7 Maggio 2024

QUANTO COSTANO LE ELEZIONI EUROPEE

Di tasca nostra


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Con l’avvicinarsi del voto alcuni curiosi si pongono la domanda: quanto costa la campagna elettorale europea? Chi paga?

Intanto sappiamo quanto le liste hanno speso l’ultima volta perché la legge prevede che i rappresentanti di partiti, movimenti, liste e gruppi di candidati debbano presentare alla Corte dei conti, entro quarantacinque giorni dall’insediamento delle rispettive Camere (ma il termine ha natura ordinatoria, per cui anche la tardiva presentazione, purché avvenuta prima della conclusione dei lavori della corte, esclude l’applicazione della sanzione), il consuntivo relativo alle spese per la campagna elettorale e alle relative fonti di finanziamento. 

european-elections-project2Il controllo sui consuntivi è demandato ad un Collegio composto da tre, che effettua un esame di legittimità attinente “alla verifica della conformità alla legge delle spese sostenute e della regolarità della documentazione prodotta a prova delle spese stesse”. 

Va ricordato che con l’introduzione nell’ordinamento normativo di riferimento della legge “Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici”, i parametri sono più stringenti che in passato e che la l. 28 giugno 2019, n. 58, ha introdotto ulteriori modifiche in tema di obblighi di trasparenza posti in capo ai partiti e ai movimenti politici nonché alle fondazioni, associazioni e comitati, ai primi ma non sempre equiparati.

In pratica dall’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti norme e leggi si accavallano, si completano e si smentiscono.

Ai fini del controllo dei consuntivi delle spese elettorali ad esempio, la corte dei conti “ha individuato l’arco temporale di riferimento delle spese sostenute per la campagna elettorale che ha inizio dalla data di convocazione dei comizi elettorali e termina il giorno precedente allo svolgimento delle elezioni, riservandosi di fare, comunque, salva ogni diversa valutazione in ordine alla singola spesa o finanziamento che ecceda gli indicati limiti temporali, ove risulti inequivocabilmente inerente alle consultazioni elettorali in esame”. 

Curiosamente, tuttavia, altra legge consente che le spese per la campagna elettorale, abbiano un’iva al 4% a partire da 90 giorni prima delle elezioni, quando cioè non si sa nemmeno che liste o candidati siano presentati; queste spese non saranno rendicontate.

Children-GermanyIl Collegio, ha inoltre confermato il criterio di valutazione delle spese relative ai locali per le sedi elettorali, quelle di viaggio e soggiorno, telefoniche e postali, nonché gli oneri passivi, qualora non siano distinguibili dalla quota riferibile esclusivamente alle spese per la competizione elettorale, prevedendone il calcolo nella misura forfettaria del 30 per cento, ma se io non dichiaro nulla anche il 30% è nulla, quindi c’è chi ha fatto campagna elettorale senza fare neppure una telefonata, preso un taxi, o avuto un ufficio in tutta Italia.

Qualora i movimenti politici, nel corso della campagna elettorale, non abbiano sostenuto spese e non abbiano ricevuto alcuna contribuzione, sono comunque tenuti a trasmettere, a firma del rappresentante (soggetto di non facile identificazione) una dichiarazione negativa di spesa. Alle europee del 2019 furono 3 le liste a non dichiarare nulla, ma nelle consultazioni politiche e regionali (le norme sono le stesse più o meno) molte di più; alle regionali del 2020 su 154 consuntivi 61 sfidando il senso del ridicolo, non rendicontavano alcuna spesa o contributo.

In origine l’obbiettivo primario delle norme era fissare dei limiti di spesa per evitare sproporzioni abissali tra partiti ricchi e poveri, tuttavia, i limiti fissati sono stati tali che nessuna lista ci si è neanche lontanamente avvicinata: euro 49.301.157,00 per le circoscrizioni nazionali, euro 1.673.837,00 per le circoscrizioni estere complessivamente ad euro 50.974.994,00.

Diverso il caso dei candidati che hanno limiti di spesa ben inferiori, non possono infatti superare l’importo derivante dalla somma della cifra fissa di euro 52.000 per ogni circoscrizione elettorale e della cifra ulteriore pari al prodotto di euro 0,01 per ogni cittadino residente nelle circoscrizioni elettorali nei quali il candidato si presente, nel nordovest 211000 euro circa.

I candidati hanno anche procedure di controllo diverse, infatti presso la corte di appello è istituito il collegio regionale di garanzia elettorale, ma ne parleremo un’altra volta.

France-3Il collegio di garanzia riceve le dichiarazioni e i rendiconti e ne verifica la regolarità. Fatto rilevante, entro 120 giorni dalle elezioni, qualsiasi elettore può presentare al collegio esposti sulla regolarità delle dichiarazioni e dei rendiconti presentati anche perché mentre per i partiti e le liste sono previste solo sanzioni pecuniarie, per i candidati eletti  la mancata presentazione nei termini della dichiarazione delle spese per la propaganda elettorale previa diffida ad adempiere o il superamento dei limiti massimi di spesa per un ammontare pari o superiore al doppio del massimo consentito da parte di un candidato proclamato eletto comporta, oltre all’irrogazione della sanzione pecuniaria da 25.823 a 103.291 euro, la decadenza dalla carica.

Ben più complessa la questione relativa alle fonti di finanziamento tra fondi propri, fondi di società, fondi di privati, fondi di società con privati già finanziatori, dichiarazioni congiunte etc. 

Recita il manuale: “I candidati (come se l’essere candidato fosse una categoria dello spirito ed esulasse dalla presentazione della lista NDR) alle elezioni hanno l’obbligo di comunicare alla Presidenza della Camera i singoli contributi privati ricevuti – anche al di fuori del periodo della campagna elettorale – quando questi superano, da parte di una singola fonte, la somma di 3.000 euro. In particolare, il soggetto che eroga tali contributi e quello che li riceve devono effettuare una dichiarazione congiunta, sottoscrivendo un unico documento. 

Soltanto per i contributi erogati per la campagna elettorale, la dichiarazione può essere resa anche tramite autocertificazione, ma solo da parte dei candidati. Per la determinazione dell’ammontare del contributo che fa sorgere l’obbligo alla comunicazione si tiene conto anche dei servizi messi a disposizione. La dichiarazione deve essere resa entro tre mesi dalla percezione del contributo o finanziamento, mentre nel caso di più contributi erogati dallo stesso soggetto che nella somma annuale superano i 3.000 euro, la dichiarazione deve essere presentata entro il 31 marzo dell’anno successivo (L. 659/198137, art. 4).

Inoltre, i partiti e movimenti politici sono tenuti ad annotare – entro il mese solare successivo a quello della percezione – per ogni importo ricevuto da contribuzioni, prestazioni o altre forme di sostegno complessivamente superiori nell’anno a 500 euro, in un registro, numerato progressivamente e firmato su ogni foglio dal rappresentante legale o dal tesoriere, custodito presso la sede del partito (quale? Locale, regionale, nazionale NDR), l’identità dell’erogante, l’entità del contributo e la data dell’erogazione.

In caso di contributi di importo unitario inferiore o uguale a euro 500, l’annotazione deve avvenire entro il mese di marzo dell’anno solare successivo, anziché nel mese successivo. I dati annotati devono risultare nel rendiconto annuale del partito ed essere pubblicati nel sito del partito per almeno 5 anni.

L’obbligo si applica a:

  • i partiti che abbiano presentato candidati, sotto il proprio simbolo, alle elezioni politiche, europee, regionali e amministrative (nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti);
  • i partiti iscritti al registro nazionale dei partiti politici – di cui all’articolo 4 del D.L. 149/2013 – e ammessi ai benefici fiscali e alla destinazione volontaria del 2 per mille IRPEF;
  • le fondazioni politiche”

Ricorrente il termine partito anche se alle elezioni si presentano liste esplicitamente non partito.

Germany-2A complicare il tutto la Corte di cassazione ha affermato il principio della non estensibilità del concetto di “fonti di finanziamento”, disciplinate dalla l. n. 515/1993, alle risorse interne della formazione politica utilizzate a copertura delle spese elettorali, “con conseguente esclusione, in sede di verifica della legittimità e regolarità del conto, della potestà del Collegio di chiedere prove documentali (come, per esempio, copia del bilancio in cui l’impiego delle risorse proprie dovrebbe trovare appostazione fra le voci passive) sull’entità della somma utilizzata e sulla sua regolarizzazione contabile” e difatti mettendo in relazione i bilanci con le dichiarazioni, cosa che il cittadino può fare ma il collegio no, c’è di che divertirsi.

A rendere ancora più formale la verifica: “Si rileva che, impropriamente, alcune formazioni politiche indicano nel consuntivo depositato come fonte di finanziamento anche i “debiti verso i fornitori”. Si tratta, in realtà, di una irregolarità gestionale, in quanto le spese sostenute dovrebbero trovare adeguata copertura nelle risorse effettivamente disponibili. Di fatto questa prassi è stata accolta dalla giurisprudenza consolidata dei precedenti Collegi per il controllo delle spese elettorali in quanto la dichiarazione di avere sostenuto delle spese “a debito” è stata ritenuta sufficiente ad integrare “l’indicazione delle fonti di finanziamento”!

L’indebitamento nel 2019 è stato utilizzato dalle formazioni politiche “Partito Democratico”, “Forza Italia”, “Fratelli d’Italia”,” La Sinistra” e “Partito Comunista”.

Quanto al capitolo delle fonti di finanziamento da privati persone fisiche o società, che è anche quello che prevede sanzioni penali, vi risparmio i molti dettagli ma basti dire che il collegio per il 2019 ha chiesto integrazioni e modifiche a 13 liste sulle 16 che avevano questa voce.

Deliziose le conclusioni del collegio che in pratica dicono che tutto il lavoro è inutile perché: “Attese le contraddizioni rilevate nell’ambito del complesso ordinamentale e di uno stesso testo normativo (tradotto è tutto un casino) emerge non più rinviabile l’attuazione della delega, da ultimo conferita al Governo con il c. 27 dell’articolo unico della l. n. 3/201930, all’adozione del testo unico compilativo in cui riunire, coordinare e armonizzare le norme di legge vigenti in materia”. 

downloadIl collegio ha anche ricordato le raccomandazioni del  G.R.E.C.O. (groupe d’États contre la corruption organo di controllo contro la corruzione del Consiglio d’Europa, https://www.coe.int/en/web/greco) che aveva evidenziato come “il sistema italiano di vigilanza delle finanze della politica è fondato sul coordinamento e sulla cooperazione efficaci delle informazioni e delle attività di tre diversi organismi: la Commissione di garanzia per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti e dei movimenti politici, la Corte dei conti e il Collegio regionale di garanzia elettorale. Gli ultimi due condividono compiti essenziali in relazione alla vigilanza sui finanziamenti delle campagne elettorali. Vista la ripartizione delle competenze, è essenziale che gli organismi sopra citati coordinino in modo efficace la loro azione… e restando in attesa di conoscere quali iniziative gli organismi preposti intendano intraprendere sul piano operativo per coordinare il ruolo di vigilanza a ciascuno intestato non soltanto tra loro ma anche con le autorità fiscali e di polizia …Il GRECO non ha mancato, inoltre, di rilevare con preoccupazione le forti critiche sul tipo di controllo effettuato sulle finanze della politica di tipo formale piuttosto che sostanziale”.

In pratica le norme sono contraddittorie, le sanzioni teoriche, i controlli esclusivamente formali, la trasparenza modesta. La Corte dei conti evidenzia i limiti di queste procedure: “Detti controlli si limitano … alla verifica della conformità alla legge delle spese sostenute dagli aventi diritto e della regolarità della documentazione prodotta a prova delle spese stesse”. 

Questo spiega perché tradizionalmente la dichiarazione più diffusa, specie per le liste minori e questo vale anche per i candidati è quella che dice: “non ho sostenuto spese non ho ricevuto contributi” quindi non allego documentazione, quindi,è tutto formalmente corretto.

GMvAsJcXcAAAB9pAl termine di questo lungo pippotto vediamo i dati comunicati e approvati:

La lista di coalizione “+Europa-Italia in comune-Pde Italia” ha presentato due dichiarazioni distinte; “Pde Italia” non ha ricevuto alcuna contribuzione né ha sostenuto spese, mentre “+Europa” e “Italia in comune” hanno evidenziate fonti di finanziamento per complessivi euro 405.216,82 (euro 397.216,81 riferibili alla formazione politica “+Europa” ed euro 8.000,00 dichiarati dal movimento “Italia in comune”) costituite da libere contribuzioni in denaro da persone fisiche, sia cittadini italiani che stranieri e da persone giuridiche. Le spese rendicontate, ammontanti complessivamente ad euro 339.422,07, di cui euro 335.190,87 imputabili a “+Europa” ed euro 4.231,20 riferibili a “Italia in comune”, con un avanzo contabile di euro 65.794,74.

Risparmiosa la lista di coalizione “Europa Verde” costituita dall’unione dei movimenti politici “Federazione dei Verdi”, “Possibile” e “Verdi del Sudtirolo”  ha dichiarato  fonti di finanziamento per complessivi euro 78.890,88, corrispondenti all’importo rendicontato, a fronte di spese inerenti alla campagna elettorale, sostenute per un importo pari ad euro 39.104,42: ne consegue un avanzo contabile di euro 39.786,46.

La lista di coalizione “CasaPound Italia-Destre Unite”, Dalla documentazione depositata risulta che per la campagna elettorale in esame le formazioni politiche non hanno ricevuto alcuna contribuzione né hanno sostenuto spese. Tali dichiarazioni negative soddisfano l’obbligo di rendicontazione, non riscontrandosi irregolarità. Unico rilievo fatto alla lista quello del ritardo nella comunicazione

“Forza Italia” ha dichiarato fonti di finanziamento per euro 1.211.925,67, costituite da euro 10.400,00 quali contributi in servizi gratuiti, da euro 993.541,62 relativi a libere contribuzioni di persone fisiche e di persone giuridiche e da euro 207.984,05 quali debiti verso fornitori il cui pagamento era stato posticipato rispetto alla data della presentazione del rendiconto elettorale. Le spese dichiarate, sono euro 1.575.503,37, quindi il consuntivo chiude con un disavanzo di euro 363.577,70.

images“Fratelli d’Italia” ha dichiarate fonti di finanziamento per complessivi euro 1.333.204,83, costituite da mezzi propri della formazione politica per euro 551.472,20, da euro 320.600,00 relativi a libere contribuzioni incassate e da euro 461.132,63 quali debiti verso fornitori, successivamente pagati.

La lista unitaria “La Sinistra” formata dai movimenti politici “Sinistra Italiana”, “Partito della Rifondazione comunista-Sinistra Europea”, “TrasformiItalia” ha dichiarate fonti di finanziamento per complessivi euro 80.935,30, costituite per euro 45.373,89 da debiti verso fornitori contratti dalle singole formazioni politiche e da euro 35.561,89 quali mezzi propri dei partiti associati e spese per 80935,3.

Il movimento politico “Forza Nuova” per la campagna elettorale in esame la formazione politica non ha ricevuto alcuna contribuzione né ha sostenuto spese.

La lista “Lega per Salvini Premier” ha dichiarato fonti di finanziamento per complessivi euro 1.529.711,48, costituite interamente da mezzi propri, cioè non ha ricevuto nessun contributo e spese per euro 1.529.711,48.

Il “Movimento 5 Stelle” ha dichiarate fonti di finanziamento per complessivi euro 534.296,68, costituite da euro 503.899,36 relativi a libere contribuzioni di persone fisiche e da euro 30.397,32 quali mezzi propri del movimento politico; spese rendicontate per euro 402.251,60, e quindi ha “guadagnato” ben euro 132.945,08.

Il movimento politico “Partito Animalista Italiano” ha speso per la campagna elettorale su tutto il territorio nazionale euro 1.335,69 tutti per Facebook.

Il movimento politico “Partito Comunista” ha dichiarate fonti di finanziamento per complessivi euro 10.750,70 spese per 14.863,15.

images (1)Il PD specificando, fatto unico, che Il consuntivo era  redatto con riferimento alle movimentazioni della Sede nazionale, delle Unioni regionali e delle strutture provinciali, ha dichiarato fonti di finanziamento per complessivi euro 2.886.587,16, costituite da libere contribuzioni di persone fisiche incassate in denaro per euro 5.009,50, da mezzi propri della struttura nazionale e delle articolazioni territoriali per euro 329.163,30 e da debiti verso fornitori per euro 2.552.414,36 debiti successivamente pagati  attraverso l’utilizzazione dei finanziamenti derivanti dal due per mille. Le spese rendicontate, ammontavano ad euro 2.886.443,35. Anche per il PD il consuntivo è in attivo ma per soli euro 143,81. 

La lista comprendeva anche Siamo Europei (Calenda) che ha presentato un suo rendiconto autonomo con fonti di finanziamento per complessivi euro 391.386,73, costituite da libere contribuzioni di persone fisiche incassate in denaro per euro 278.088,73, da contributi in denaro da persone giuridiche per euro 100.950,00 e da contribuzioni in beni e servizi gratuiti ricevuti da persone giuridiche per euro12.348,00. Spese rendicontate, ammontanti complessivamente ad euro 316.049,75, con un avanzo contabile per euro 53.420,23,

Il Partito Pirata ha speso su tutto il territorio nazionale euro 722,57.

Il movimento politico “Popolari per l’Italia” ha dichiarate fonti di finanziamento per complessivi euro 14.799,20, costituite da mezzi propri della formazione politica rendicontante per euro 13.991,76 e da contribuzioni in denaro da persone fisiche per euro 807,44. spese dichiarate per euro 14.799,20.

La lista POPOLO DELLA FAMIGLIA – ALTERNATIVA POPOLARE che ha preso 114531 voti pari allo 0,4% nazionale non ha ricevuto alcuna contribuzione né ha sostenuto spese relativamente al Popolo della Famiglia mentre Alternativa Popolare  ha invece dichiarate fonti di finanziamento per complessivi euro 29.500,00, costituite da libere contribuzioni in denaro da persone fisiche per euro 6.500,00, da libere contribuzioni in denaro da persone giuridiche per euro 21.500,00 e da contributi in beni e servizi gratuiti per euro 1.500,00 spese per 28.066,00 con un avanzo di euro 1.434,00.

Formalmente su 18 liste 3 non hanno rispettato i termini di consegna e per 13 è stata aperta un’istruttoria per errori o mancata documentazione. 

download (1)La delibera conclusiva della Corte peraltro ha stabilito nel luglio 2021 che per  tutte le dichiarazioni: “L’analisi del conto, dei documenti allegati, e delle integrazioni fatte pervenire nel corso dell’istruttoria, condotta nei limiti legislativi della verifica della legittimità delle spese e della regolarità della documentazione, non ha evidenziato profili di difformità rispetto alla disciplina normativa che regola le spese relative alla campagna elettorale e le correlate fonti di finanziamento. Il Collegio, pertanto, ritiene di non dover formulare osservazioni in ordine al consuntivo…” e “In esito al controllo effettuato il Collegio non ha rilevato ipotesi sanzionabili”.

Anni fa su arcipelago scrivemmo: “le spese elettorali sono un capitolo fondamentale della vita politico partitica del nostro paese; tuttavia, parlarne significa spesso scivolare nel modesto moralismo e fare un esercizio di retorica. Le informazioni tra referti della corte dei conti, dichiarazioni dei singoli, bilanci dei partiti e delle associazioni, rendiconti dei mandatari, sentenze di tribunali, cause civili, sono moltissime anche se talvolta scarsamente accessibili così come sono molte le norme e i regolamenti da rispettare. Tuttavia, avere un quadro d’insieme risulta difficile e soprattutto esiste una enorme differenza di comportamento (e di spesa) tra i vari soggetti collettivi e individuali…”

ocean-manifesto - -cover_784996Nulla è cambiato. Anzi no, di nuovo c’è che: l’articolo 1, commi 14 e 15, della legge 9 gennaio 2019, n. 3, e successive modificazioni, ha stabilito – in occasione dello svolgimento delle competizioni elettorali di qualunque genere (escluse le elezioni amministrative per i comuni sotto i 15.000 abitanti) – l’obbligo, per i partiti, movimenti politici e liste che si presentino alle elezioni, di pubblicare, sul proprio sito internet, il curriculum vitae fornito dai propri candidati e il relativo certificato rilasciato dal casellario giudiziale. L’obbligo di pubblicazione nel proprio sito internet deve essere adempiuto dalle formazioni politiche entro il 14º giorno antecedente la data delle elezioni (domenica 26 maggio). Non è richiesto il consenso espresso degli interessati. Il certificato del casellario giudiziale deve essere rilasciato non prima di 90 giorni dalla data fissata per la consultazione elettorale, cioè in una data non anteriore all’11 marzo 2024.

Andrebbe pubblicato anche lo statuto del partito o gruppo politico, pena sanzioni gravissime ma alcune liste non sono né un partito né un gruppo politico, quindi? 

Poiché non si fida il ministero precisa anche che “Il curriculum vitae fornito dai candidati di ogni lista, da comunicare all’apposita piattaforma informatica del Ministero dell’interno ai fini della pubblicazione sul sito del Ministero stesso, dovrà essere ovviamente  identico a quello pubblicato sul sito internet del partito o movimento politico cui è riconducibile la lista” , forse perché in passato qualcuno ha barato? Peraltro l’omessa pubblicazione del curriculum vitae e del certificato del casellario giudiziale non comporta l’esclusione delle liste o dei singoli candidati .

Walter Marossi



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