16 maggio 2023

OLTRE LE TENDE

Una casa per tutti


Copia di rification (2)

Le tende degli universitari hanno sollevato un problema –vero- che è però parte di un vastissimo problema cittadino. Milano ha avuto in pochi anni una trasformazione sostanziale dei city-users: 1) gli universitari fuori sede (stime diverse da 66.000 a 200.000) per l’aumento delle università, dei corsi di eccellenza, l’allargamento di quelle storiche (un tempo erano molto meno con molti pendolari)

2 ) gli addetti di società (prevalentemente estere) che hanno portato a Milano la loro sede, oltre 150 in pochi anni, difficilmente stimabili forse 10-20.000, anche perché molti turnano in breve

3 ) i turisti che come noto sono molto aumentati: a Milano, oltre 6 milioni/anno

I posti letto (ufficiali) a Milano in strutture alberghiere e extra alberghiere sono stimati in circa 80.000, quindi si è enormemente moltiplicata l’offerta di camere/alloggi con affitti brevi, con problemi fondamentali: la mancanza di norme, la proprietà estremamente polverizzata e gli affitti molto spesso in nero (piccoli proprietari che ne hanno un reddito, magari unico), quindi quasi impossibile avere un censimento. 

Di conseguenza gli affitti sono molto saliti, in un regime concorrenziale nella disparità tra domanda e offerta: addetti e turisti li possono sostenere, gli studenti prevalentemente no e si devono accontentare di camere a 2/3/4 letti con solo servizi essenziali.  Se in ipotesi si potesse mettere un limite ai canoni per studenti (come?) i proprietari affitterebbero gli stessi alloggi sugli altri mercati. Sul Giorno del 14 maggio Patricia Viel dice che non ci dovrebbe essere concorrenza: mi sembra un’ utopia che si risolverà solo quando le domande avranno offerte distinte (e controllabili).

Studentati e edilizia e urbanistica. A Milano si sono diffusi da pochi anni (prima c’erano convitti con pochi letti per borsisti), per iniziativa di privati investitori (molti fondi stranieri) perché si è rivelato un business nel mercato immobiliare. A quanto mi risulta ce ne sono 4/5 in realizzazione che vuole dire 1500-2000 letti tanti ma insufficienti. Altri progetti risulterebbero presentati.  Gli studentati derogano alle norme del PGT, sono convenzionati alla destinazione per decenni, ma passano per l’approvazione di municipi (uno li ha bocciati perché non vuole studenti in zona !!), paesaggistica, uffici per le convenzioni e talora giunta: un iter di minimo un anno per l’approvazione.  Per accelerare bisognerebbe istituire una corsia dedicata e definire cosa si aspettano i municipi o la città come sevizi condivisi, perché gli studentati siano parte della vita cittadina e viceversa, e magari stabilire una densità massima per zone.  

Studentati gestione. I convenzionati hanno tariffe regionali/comunali accessibili per tipo di camere, ma non tutti sono convenzionati, e offrono servizi che gli alloggi privati non hanno: sale studio, co-working, palestra, sale comuni, parcheggi bici, lavanderia, ….    Il MIUR, periodicamente pubblica circolari sulle caratteristiche che ogni pochi mesi mutano (….con l’obiettivo forse di migliorare, precisare,…) che dovrebbe invece definire una volta per tutte, almeno per qualche periodo, per non far trovare operatori e gestori di fronte e norme che cambiano in corsa.

Poi ci sono tutti gli altri abitanti che in città chiedono, aspettano o hanno diritto a una casa civile, accessibile e a prezzi politici: immigrati, indigenti, sfrattati, incapienti economici, senza tende, e homeless, che da sempre vivono in tende o cartonaggi (per i quali i posti nelle case di accoglienza sono forse 1.500, che pongono altri problemi), che non sono concorrenti negli affitti brevi, ma nel diritto alla casa. Il patrimonio pubblico milanese è immenso: ci vorrebbero progetti operativi, coordinati, ma se non si riesce anche no, tra Regione, Comune, Aler, Demanio (caserme), MM, subito dove si può intervenire, e, essendo un’emergenza va bene anche se solo qualcuno fa qualcosa. 

Nelle emergenze non si può aspettare un piano globale di interventi che mi sembra non ci sia o non decolli, che porterebbe via mesi/anni di preparazione, accordi e chissà che.  Quello su cui si può intervenire si deve fare subito, i ragionamenti di ordine generale verranno in parallelo, definendo per ogni intervento le diverse quote di assegnatari in funzione della localizzazione, della tipologia, del numero.  I politici e sindacalisti alle tende incontrano gli studenti che sono in piazza trascurando tutti gli altri che non ci sono, quindi sembra un interesse occasionale e di parte, senza proporre soluzioni. 

Solo con interventi pubblici ci potrebbero essere delle quote riservate a studenti con le tariffe già fissate.  Studenti tra i quali bisognerebbe poi definire i “fuori-sede”: quelli di Catanzaro o anche quelli di Lodi, e quanti di città metropolitana o regione prossima possono pendolare…. per me al limite tutti hanno diritto – a loro scelta – di abitare in città per vivere la città in cui studiano, ma con il fabbisogno arretrato servirà una gestione selettiva graduale.  Aggiungendo che il provvedimento deve avere regole oltre gli studenti di oggi anche per i neolaureati, neolavoratori, di domani, perché dopo la laurea il problema potrebbe non mutare per alcuni anni di avviamento al lavoro (e di questo non si è parlato). Sono però contrario ai contributi-affitto perché mi sembra possano finire nel mercato degli affitti brevi non controllati e non controllabili, per alloggi che non hanno i servizi degli studentati, a meno che siano una misura estremamente temporanea in attesa di risultati pratici. 

Conclusione: gestione rapida, operativa (e se si riesce) coordinata del patrimonio pubblico, con quota per alloggi finalizzati (studenti e neo-lavoratori) e corsia dedicata con norme puntuali per la approvazione in tempi brevi dei progetti di studentati con affitti convenzionati.

Paolo Favole



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