4 Giugno 2024

LA MISTERIOSA MORTE DI UN TRAMVIERE E L’AVENTINO MILANESE

Storie di antifascisti


cimitero altarino patria

Il 27 giugno 1924 il Corriere della Sera con una breve articolo dal titolo Misteriosa morte di un tramviere informava che all’ospedale Maggiore era spirato Attilio Oldani, un bigliettaio, del deposito di via Messina, nativo di Borghetto Lodigiano, che era stato aggredito a bastonate da sconosciuti mentre passeggiava a tarda sera con il suo cagnolino, nei pressi della sua abitazione in via Canonica 24, lo stesso giornale ricostruiva così la vicenda: “pare sia stato fermato da un gruppo si sconosciuti che gli avrebbe chiesto quale sarebbe stato il suo atteggiamento oggi per la dimostrazione di cordoglio per l’uccisione dell’on. Matteotti, dopo una breve discussione gli sconosciuti misero mano ai bastoni colpendo il tramviere e dandosi poi alla fuga.” 

misteriosa morteCon prudenza il cronista aggiungeva che in contrasto con questa versione fornita dalla figlia diciassettenne Irma che con l’aiuto di un vigile notturno aveva portato il padre prima alla guardia medica di Paolo Sarpi poi all’ospedale maggiore, i medici “non hanno riscontrato alcuna lesione sul corpo. 

Due giorni dopo, partendo anche da una testimonianza dell’Oldani prima di spirare, vengono arrestati 3 degli aggressori, si tratta di fascisti del quartiere capeggiati da un barbiere, che si proclamano innocenti accusando altri camerati incontrati per caso. 

oldani fotoritrattoUna riunione in prefettura dopo una lunga trattativa fissa le condizioni per il funerale, il corteo inizialmente vietato fu consentito con un percorso dal cimitero monumentale a via Bramante; regolamentata anche la composizione: prima il personale dell’ATM poi le corone (di garofani rossi) e il carro funebre, quindi la famiglia, i consiglieri comunali di minoranza e nella “massima austerità” chiudeva il popolo. 

Vietate bandiere, musiche, cartelli e nessun discorso, consentita per i tramvieri in servizio una sosta di 5 minuti dalle 13.15 alle 13.20. Un appello alla partecipazione ma con “necessaria disciplina” viene fatto dal “comitato delle opposizioni milanesi” a firma Caldara, Facchinetti, Gonzales, Mauri; la sezione milanese del Sindacato nazionale fascista tramvieri invitava i suoi soci a partecipare ai funerali mentre il Fascio milanese invitava i fascisti a rimanere nelle sedi per evitare incidenti. 

In realtà, alla fine del percorso i partecipanti intonarono l’Internazionale, mentre in un breve discorso il sindacalista Sardelli ricordava “Oldani non era un vile e quindi non rinnegò la sua fede socialista”, provocando la dura reazione dei carabinieri. 

Vi furono tafferugli e 42 arrestati, subito a processo per “rifiuto d’obbedienza e grida sediziose” (per la precisione viva Lenin, viva la Russia, abbasso Mussolini, abbasso la milizia), tra i difensori Caldara e Greppi; 38 saranno condannati a qualche giorno di galera, pene tenui perché il magistrato afferma “di non voler esacerbare gli animi”.

Alle scuole di via Crocefisso si tiene un’assemblea dei socialisti dove Nenni dice “come i socialisti intendono onorare i loro caduti non con parole ma con opere, persistendo cioè nella lotta, moltiplicando le loro energie, dedicandosi alla propaganda per il partito e il sindacato”.

Oldani che militava nel Partito Socialista dal 1918 ed era attivo nel sindacato Lega dei Tranvieri, era stato uno dei promotori della lotta degli avventizi (oggi si direbbero precari) per  ottenere la «stabilità », cioè  un  regolare  contratto  che  assicurasse  anche ai dipendenti straordinari cioè assunti durante il periodo bellico, la  stabilità d’impiego.

l'avvenire del lavoratoreL’ Avvenire dei lavoratori, settimanale svizzero ricostruisce il dialogo tra Oldani e i suoi assassini: “Siete un tramviere? (domanda retorica perché lo conosceva uno degli aggressori, il barbiere ndr), e alla risposta affermativa – come vi regolerete domani? – Mi regolerei secondo le istruzioni della camera del Lavoro – Sei socialista? -si, – fateci vedere le vostre tessere. Ormai Oldani non ha dubbi. Forse una via d’uscita c’è ancora, ma bisogna far presto. – Le ho lasciate a   casa – dice.  Dà un brusco strattone al cane, fa per andarsene.  I fascisti intanto hanno concluso che lì ci sono troppi occhi; meglio andare a casa di Oldani e dargli la lezione al chiuso. – Andiamo a casa a vederle – dicono.  Intanto lo hanno afferrato alla gola da dietro e uno gli ha girato il braccio destro – A casa c’è mia figlia – dice Oldani -Se volete ammazzarmi ammazzatemi qui, e giù bastonate.” 

imponenete manifestazioneCinico il commento di Farinacci: “non è colpa nostra se Oldani aveva la testa debole”.

Pochi giorni dopo, l’8 luglio a Palazzo Marino, i socialisti con i repubblicani e i popolari (ma non i consiglieri comunali che si dissociano dalla richiesta del partito e saranno espulsi)  proclamano l’Aventino comunale, astenendosi dal partecipare ai lavori consiliari: “le utili e feconde dispute, nel seno dei consessi amministrativi e politici, riprenderanno, quando la legge cessi di essere in Italia una parola vana e la pacificazione degli animi assicurata dal ripristino delle libertà e dallo spodestamento delle fazioni criminali, cessi di essere una irrisione beffarda.” Aspetteranno 20 anni.

oldani tombaIl sindaco Mangiagalli commenta in consiglio: “dalla salma insepolta di Matteotti, dalla tomba di Oldani, dalle tombe dei numerosi martiri dell’idra bolscevica, sorge un monito…pace! … la verità è che si approfitta del doloroso episodio Matteotti per intralciare l’andamento della nostra amministrazione. La lama che ha colpito Matteotti ha colpito anche più profondamente l’anima di Mussolini. L’uccisione di Matteotti deve essere scontata dai colpevoli, ma non deve essere scontata dal paese e dalla nostra città”.

E per sottolineare l’irrilevanza dell’evento passa ad un altro punto all’ordine del giorno: la nomina dei rappresentanti del comune nel consiglio dell’Ente Autonomo della Scala mentre il pubblico inneggia a Mussolini e canta Giovinezza. La sua genuflessione al fascismo non gli eviterà lo scioglimento del comune due anni dopo.

Nel settembre 1924 vengono rinviati a giudizio per omicidio preterintenzionale 6 fascisti detenuti: un panettiere, un barbiere, un impiegato di banca, un contabile, un insegnante, un militare; con loro altri saranno rinviati a giudizio a piede libero. Molti gli avvocati della difesa capeggiati da Farinacci; per la famiglia Oldani i compagni di partito Caldara e Franco Clerici (sarà ucciso a revolverate a Parigi, dov’era esule nel 1934).

La tesi della difesa era che la punizione non era premeditata e che “Oldani avrebbe posseduto una volta cranica estremamente debole nel punto colpito…lo spessore era ridotto in quel punto ad un solo millimetro”; uno degli imputati (già condannato per diserzione) ammette di aver dato due sberle all’Oldani e di averlo perquisito, trovandogli addosso volantini sovversivi inneggianti a Matteotti, in pratica scagiona tutti gli altri.

La sentenza viene pronunciata nel dicembre: tutti assolti ad eccezione di Carlo Giovannetti che aveva confessato di avere colpito l’Oldani, che viene condannato a quattro anni riconoscendogli la semi infermità mentale; sarà liberato poco tempo dopo.

Nel 1930 un operaio Giovanni Candiani recatosi alla tomba di Oldani togliendosi il cappello gridò: “Viva il socialismo, Abbasso il fascismo, Abbasso il governo” sarà arrestato da un carabiniere di sorveglianza.

via luigi canonicacanonica

Scrive Domenico Tarizzo: il delitto Oldani fu “un bis in proporzioni ridotte del delitto Matteotti, compiuto dal fascismo quasi a dimostrare che il primo istante di smarrimento era passato e che presto la «terza ondata» avrebbe spazzato via gli ultimi disfattisti.

Oldani sarà ricordato il 27 giugno 1945 dai tramvieri con un minuto di silenzio e di fermo dei mezzi; una targa lo ricorda in via Canonica e il suo nome è incluso nelle liste dei caduti ATM dei depositi di via Messina e di via Forze Armate.

Walter Marossi

ArcipelagoMilano (1)



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