16 maggio 2023

LA TENDA IN PIAZZA, GLI AFFITTI E VALDITARA

Divagazioni e provocazioni su Milano, gentrificazione e diritto allo studio.


Copia di rification

Per il Ministro della Pubblica Istruzione è tutto chiaro: se gli universitari sono sotto la tenda, colpa e colpevoli sono ben chiari.

Le università si trovano nelle città grandi e medie, la sinistra le governa e sua è la colpa  per l’esplosione del costo degli affitti e la rabbia degli studenti universitari. Semplice come un qualsiasi altro sillogismo salviniano, e come tutte le sue formulette, si sgonfia a contatto con la realtà. Non del tutto però.

Il caro affitti è punto di caduta di una serie di fenomeni su cui le amministrazioni locali non possono molto. Turismo di massa, multinazionali dell’algoritmo (airnb), stili di vita, modelli di comunicazione, strategie delle multinazionali, brexit, necessità delle piattaforme territoriali di stringersi e farsi rappresentare da luoghi direzionali, polarizzazioni sociali,  spaventose diseguaglianze, concentrazioni finanziarie, leggi e prassi fiscali sugli immobili.

Divario crescente delle capacità di spesa tra pochi ricchi e moltitudini povere, e contemporaneamente diffusione di un’offerta cheap a portata di tutte (quasi) le tasche.

Senza allargare troppo il quadro, guardiamo a Milano.

Attrattività e incremento dei valori immobiliari sono strettamente connesse, l’una alimenta l’altra. Più la città richiama turisti, eventi, uomini d’affari, ceto medio alto professionalizzato, più cresce la domanda immobiliare. Più i valori monetari degli immobili si accrescono e più la bolla richiama altri investitori, grandi e piccoli, locali ed internazionali, in una spirale che porta i prezzi sempre più in alto, e sempre meno accessibili per chi dispone di risorse ridotte. Lollobrigida direbbe che è in corso la “sostituzione etnica” dei cittadini milanesi, per altri più fini si tratta della “gentrification”.

L’inflazione galoppante infine stimola l’investimento immobiliare, santo mattone. Milano ha già vissuto fasi simili, cicliche. la Milano da bere resta ancora nella memoria per il garofano dominante e per la folle euforia dei valori immobiliari, e poi altri cicli ancora, fino ad oggi, curiosamente sempre nel segno della cultura dell’aperitivo. Bevi che ti passa.

Ma questo mondo è in realtà così fragile che è bastata una Lamera qualsiasi, non una manifestazione di massa, non un’organizzazione articolata, non una campagna martellante, giusto una ragazza che pianta una canadese sotto il Poli, per far bloccare un meccanismo tanto oliato. Quello stesso sistema mediatico che costruisce il prodotto Milano da vendere in “tutto il globo terracqueo” (copyright Meloni), lo azzanna e ne mostra le insostenibili contraddizioni.

E giù tutti, sepolcri imbiancati e genuini difensori del diritto allo studio uniti in una marmellata tanto densa da renderne profili e ragioni indistinguibili, a gridare allo scandalo,  alle ragioni dei giovani conculcati nel diritto al futuro, fino a che inevitabilmente qualcuno scopre che il Fondo per gli Affitti a favore degli universitari fuori sede era stato azzerato dal Governo Meloni, di cui il povero Valditara fa parte con l’amato vice primo ministro. Poveretti non ci avevano capito nulla, e viva invece la Ministra Bernini che dal cilindro ora estrae 600 milioni, diconsi seicento, per venire incontro alle “legittime richieste dei nostri giovani…”..Eppure era la stessa Ministra che annunciava qualche mese fa “Diventa stabile il Fondo per il sostegno alle locazioni per gli studenti fuori sede iscritti nelle università statali. Il Fondo è rifinanziato per 4 milioni per il 2023 e 6 milioni a decorrere dal 2024.” Diconsi 4 milioni !!! nel 2023 (fonte sito MIUR), poi, che sollievo nel 2024, ben 6 milioni.

Ora invece 600, sapendo e dicendo che neppure bastano, e chiamando per questo alla concertazione (ohibò) i Comuni, le Università, il Demanio, fino ad espropriare i proprietari degli immobili sfitti da assegnare agli studenti, Un corto circuito folle, su cui si potrebbe ben ridere se non ci fosse molto di più da piangere. Povero Valditara, anche questa volta non ci ha capito nulla, dimostrandosi, politicamente s’intende, un vero “cretino”, ma non del tutto però, che un po’ ci ha preso, senza sapere: qualche responsabilità le amministrazioni di centro sinistra, a ben guardare, pure ce l’hanno.

Restiamo sempre a Milano.

Sarebbe difficile trovare nelle linee programmatiche delle diverse amministrazioni che si sono succedute un qualche interesse o proposta sul tema degli affitti dei fuori sede (che non sono cittadini milanesi e quindi non votano). Questione, peraltro, amministrativamente di competenza regionale, ma questo basta a chiamarsi fuori? La responsabilità è sempre politica, sia che si tratti di tradurre un bisogno nella propria prassi amministrativa, sia se, mancando la competenza, si tratti di sollevare una questione da troppo tempo lasciata sotto il tappeto, tanto ci pensava il mercato. Dove per mercato si intende, è ben chiaro via, le decine di migliaia di proprietari (loro sì milanesi ed elettori), felici di affittare, spesso in nero, gli appartamenti ai giovani di tutta Italia. Questo patto s’intende è tacito, silente, senza notai, firme e testimoni, perpetuato per decenni dallo scambio tra forti a danno dei deboli. Un patto sostenibile fino al’esplosione dei valori immobiliari, su cui di nuovo qualche responsabilità la parte democratica ce l’ha.

Non pare possibile negare che la principale opzione su cui le diverse giunte da Pisapia a Sala hanno legato identità e sviluppo della città sia stata la valorizzazione immobiliare delle molte aree dismesse, pubbliche e private. Certo non solo questo, certo dimenticare le importanti valenze sociali e culturali che l’azione delle amministrazioni hanno messo in atto. Tuttavia guardando al tema dello sviluppo e della gestione del territorio, non pare discutibile che il motore sia stato identificato nell’attrazione dei capitali privati, locali ed internazionali, finalizzati allo scopo. Una politica che, come spesso rappresentato con grande lucidità e chiarezza di argomenti dal Direttore e da molti urbanisti su Arcipelago, ha presentato linee di continuità con le amministrazioni di centro destra, non mancando neppure opacità e fenomeni di scambio non sempre adeguate ai valori in gioco.

Se si fa a destra si chiama speculazione, e se si fa a sinistra si chiama rigenerazione urbana: è la comunicazione, bellezza.

Soprattutto una politica che, mentre dava molto ai top player dell’immobiliare privato, non altrettanto operava sul fronte degli investimenti sociali, dalle case popolari alle strutture universitarie. Anche qui senza negare quanto di buono è stato fatto, non essendo però discutibile il segno prevalente insufficiente delle politiche di regolazione del territorio. Ed allora, se finora l’asino Valditara cascava ripetutamente, qui un po’ ci ha preso, senza volere e senza capire bene, anzi non capendo nulla, ma non sottilizziamo. Come a quegli studenti alla lavagna che, disperati ed ilari, la sparano a caso, anche a lui può capitare la cavolata giusta.

Ed infine, ma qui il discorso sarebbe troppo lungo e vale la pena dedicarci spazio  una prossima volta, il tema andrebbe colto e rappresentato sullo scenario metropolitano, l’unico plausibile per definire politiche di governo del territorio, delle dinamiche e dei bisogni, l’unico su cui una città che scoppia di salute, e che per questo si ammala, potrebbe ritrovare nuove linee di equilibrio tra attrattività, usi, infrastrutture abilitanti, sostenibilità ambientale e sociale.

Giuseppe Ucciero



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