21 marzo 2023

L’ASSESSORE MARAN E LA CASA

"A che punto è la notte"


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Prendo a prestito il titolo dell’ultimo film di Nanni Loi – dal romanzo di Fruttero e Lucentini – perché mi è venuto in mente leggendo l’intervista all’assessore Maran pubblicata da la Repubblica sabato scorso. La notte della casa non è ancora finita e siamo di fronte ad un assessore alla partita che chiede agli immobiliaristi di restituire i regali –  le aree edificabili -che son stati loro fatti da Giunte e consigli comunali nei quali lui era sempre presente. In questa intervista dice “Fate più progetti sociali”, come se si svegliasse ora da un brutto sogno, brutto sogno che è anche il nostro, per noi popolato di facce di bronzo e sepolcri imbiancati.

Parlare della casa vuol dire riavvolgere il nastro e andare molto indietro nel tempo e parlare di PGT, di scali ferroviari ma anche di tutte le aree di proprietà di pubbliche amministrazioni sul quale in un modo o nell’altro gli immobiliaristi hanno messo le mani mentre sindaci e assessori da almeno vent’anni a questa parte non si ricordavano che c’erano due problemi da risolvere: il verde e le case popolari oggi chiamate housing  sociale (più “in”) o case a canoni moderati.

Il 31 gennaio 2012 titolavo il mio editoriale MILANO, LA CASA: 60 ANNI DI ERRORI, ne sono passati altri 11 ma lo scenario è ancora lo stesso, già allora Maran era assessore dal giugno del 2011, lasciando i banchi dell’opposizione in  Consiglio Comunale, sui quali sedeva dal giugno del 2006. Non mi ricordo che l’opposizione di allora abbia fatto chiasso e barricate alla presentazione del nuovo PGT che di fatto avrebbe voluto sancire l’edificabilità degli Scali ferroviari.

Dico “avrebbe voluto” perché inciampò all’ultimo momento in un intoppo formale: la mancata pubblicazione  sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia, BURL.

Cito un brano dell’articolo MASSEROLI, MORATTI & VECCHIE AMICIZIE: LA FRETTA DEL PGT, scritto per ArcipelagoMilano da Attilio Vimercati il 28 giugno 2011; si era da poco insediata la Giunta Pisapia: ” Per quanto riguarda Milano ora la nuova amministrazione uscita dalle recenti elezioni comunali deve assumere una decisione che riguarda il PGT adottato dal Consiglio comunale il 14.7.2010 e approvato il 4.2.2011 e più precisamente optare in ordine o meno alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia, BURL, che ne determinerebbe l’entrata in vigore. La nuova maggioranza ha condotto nelle sedute consiliari e nella città una opposizione ostile al PGT confezionato dalla precedente Giunta e quindi coerentemente vorrebbe modificare il PGT stesso prima della sua definitiva vigenza con il dovuto rispetto al mandato popolare ricevuto.”.

Il sindaco Pisapia non ebbe il coraggio di imboccare quella strada temendo che il suo atto lo consegnasse alla brigata di quelli “che vogliono fermare Milano”, una accusa ricorrente da parte della destra.

In Giunta sedeva Maran con la delega alla mobilità, Ada Lucia De Cesaris all’urbanistica  Il Consiglio Comunale approvò il nuovo PGT fu modificato riapprovandolo. Gli Scali Ferroviari finirono in in un Accordo di Programma che andò in consiglio una prima volta e fu bocciato. Il sindaco Sala e il suo assessore Maran lo fecero successivamente approvare.

Qualche giorno prima dell’uscita dell’articolo di Vimercati usciva un articolo sempre su ArcipelagoMilano: SCALI FERROVIARI, COMUNE E FERROVIE DELLO STATO, un articolo a più mani: Claudio Bacigalupo, Hugo Jan Bassi, Emilio Battisti, Sergio Brenna, Riccardo Cappellin, Fiorello Cortiana, Jacopo Gardella, Elena Grandi, Giuseppe Longhi, Gregorio Praderio, Alberto Roccella.

Nell’articolo venivano formulate 30 domande indirizzate a Sindaco e Giunta sulla questione degli Scali e i bisogni della città.

Tutto inutile: il Consiglio comunale deliberò di pubblicare il PGT sul Bollettino della Regione e le aree delle Ferrovie dello Stato divennero rese edificabili.

Il 7 ottobre 2015 , quando i buoi erano scappati, vuotai il sacco del mio sconcerto con un editoriale dal titolo: “MILANO: FERROVIE DELLO STATO RESTITUIRE IL MALTOLTO“. Non posso annoiarvi citandone delle parti ma se qualcuno vuole capire come gli Scali finirono in mano ai privati vi troveranno tutte le informazioni utili: giochi di prestigio, scatole cinesi e soprattutto un vago profumo di falso ideologico

Fu un banchetto al quale si sedettero i “Boiardi di Stato” come li definirono Eugenio Scalfari e Giuseppe Turani  nel libro Razza Padrona, che uscì nel 1974, allora per Feltrinelli, poi ristampato da Baldini e Castoldi, del quale potremmo considerare un sequel Capitalismo di rapina. La nuova razza predona del capitalismo italiano di Paolo BiondaniMario GereviniVittorio Malagutti.

Una delle nostre tare, un esiziale freno allo sviluppo e alla crescita sono loro, i boiardi di Stato di cui abbondiamo mentre cerchiamo disperatamente dei civil servant: chi “ponga  la sua competenza professionale e il suo senso civico al servizio della collettività. all’interno di strutture pubbliche”( Diz. Repubblica).

Per dare a Cesare quel che è di cesare, chi cercò dopo la resa di Pisapia, di salvare il salvabile – il 50% degli Scali per scopi sociali – verde, servizi pubblici…. – fu l’assessore all’urbanistica di fresca nomina Ada Lucia De Cesaris che concluse la sua carriera in Comune come vicesindaco nel luglio del 2015. Peccato che poi passò dall’altra parte come avvocato, sedendo  in vari Consigli di amministrazione insieme ai boiardi, d’altra parte è pur vero che un avvocato difende gli interessi di chi lo paga. Per chi vuol sapere di più digiti il suo nome su Wikipedia.

Chi invece rimase in Comune è Maran con  Pisapia come assessore con delega alla Mobilità, Ambiente, Acqua pubblica, Energia e Metropolitane fino al 2016, poi con Sala dal 2016 al 2021 come assessore all’Urbanistica , Verde e Agricoltura. Un pupazzo sempre in piedi.

Poi sempre con Sala dal 2021 assessore con queste deleghe: Definizione delle politiche per la casa – Definizione delle politiche per l’edilizia residenziale pubblica, dell’housing sociale in coordinamento con l’assessorato rigenerazione urbana e dei contratti di quartiere – Piano triennale Opere Pubbliche e sua attuazione – Piano quartieri – Definizione delle politiche inerenti la progettazione e la realizzazione degli interventi di arredo urbano – Gestione dei grandi eventi sulla scorta della delega conferita – Rapporti con i municipi sulla scorta della delega conferita.

Scompare così l’assessorato all’Urbanistica in un potpourri di deleghe parziali e compare Giancarlo Tancredi assessore alla Rigenerazione urbana con queste deleghe: Definizione delle politiche di pianificazione e sviluppo del territorio, comprese le scelte urbanistiche relative all’edilizia residenziale pubblica all’housing sociale e in coordinamento con l’Assessorato casa e piano quartier – Monitoraggio e controllo dell’attuazione dei piani urbanistici – Politiche per la bonifica dei suoli, indirizzi e controllo delle relative attività nonché dei piani di scavo – Gestione dei grandi eventi sulla scorta della delega conferita – Rapporti con i municipi sulla scorta della delega conferita.

La vecchia urbanistica adesso si chiama ” Definizione delle politiche di pianificazione e sviluppo del territorio” con quanto segue.

Giuro, in vita mia non ho mai visto deleghe assessorili così.

È vero che il sindaco con questa ignobile legge sugli Enti Locali, che dobbiamo a Franco Bassanini, uomo di tutte le stagioni di sinistra – (PSI 1970-81; Lega dei socialisti 1981: PC (1983-1991); PDS (1991-1998); DS (1998-2007); PD (dal 2007) – può chiamare Tancredi alla carica di assessore chi vuole, ovviamente anche al di fuori della cerchia degli eletti, ma nominare assessore un dirigente non apicali , fargli scavalcare tutti i suoi colleghi divenendone di fatto capo, ricorda il famoso cavallo Incitatus che l’imperatore Caligola voleva nominare senatore per irridere il Senato. Sala voleva irridere noi cittadini?

Troppo spacchettamento di deleghe, una gestione che non permetterà di sapere chi fa che cosa e con chi dobbiamo prendercela salvo che col sindaco i cui assessori sono semplici delegati con lo spauracchio dell’usa e getta se va male.

Ora prima di chiudere vi propongo un gioco di società: assegnare a ogni direzione gli assessori di riferimento guardando l’immagine qui sotto.

rification (7)

Non fatevi prendere dallo sconforto, riprenderemo presto il tema dell’organizzazione della macchina comunale e cercheremo di aiutarvi nel difficile compito.

Ma per tornare al fantastico Maran e al suo “triduo” Forum del’abitare, mi auguro che alla fine come nella liturgia privata cattolica si invoca di ricevere una grazia: lui invochi che qualcuno lo “illumini”, per noi non vedere più forum, tavole rotonde, convegni e altre simili amenità.

edit 223FAIRE SANS DIRE. Questa era una massima che l’architetto Piero Portaluppi aveva riprodotto nella Casa degli Atellani, come dire fare senza far tante chiacchiere. Mio nonno, suo grande amico , guardando alla politica diceva scherzosamente “Pelà la pòja sensa falà cridà. (Pelare la gallina senza farla gridare).

La massima di Portaluppi regge sempre, quella di mio nonno è stata spazzata via da internet: la poja, ossia noi.

Mentre chiudevo il mio pezzo mi sono arrivate alcune delle 200 pagine  del documento del Comune “Forum dell’abitare”.

Si dovrà fare una chiamata alla piazza e spigare ai cittadini che passerà di mano ai privati tutto il patrimonio pubblico, aree ed edifici, per confluire in una unica società Pubblico/Privata.

Sarà come sempre una società asimmetrica nella quale il pubblico ci rimette tutto e ai cittadini si raccontano balle.

Sarà tempo di catene umane, sit-in, flashmob, e tutte le forme di protesta che riusciremo ad inventare.

Comunque stiamo a vedere se dopo tante parole lo smemorato Maran avrà qualche ripensamento o deciderà di buttare il cuore oltre l’ostacolo, dove c’è tanto letame che fuma.

Luca Beltrami Gadola

P.S. Sono in questi giorni le cosiddette “Cinque giornate di Milan”. Sui mezzi pubblici a ricordarcelo ci sono delle bandierine che fanno pena: sporche e sfilacciate. Qualcuno provveda!! Orgoglio milanese.

 



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  1. Pietro VismaraTemo però che lei ricordi male la sequenza degli assessori e le responsabilità dell'approvazione del PGT 2011. L'assessora all'urbanistica era la De Cesaris (Maran era alla mobilità) ed effettivamente il PGT non fu pubblicato sul BURL, ma riapprovato modificandolo (non troppo però). Gli scali ferroviari non erano in quel PGT, ma in un accordo di programma che andò in consiglio due volte: la prima (sindaco Pisapia, assessore Balducci) fu bocciato; la seconda (sindaco Sala, assessore Maran) fu approvato. Questo per la precisione
    21 marzo 2023 • 22:11Rispondi
    • Luca Beltrami GadolaGrazie correggerò il mio testo. Luca Beltrami Gadola
      21 marzo 2023 • 22:57
  2. Sergio BrennaLuca Beltrami Gadola e Luigi Corbani nei loro articoli su ArcipelagoMilano mettono il dito nella piaga di quella "continuità tra Amministrazioni di diverso orientamento politico" susseguitesi da Albertini/Lupi a Moratti/Masseroli a Pisapia/De Cesaris a Sala/Maran (rispettivamente Sindaci e assessori all'urbanistica) e che viene invece orgogliosamente rivendicata come fattore trainante dal "dominus" dell'immobiliarismo milanese Manfredi Catella. Se in prospettiva si può ben immaginare che Maran possa essere il candidato ideale a succedere a Sala, Catella può stare tranquillo che la "continuità" è assicurata almeno per un altro decennio quale che sia l'esito elettorale !
    22 marzo 2023 • 12:22Rispondi
  3. Giancarlo RossiAnni fa fui invitato dal liceo Beccaria a confrontarmi con Masseroli, allora assessore, tronfio del suo PGT, sull'urbanistica milanese. Non parlai da urbanista, perché non lo sono, ma da esperto di mercato immobiliare. Nella versione iniziale del PGT, che la De Cesaris per fortuna mitigò, il Parco Sud era praticamente tutto edificabile, a favore dell'oligopolio costituito da Ligresti e dagli Ospedali in mano a quel noto "movimento ecclesiale, che nulla ha a che fare con le scelte politiche dei suoi aderenti". Osservai che neppure il più tumultuoso sviluppo demografico avrebbe prodotto una domanda di abitazioni e servizi pari alla nuova volumetria prevista. Mi fu risposto soavemente dal Massiroli che ragionavo in termini superati: secondo i principi del libero mercato, i primi che avessero costruito avrebbero venduto, ed una volta saturata la domanda, gli altri si sarebbero astenuti; ma così, chiosava imperturbabile, si sanciva sul piano teorico ed etico la libertà d'impresa, che è quello che contava dopo anni di programmazione sovietica. Trasecolai.
    23 marzo 2023 • 12:02Rispondi
    • Cesare MocchiBe', ma non era nei poteri del Comune di Milano (e neanche di Masseroli) rendere edificabile il parco Sud (che è un parco sovracomunale). La de Cesaris si è limitata a ribadire le competenze di legge. Ma certo poi le intenzioni di Masseroli erano altre...
      24 marzo 2023 • 08:13
  4. valentino ballabioPer la storia la “ignobile legge” sull'elezione diretta dei Sindaci del 25/03/1993 (di cui ricorre proprio oggi il 30° anniversario!) fu varata sotto il governo Amato: maggioranza DC-PSI-PSDI-PLI, ministri dell'Interno Nicola Mancino DC e delle Aree urbane Carmelo Conte PSI. Franco Bassanini all'epoca era in minoranza quale “ministro ombra” del PDS e solo in seguito, negli anni '97-98, le leggi che portano il suo nome provarono a risistemare la nuova fase emersa dalla dissoluzione irreversibile dei partiti storici sulla cui struttura di reggeva il sistema proporzionale puro. Della sua lunga carriera politica distinguerei una prima fase virtuosa anti-craxiana da una seconda, piuttosto opaca, filo-dalemiana.
    23 marzo 2023 • 12:36Rispondi
  5. Lucia PivaDopo questa lettura sono allibita e molto triste !
    23 marzo 2023 • 21:33Rispondi
  6. Annalisa FerrarioDel documento di Maran vanno evidenziate alcune cose: - innanzitutto si torna a parlare in modo articolo del problema abitativo. A confronto del vuoto pneumatico del suo PGT sull'argomento, è comunque un grande passo avanti. Queste indagini però dovrebbero essere rese più sistematiche e continuative, per cogliere per tempo l'evoluzione del fenomeno. Per esempio si potrebbe fare come all'estero, un osservatorio che monitori nel tempo con identica metodologia tutti i capoluoghi di provincia, in modo da fare raffronti, cogliere tendenze, ecc - il dato più impressionante pubblicato è quello del 60% dei cittadini milanesi che sono cambiati negli ultimi 15 anni (dopo Expo, quindi). Sarebbe interessante sapere non solo chi è venuto, ma chi se ne è andato, per quale motivo, e dove: erano poveri? Vecchi? O giovani sfiduciati? Dove sono finiti, visto che nella città metropolitana non c'è stato il medesimo cambiamento? - giusto finalmente rendersi conto che non basta la manutenzione dell'edilizia sociale esistente, bisogna anche costruirne di nuova altrimenti non se ne esce - purtroppo nel documento si tirano fuori ancora valutazioni e proposte vecchie di quarant'anni fa, tipo il sussidio all'affitto (non funziona) e la vecchia tiritera secondo cui il problema vero sarebbe di chi non è abbastanza ricco per il libero mercato e non abbastanza povero per l'edilizia popolare. Così si dà per scontato che chi è povero la casa popolare ce l'abbia, ma non è così. Bisogna pensare a tutti i segmenti della domanda e giustamente a un mix sociale (che è quello che caratterizza positivamente le periferie milanesi rispetto a quelle europee) e giustamente bisogna pensare anche al problema del ceto medio impoverito; ma non per questo appoggiarsi sempre e solo alle cooperative come si fa da quarant'anni. Saluti
    26 marzo 2023 • 20:02Rispondi
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