia una certa fama, poiché il fascino della notorietà è spesso percepito come una garanzia di successo e dunque diventa strumento di propaganda a prescindere dalle capacità reali. Insomma, il marketing a Milano piace anche in settori dove può fare danni.
Se si guardasse al bene pubblico, bisognerebbe fare cenno alla collegialità che potrebbe essere di aiuto alle tante complessità che invece, ad esempio, il sindaco Sala ha deciso di gestire “tout sol”, lasciando che si sviluppasse il conflitto interno nella dinamica dell’esternalizzazione, a favore di una delle tante think thank gestite legittimamente pro domo sua, con buona pace della componente politica interna, certamente rispondente alla linea del partito di riferimento, spesso lasciata nel limbo volutamente. Dunque, non si pone la questione ma la s’impone, creando malumori. Nel caso specifico, anche compiendo virate inopportune rispetto a un programma condiviso.
In conclusione, la scelta tecnica dà maggiori garanzie, ma si pone l’accento sul sistema e non sulla singolarità. Allora non si può fare a meno di guardare la cosa da una certa prospettiva.
Si pensa che una scelta vada fatta sull’uomo che in scienza e coscienza cerchi di fare del proprio meglio per trovare soluzioni ma anche modalità di confronto al suo interno, tenendo come riferimento l’etica, avendo contezza del proprio ruolo pubblico e dunque di una certa morale che faccia da punto di appoggio certo, su un sistema che dovrebbe rispondere al cittadino, su un asse tecnico/politico che faccia capo ad un sindaco capace di ascoltare e gestire le situazioni, nella loro complessità, facendo in modo che ogni assessore si gestisca la propria disciplina nel rispetto del programma elettorale con cui sono state vinte le elezioni.
Gianluca Gennai
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