18 Giugno 2024

L’EVOLUZIONE DEL “MODELLO MILANO”

Un saggio sul futuro di Milano


TARGHETTI3

Presentazione Oggi si parla in tono celebrativo o critico di “Modello Milano”, come di un’evoluzione recente della vita della città. In realtà il modello di sviluppo della città come capitale nazionale dell’economia capitalistica, ha più di un secolo e si è evoluto in varie forme. 

L’articolo, che ha il carattere di un piccolo saggio, ripercorre l’evoluzione del “Modello Milano” degli ultimi sessanta anni ed è suddiviso in capitoli. 

I capitoli sono:

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L’articolo non affronta il rapporto tra sviluppo e ambiente nell’evoluzione del “Modello Milano”, per esplicita scelta. L’analisi di tale rapporto richiede infatti una prospettiva di scala diversa che dilaterebbe eccessivamente la trattazione. Potrebbe essere tema di una successiva riflessione.

Le forze propulsive dello sviluppo: economia capitalista, rendita urbana e potere pubblico.

Milano è sempre stata all’apice dello sviluppo capitalistico nazionale e ancor più lo è da quando la città ha assunto un rilevante ruolo internazionale. Per giudicare con obbiettività l’urbanistica di Milano bisogna considerare le forze propulsive del suo sviluppo: la potenza dell’economia capitalistica, manifatturiera e finanziaria e, come suo effetto peculiare, lo sviluppo della rendita urbana, prodotto e insieme motore dello sviluppo e delle trasformazioni della città. 

Il governo degli effetti della rendita è il difficile banco di prova per la politica.

Le vicende di Milano e della sua area metropolitana possono essere dunque lette attraverso la relazione tra evoluzione dell’economia nazionale e locale, formazione ed effetti della rendita urbana, ruolo delle amministrazioni pubbliche (e dello Stato) attraverso la pianificazione urbanistica e la costruzione della città pubblica. Queste forze agiscono su una struttura urbana, storica potentissima: la forma rigorosamente radiocentrica della città e del suo territorio, una struttura che fin dall’inizio del secolo scorso si autoalimenta e rafforza, ampliando la città e poi trasformandone progressivamente il carattere. 

La dinamica del modello radiocentrico vede infatti fasi alternate o sovrapposte di espansione della città e dell’area metropolitana, a circonferenza quasi completa (minore a Sud) e di trasformazione funzionale e densificazione della città centrale, mentre l’intervento pubblico alimenta il modello. L’esito è il continuo innalzamento del valore urbano del Centro e quindi dei suoi valori immobiliari. (oggi il prezzo medio delle abitazioni in centro a Milano è di 10.500 €/al mq; il prezzo medio nell’area metropolitana è di 1.900 €/mq.).

E’ questo il vero “modello Milano” che più o meno consapevolmente è stato sempre confermato dalle scelte di governo della città e della sua area metropolitana. L’evoluzione dell’economia nazionale e locale e le diverse forme di governo locale e della pianificazione urbanistica hanno caratterizzato le fasi evolutive del “Modello Milano”.

Anni ’60 – ’70. L’espansione della città e il “Modello pubblicistico”

Tra il dopoguerra è la metà degli anni ‘70 la crescita del Paese, di Milano e della sua area metropolitana è il prodotto dell’ industrializzazione del dopoguerra, ovvero dello sviluppo dell’industria di base e dell’economia manifatturiera della piccola e media industria. Cresce la dimensione della città costruita, cresce l’urbanizzazione dell’area metropolitana, cresce ovunque la popolazione per saldo naturale e per immigrazione dal resto del Paese. Nel 1971 Milano raggiunge il massimo della sua popolazione con 1.732.000 abitanti.

La rendita urbana si forma in modo massiccio ed esteso sulle aree agricole che diventano edificabili e sulla città costruita che si trasforma. Milano aumenta di popolazione in periferia, ma perde le industrie che il PRG del 1953 consente di trasformare in quartieri residenziali, mentre gli uffici sostituiscono le abitazioni in modo sempre più diffuso nella città.

I “Piani di ricostruzione” del dopoguerra hanno completato gli sventramenti del regime fascista nel Centro Storico. Nella città costruita il Piano del 1953 non pone limiti urbanistici alle nuove edificazioni (vigono solo quelli del Regolamento edilizio). La “speculazione edilizia” produce cospicue rendite e una brutta urbanistica. (continua)

Ugo Targetti

Il testo completo del saggio con le relative immagini si può leggere cliccando qui.



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  1. valentino ballabioPregevole e chiara la ricostruzione del sessantennio, problematica invece la proposta politica riguardo “il rapporto tra concentrazione e riequilibrio, tra Milano e la sua Area Metropolitana”, non risolvibile nella cornice istituzionale attuale. La legge Delrio del 2014, sopravvissuta alla bocciata modifica costituzionale del 2016, impedisce l'elezione diretta degli organi, soffoca poteri e competenze, congela gli ambiti territoriali delle diversamente province denominate città metropolitane. (Comico ma vero: l'isolotto di Alicudi, disperso nel mar Tirreno, fa parte di una città metropolitana. Monza, che sta a 4 Km. da Milano, invece no!).
    20 Giugno 2024 • 18:25Rispondi
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