4 aprile 2023
MILANO, GLI STADI E L’URBANISTICA
Dal Meazza a La Maura
La vicenda dello stadio di Milano per il calcio, prima con la proposta di demolizione e sostituzione del Meazza, ora con il nuovo stadio sull’area dell’ippodromo “La Maura”, è ad un’impasse e pone la questione generale di come gli amministratori intendano esercitare il governo del territorio, ovvero di come intendono amministrare l’urbanistica.
La domanda, che è anzitutto politica, è se l’amministrazione pubblica (il Comune di Milano, la Città Metropolitana, la Regione) intenda guidare attivamente i processi di trasformazione del territorio, laddove siano rilevanti, o ritenga che il suo compito sia solo valutare i progetti proposti dagli operatori, sulla base di un generico interesse pubblico. Ci si chiede se il “Piano” come progetto di città o progetto di territorio, sia considerato un valido strumento per realizzare un’aspirazione collettiva o sia solo un sistema di regole modificabile se costituisce un impedimento alle trasformazioni. Non è una domanda provocatoria o polemica, è una domanda politica di fondo che interroga anche sul ruolo della disciplina urbanistica. Il “Piano” serve ancora?
Uno stadio è una funzione urbana rilevante, di carattere straordinario, di livello metropolitano. Genera decine di migliaia di spostamenti concentrati in poco tempo, induce fabbisogni di sosta; ha impatti ambientali di varia natura; se poi allo stadio si accompagnano funzioni terziarie ricettive e commerciali come nei progetti proposti dalle società di calcio, il peso urbanistico si moltiplica. Dove collocare uno stadio nella città (metropolitana) dovrebbe essere compito del Piano urbanistico.
L’attuale stadio, il Meazza di San Siro, è in una posizione urbanisticamente corretta. E’ servito da una linea metropolitana, costruita apposta; via Novara lo collega direttamente alla rete autostradale attraverso la tangenziale Sud (Ovest), gli spazi di sosta sono quasi sufficienti, ecc. Il contesto urbanistico ove è collocato lo stadio tuttavia, è incompiuto e va riorganizzato. Il PGT dunque ha confermato lo stadio Meazza e le aree annesse come grande funzione urbana; in più il Comune ha redatto uno “studio d’area” per la riqualificazione del quartiere San Siro che dovrebbe guidare le trasformazioni e gli investimenti sia pubblici che privati nella zona: uno strumento, di guida attiva dei processi di trasformazione urbana.
Resta tuttavia irrisolto il nodo centrale dell’adeguamento ai nuovi standard funzionali dello stadio Meazza. Le società calcistiche Milan e Inter hanno rifiutato l’idea di adeguarlo e recentemente hanno anche abbandonato l’ipotesi di demolirlo e di costruire uno nuovo stadio al suo posto, avendo trovato una forte opposizione nell’opinione pubblica e in parte del Consiglio Comunale.
La società proprietaria del Milan ha così proposto al Sindaco di Milano di realizzare un nuovo stadio, con annesse funzioni terziarie, sull’area dell’ippodromo “La Maura”, area di proprietà privata. L’Inter non ha ancora avanzato proposte ufficiali.
La previsione di un nuovo stadio alla Maura chiama in causa l’urbanistica. L’ippodromo della Maura infatti è compreso nel Parco Sud (Parco agricolo, di cintura metropolitana Sud Milano): l’ipotesi di realizzare un nuovo stadio con annesse funzioni terziarie e commerciali è in contrasto con le previsioni del Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Sud che non consentono nuove edificazioni che non siano strutture sportive. Il PTC era stato predisposto dalla Provincia di Milano (ora Città Metropolitana) approvato dalla Regione e recepito dal PGT del Comune di Milano fin dal 2012 (1).
Certo i Piani, come il PGT o il PTCP del Parco, possono essere cambiati e periodicamente è necessario farlo, ma vanno modificati con i criteri della pianificazione, non un pezzo alla volta seguendo una logica esclusivamente puntuale e occasionale e consapevoli delle conseguenze politiche e amministrative che comportano le varianti.
Il Parco non è un generico vincolo di inedificabilità finalizzato a impedire l’edificazione di aree “verdi” (agricole). Il Parco è un progetto di uso del territorio non edificato, di ricostruzione del paesaggio agrario, di tutela di un secolare patrimonio storico e culturale.
Il complesso degli ippodromi di San Siro è stato inserito nel Parco Sud perché ad esso è stato assegnato un ruolo in tale progetto, come area di transizione funzionale e paesaggistica tra il territorio periurbano, agricolo, a bassa densità e la città compatta e come complesso di valore storico. La demolizione dell’ippodromo e la costruzione di un nuovo stadio con annessi edifici di varia natura, smonterebbe un pezzo significativo di questo progetto.
Anzi il Piano del Parco Sud aveva previsto, che queste aree di transizione, proprio per la delicatezza del loro ruolo, fossero pianificate con strumenti urbanistici di maggior dettaglio con valore di strumenti attuativi, detti Piani di Cintura Urbana. Se la Provincia, ente gestore del Parco e i comuni interessati, Milano in primis, avessero adottato i Piani di Cintura, avrebbero assunto un ruolo attivo nei processi di riqualificazione territoriale più delicati dell’area metropolitana. I Piani di Cintura, compiutamente redatti dalla Provincia di Milano nel 2009, non sono mai stati approvati.
Poiché una variante al PTC limitata ad una singola area, oltretutto privata, non avrebbe fondamento giuridico (anche con un accordo di programma con la Regione) per costruire un nuovo stadio con annessi edifici commerciali alla Maura, l’area dovrebbe essere stralciata dal perimetro del Parco. La conseguente variazione del perimetro del parco dovrebbe essere approvata con legge regionale mentre la conseguente variante al PTC dovrebbe essere approvata dall’Assemblea dei Comuni del Parco dalla Città Metropolitana e dalla Giunta regionale. Contestualmente andrebbe approvata una variante al PGT del Comune di Milano per normare urbanisticamente l’area stralciata.
Variare il perimetro del Parco aprirebbe un vaso di Pandora politico. Il Parco comprende i territori di 60 comuni con due milioni di abitanti (oltre a Milano); se si inizia una procedura di variante al PTC, per un’area di proprietà privata, le richieste di variante potrebbero essere centinaia. Un’operazione che coinvolgerebbe i sessanta Comuni, la Città Metropolitana, la Regione, le associazioni coinvolte nella gestione del Parco, ecc.
Il Sindaco Sala che, come sindaco metropolitano, governa anche il Parco Sud e Fontana, presidente della Regione se ne rendono conto quando dicono che per decidere vogliono vedere il progetto?Prima di dire “vediamo il progetto” bisognerebbe dire vediamo il Piano o i Piani.
Anche dire no allo stadio perché consuma suolo è riduttivo: l’urbanistica non si riduce a un si o un no al consumo di suolo. Lo stadio alla Maura non va bene perché stravolge il progetto di Parco Sud e perché quella localizzazione è errata sotto il profilo urbanistico: le fermate della MM sono ad oltre 1 km, la viabilità d’accesso e debole, le abitazioni troppo vicine, ecc, ecc..
Dunque che fare?
Milan e Inter non intendono ristrutturare il Meazza: la demolizione del Meazza trova una forte opposizione nell’opinione pubblica e trasversalmente nelle forze politiche; le società cercano un’area dove costruire un nuovo stadio, un po’ a caso e secondo le offerte del mercato immobiliare.
Del resto ipotesi di un nuovo stadio vagano da anni per il territorio metropolitano senza però concretizzarsi: nelle aree Expo a Rho, nelle aree Falck a Sesto san Giovanni, a Rozzano, a Porto di
Mare: l’ultima ipotesi è appunto all’ Ippodromo “la Maura”, sempre a San Siro, ma dentro un parco regionale. L’utilizzo del Meazza resta un problema del Comune di Milano. Come affrontare la questione con un atteggiamento di governo attivo, fondato su un appropriato uso della pianificazione?
Anzitutto la questione va affrontata alla scala territoriale adeguata, cioè quella di una Città metropolitana di tre milioni di abitanti che può anche sostenere l’insediamento di più stadi. Sala è pur sempre sindaco della Città metropolitana.
Le società di calcio devono esprimere le loro esigenze ma la scelta di caricare il territorio di uno, due o tre stadi (anche l’Inter vorrà il suo stadio) è compito dell’amministrazione pubblica che deve valutarla, insieme alle società proponenti, nell’ambito di un programma che consideri gli interessi pubblici e privati, le risorse necessarie, i tempi di attuazione, gli usi provvisori e le possibili sinergie tra le diverse strutture e infine che coinvolga anche società interessate a gestire il Meazza nell’interesse del Comune di Milano (magari sollecitate con un bando pubblico) tenendo conto che lo stadio deve essere disponibile per le Olimpiadi invernali del 2026.
Decidere dove collocare il nuovo, o i nuovi stadi è ancora compito dell’amministrazione pubblica ovvero del Comune di Milano, della Città Metropolitana, dei sindaci dei comuni interessati e della Regione ed è materia propria della disciplina urbanistica. E’ dunque compito degli apparati tecnici di quelle amministrazioni individuare le localizzazioni possibili e quelle più adatte, sulla base della pianificazione in atto (anche modificabile ma secondo logiche di piano) e secondo i criteri di una buona urbanistica, ovvero: privilegiare aree urbanizzate da rigenerare piuttosto che aree verdi, garantire l’accessibilità su “ferro” insieme all’accessibilità alla grande viabilità regionale (nodi di interscambio); valutare l’ impatto sulle zone residenziali, sull’ambiente e sul paesaggio; considerare un’ integrazione di funzioni capace di rigenerare e sviluppare il contesto urbanistico; e infine anche considerare gli interessi immobiliari delle società promotrici in quanto elementi importanti del programma economico, interessi però che non devono però prevalere sugli altri e che devono essere trasparenti ed espliciti.
Sulle alternative proposte dalla tecnica urbanistica la politica dovrebbe decidere con un’ottica adeguata alla rilevanza dell’operazione, senza campanilismi e senza valutazioni sul colore politico delle amministrazioni dei comuni eventualmente prescelti come sedi dei nuovi impianti. La Città metropolitana si chiama appunto Città metropolitana di Milano e Milan e Inter resteranno comunque le squadre dei “milanesi”.
Ugo Targetti
Nota 1
L’area dell’Ippodromo denominato La Maura, con civico in via Lampugnano 95, tutt’ora in funzione, fa parte di un complesso di impianti per l’attività ippica costituito dall’Ippodromo Snai San Siro, l’ Ippodromo Snai La Maura e la pista ippica di allenamento. Il complesso confina con il parco pubblico di Trenno “Aldo Aniasi” e costituisce un rilevante comparto urbanistico di aree verdi attrezzate.
L’intero comparto è compreso nel perimetro del parco regionale Parco Agricolo e di cintura metropolitana, Sud Milano (Parco Sud), istituito con legge regionale n 24 del 1990 e normato dal Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco, approvato dalla giunta regionale nel 2000.
L’area dell’Ippodromo la Maura, (comprese le scuderie lungo via Montale) è classificata dal PTC come: “Territori agricoli e verde di cintura urbana – ambito dei piani di cintura urbana (art 26); subzona impiantì sportivi e ricreativi (art. 36) area compresa nel perimetro dei Piani di cintura urbana (piano di cintura n 1).
Il PTC del Parco prevede che per intervenire in tali aree devono essere approvati i Piani di Cintura Urbana (articolo 26) e il Piano di settore ”Fruizione” (articolo 19). Nessuno di questi strumenti attuativi del PTC è stato approvato. In assenza di tali strumenti valgono le norme generali di tutela delle NTA del PTC, che ammettono impianti sportivi e ricreativi per la fruizione del parco, ma non ammettono comunque altre funzioni.
Le disposizioni del PTC, attuative della legge regionale, prevalgono sulle previsioni degli strumenti urbanistici comunali. Pertanto le norme di attuazione del PGT di Milano, per i territori compresi nel Parco, rimandano a quelle del PTC del Parco (art. 35 del Piano delle Regole e art. 12 del Piano dei servizi del PGT).
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