4 aprile 2023

LA DEMOCRAZIA NON PUÒ ASPETTARE

L'incertezza sul potere di voto dei cittadini della Città Metropolitana va chiarito


Copia di rification

La famigerata (perché famigerata lo si capirà continuando la lettura) legge Delrio, la n. 56/2014 è entrata in vigore il giorno 8 aprile 2014, dunque nove anni orsono: un periodo non breve nel quale non è successo nulla. Mentre a livello politico è successo di tutto, a cominciare da un partito che, proprio nel 2014 non è riuscito ad entrare nel Parlamento europeo, perché sotto la soglia nazionale del 4% e che con le elezioni di Settembre 2022 è il primo partito italiano, che esprime la prima donna Presidente del Consiglio dei Ministri della storia repubblicana.

In questi anni sono sorti nuovi astri, o piuttosto comete, già tramontati o, comunque, scomparsi dall’orizzonte o dalla volta celeste, sempre nel 2014 le elezioni europee, in termini percentuali, 40,81%, erano state vinte da Renzi e da un PD costituito a sua immagine e somiglianza, che non lo salvò dalla pesante sconfitta al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016.

Nuovo giro di giostra alle elezioni del 2018 salgono sul cavallo i M5S, i cosiddetti grillini, primo partito con 10.945.411 voti e il 32,68%, ma la festa dura poco perché alle elezioni europee del 2019 il primato passa alla Lega di Salvini con 9.175.208 voti e il 34,26%. Il girotondo si chiude provvisoriamente, appunto con le elezioni 2022 con Fratelli d’Italia nella circoscrizione Italia al 26% e 7.302.517 voti + 297.965 in Val d’Aosta e Circoscrizione Estero con gli alleati del CDX.

 I prossimi appuntamenti elettorali sono le europee del 2024 con una legge italiana, che da tempo avrebbe dovuto essere rimessa alla Corte di Giustizia UE perché riconosce un trattamento speciale a solo tre minoranze linguistiche individuate nel 1979, cioè 44 anni fa, quando non era ancora stata data attuazione all’art. 6 Cost. con l’approvazione della legge n. 482/1999, di cui sono stato il relatore nella XIII legislatura (1966-2001), che ne ha tutelate 12 delle quali almeno tre più consistenti della lingua tedesca nella provincia di Bolzano, la maggiore delle tre riconosciute dalla legge elettorale europea, e molte altre superiori allo sloveno del Friuli-Venezia Giulia, una soglia d’accesso del 4%, più alta del 3% delle elezioni nazionali 2018 e 2022 e stabilita prima dell’entrata in vigore del trattato di Lisbona, che ha cambiato la natura del Parlamento europeo[1] il 1° dicembre 2009 e non rideterminata in una percentuale variabile tra il 2 e il 5 per cento con l’osservanza dell’art. 72 c. 4 Cost. come richiesto anche dall’art. 223 par. 1 TFUE.

Tuttavia la democrazia ha bisogno di proposte concrete, comprensibili e fattibili.

La legge 56/2014 all’art. 1 c. 19 stabilisce che “Il sindaco metropolitano è di diritto il sindaco del comune capoluogo”, che è stato inteso come necessità d’urgenza di far fare al sindaco del comune capoluogo il sindaco metropolitano per avviare il procedimento, ma vale anche il contrario, che a regime il sindaco metropolitano dovrebbe, essere il sindaco del comune capoluogo, in fin dei conti un sindaco, che a confronto di quelli di Londra, Parigi, Berlino e Madrid, avrebbe una dimensione ridotta.

Di fatto i sindaci della Milano ridotta si sono disinteressata della Città Metropolitana, come fosse una perdita di tempo e di prestigio, che non dava nessuna visibilità, quando, invece, è l’ottica metropolitana una dimensione minima necessaria. Lo si visto nella recente questione del nuovo stadio di Milan e Inter, tutti concentrati su San Siro, quando sono entrati in gioco Sesto San Giovanni e Rozzano e l’area di Lampugnano, che fa parte del Parco Sud, che è una dimensione addirittura regionale. Alla luce della sentenza n. 48/2021 della Corte costituzionale è intollerabile che si possa arrivare alle prossime elezioni municipali, con un sindaco metropolitano, che sia eletto dai soli cittadini del Comune di Milano, che sono una minoranza, per di più in calo partecipativo.

Le recenti elezioni regionali di Lazio e Lombardia hanno dato un segnale forte dell’insoddisfazione dei cittadini con un’astensione, che ha raggiunto il 60%.

Nel 2021 la partecipazione alle elezioni milanesi è stata del 47,7%, siamo sotto al 50% degli aventi diritto.

Il Sindaco Sala, anche se al secondo e ultimo mandato, si posto degli interrogativi? O è come Fontana che si gloria del 54% dei consensi, quando il 49,50 % della prima elezione del 2018 era sì sotto il 50%, ma un milione di voti in più. Alle elezioni del 3-4 ottobre 2021 Sala dei Verdi viene rieletto per un secondo mandato al primo turno, avendo conquistato il 57,73%, corrispondente a 277.478 voti, ben 350.213 voti meno dei 627.691 di Filippo Penati del PD, sconfitto alle ultime elezioni dirette del Presidente della Provincia di Milano del 2009[2].

Le forze politiche milanesi e i loro livelli nazionali, bene o male il PD in questi ultimi 11 anni, a partire dalle dimissioni di Berlusconi del 16 novembre 2011 anni ha espresso 3 Presidenti del Consiglio dei ministri ed era parte importante delle maggioranze dei Governi Monti, Conte II e Draghi: è stato escluso dal Governo solo per i 461 giorni del governo giallo-verde Conte I.  Non ha tenuto conto del fatto che proprio la legge 56/2014 aveva dato a 3 città metropolitane con più di tre milioni di abitanti, Roma, Milano e Napoli, uno status speciale con l’art. 1 c. 22 ultimo periodo. Per accelerare un’iniziativa politica sulla città metropolitana dobbiamo introdurre un’azione giudiziaria di competenza del tribunale civile di Milano per far accertare il diritto degli elettori metropolitani di partecipare all’elezione del prossimo sindaco di Milano, che sia anche sindaco della città metropolitana.

Nel 2014 è stata depositata e pubblicata la sentenza n. 1/2014 che ha sancito il diritto dei cittadini di votare in conformità alla Costituzione, nello stesso anno la Delrio non ha abolito le Province, ma abolito il voto universale e diretto, cioè  la rappresentanza democratica dei cittadini negli organi elettivi: quasi un test della capacità di reazione dei cittadini. Il test è riuscito e quindi i legislatori e i governi hanno potuto ignorare i principi affermati dalla sentenza n. 1/2014 e approvare con la deforma costituzionale Renzi-Boschi una legge che eliminava il voto universale e diretto per la elezione del Senato della Repubblica.

È stata rassegnazione o mancanza d’informazione l’assenza di reazioni? Non dobbiamo farci rubare il diritto di voto, l’hanno fatto con il Porcellum e non l’hanno più restituito con il Rosatellum dopo che l’Italikum è stato parzialmente annullato per incostituzionalità con la sentenza n. 35/2017.

Felice Besostri

[1]Non rappresenta più i popoli degli Stati membri come nel TCE, ma, stabilisce inequivocabilmente, che nella UE “I cittadini sono direttamente rappresentati, a livello dell’Unione, nel Parlamento   europeo” (art. 10.2 TUE) e che “Il Parlamento europeo è composto di rappresentanti dei cittadini dell’Unione” (art. 14.2 primo periodo TUE). Pertanto, non sono più ammissibili soglie d’accesso nazionali, facoltative e variabili, per garantire l’uguaglianza del diritto di voto dei cittadini UE, dovunque lo esercitino.

[2] Per la cronaca vinte da Guido Podestà di Forza Italia  con 790.027 voti e il 48,8%.



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  1. valentino ballabioGià, ma come se ne esce? Le ipotesi sono due. 1) per via giuridica. Presumo che l'avvocato Besostri sia pronto, da par suo, a presentare ricorso per manifesta incostituzionalità sul punto della legge Delrio, a ovvia condizione che una pattuglia di cittadini metropolitani sia disposta a sostenerne moralmente e materialmente l'iter procedurale. 2) per via (maestra?) politica. Senza attendere che alla bisogna provveda l'ineffabile Calderoli, specialista nello travolgimento istituzionale-amministrativo, è possibile che qualcuno dentro l'occhio del ciclone Schlein si senta di rimettere in discussione la legge 56/14, firmata da un influente vice capo corrente PD? Nel caso non partirebbe da zero, ma dagli ancora attualissimi ddl Besostri (n. 4879, XIII legislatura), ripresentato da Pizzinato e altri nove senatori (n. 1410, XIV legislatura) facilmente rintracciabili negli atti del Senato della Repubblica.
    5 aprile 2023 • 14:53Rispondi
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