21 Maggio 2024
CEMENTO CHIAMA CEMENTO
Gli effetti collaterali della gentrificazione milanese
21 Maggio 2024
Gli effetti collaterali della gentrificazione milanese

Il termine “urbanistica”, che un tempo fregiava assessori e assessorati, è divenuto pressoché desueto nel linguaggio politico-amministrativo. Rincuora pertanto che una disciplina così rilevante tra le scienze positive torni a farsi sentire, come nel recente documento dell’Istituto nazionale di urbanistica lombardo.
Le riflessioni sul “caso Milano” di INU Lombardia, pubblicate il 22 febbraio, forniscono infatti un importante esame critico e insieme propositivo sulla politica del territorio, ultimamente afflitta da serie perturbazioni e pesanti ricadute sul piano economico e sociale.
La piena condivisione del documento tuttavia non esclude, ed anzi stimola, qualche ulteriore osservazione. Leggiamo nella premessa: “Il ‘caso Milano’… rimane pur sempre un caso eccezionale che non si presenta negli altri comuni del territorio metropolitano” e ancora “L’eccezionalità di Milano è dovuta anzitutto alla particolarissime condizioni del suo mercato immobiliare”.
Orbene l’eccezionalità di Milano, altrimenti qualificata col cosiddetto “rito ambrosiano”, in realtà ha una ricaduta diretta e pesante sui comuni del territorio metropolitano, non diversamente dal Rito Ambrosiano liturgico che si estende (con l’esclusione dell’enclave di Monza e Vedano) per una vasta diocesi. Pertanto risulterebbe proprio la dimensione metropolitana più idonea per il vaglio dell’equanime frusta del Santo fondatore!
Infatti, fuor di metafora, è da rilevare che il mercato immobiliare, parallelamente al mercato del lavoro, presenta una stretta interconnessione in tutta l’area approssimativamente metropolitana. O meglio un’unilaterale dipendenza, nel senso che ciò che il capoluogo anticipa e decide si riversa a macchia d’olio sull’intorno che assorbe e subisce.
Ovvero a macchia di cemento: dall’hinterland alla Brianza la marcia delle betoniere è in piena ripresa. L’assalto a residue aree industriali dismesse nonché a verdi prati e ameni giardini procede con slancio. Villette unifamiliari abbattute per dar luogo a palazzotti multipiani oltre al consumo vorace di suolo vergine, alla faccia dei patetici allarmi idrogeologici.
La spinta a variazioni di destinazioni d’uso e moltiplicazioni di volumetrie, legali o meno (al riguardo otto arresti il 29 aprile a UsmateVelate, comune piccolo ma dal vasto territorio in buona parte agricolo e boschivo) non trova ostacoli, pressata dalla forza centrifuga della crescente domanda conseguente il fenomeno espulsivo milanese.
Pertanto le rigorose e qualificate riflessioni INU, concentrate sul “caso Milano” (giustamente definito “caso” e non più “modello”) in vista della variante al PGT, andrebbero inquadrate su una scala un po’ più ampia qualora si potesse contare su un livello istituzionale corrispondente. Ma qui il problema da tecnico-urbanistico diventa politico-legislativo.
Vengono al pettine i nodi irrisolti di una riforma dello Stato irrazionale e contorta, dall’art. 117 del Titolo V° alla legge Delrio, oggi aggravati da fosche mire manipolatorie dell’ordinamento costituzionale. Ma difendere l’esistente non basta se non si riconoscono e si rimediano gli errori compiuti.
Milano, anche sotto questo profilo, offre l’evidente schizofrenia del sindaco sdoppiato: comunale e metropolitano al tempo stesso. Il primo effettivo ed il secondo fittizio. Il primo fautore attivo di uno sviluppo perverso che attrae capitale finanziario ed espelle capitale umano. Il secondo rappresentante passivo di un ente politicamente nullo, residuo burocratico dell’estinta provincia.
Non pervenuto l’effetto complessivo sull’area centrale della regione in termini di congestione dei trasporti pubblici e privati, inquinamento atmosferico, impermeabilizzazione del suolo e alterazione del paesaggio, ricaduta sui servizi.
In conclusione, sempre dal documento INU: “Nella fase attuale … il “caso Milano” rappresenta un importante banco di prova per la necessaria riforma tanto della prassi della pianificazione locale che dell’apparato legislativo che la governa”. Resta da trovare il soggetto politico che abbia la volontà e la capacità politica per affrontare la prova.
Difficile rintracciarlo nelle figure politiche elettoralmente prevalenti, aggrappate a fuorvianti diversivi (premierato piuttosto che autonomia differenziata) oppure bloccati su una difesa acritica dell’esistente (scheletri nell’armadio delle fallimentari pseudo-riforme ovvero vuoto cognitivo e propositivo).
Ben vengano allora, per quanto difficilmente ascoltate e seguite, voci chiare e impegnate dal mondo tecnico, scientifico e professionale più serio e sensibile all’interesse pubblico.
Valentino Ballabio
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