7 marzo 2023
MILANO E L’EFFETTO FINESTRA
Il Comune. Una macchina che non funziona
“Nel 1969 il professor Philip Zimbardo condusse un esperimento di psicologia sociale presso l’Università di Stanford. Egli lasciò due automobili identiche, stessa marca, modello e colore abbandonate in strada, una nel Bronx, zona povera e conflittuale di New York, l’altra a Palo Alto, città ricca e tranquilla della California. Lo scenario era quindi quello di due identiche auto abbandonate in due quartieri con tipologie molto diverse di abitanti, con una squadra di specialisti in psicologia sociale a studiare il comportamento delle persone in ciascun sito.
Ciò che accadde fu che l’automobile abbandonata nel Bronx cominciò ad essere smantellata in poche ore, perdendo le ruote, il motore, gli specchi, la radio, e così via; tutti i materiali che potevano essere utilizzati vennero rubati e quelli non utilizzabili vennero distrutti. Al contrario, l’automobile abbandonata a Palo Alto rimase intatta. In tali casi è comune attribuire le cause del crimine alla povertà. Tuttavia, l’esperimento in questione fu proseguito. Dopo una settimana, durante la quale la vettura abbandonata nel Bronx era stata completamente demolita mentre quella a Palo Alto era rimasta intatta, i ricercatori decisero di rompere un vetro della vettura a Palo Alto; in breve tempo i ricercatori assistettero alla stessa dinamica di vandalismo che avevano registrato nel Bronx: furto, violenza e vandalismo ridussero il veicolo lasciato a Palo Alto nello stesso stato di quello abbandonato nel distretto malfamato di New York”.(Wikipedia)
Inizio con questa lunga citazione da Wikipedia perché vedendo lo stato in cui si trovano quasi tutte le strade di Milano, mi sono domandato che effetto abbia questo disordine urbano al quale ho fatto cenno nelle mia ultima LETTERA.
Il disordine urbano e la pessima manutenzione hanno un effetto sociale rilevante, sono alla radice di vandalismo quotidiano: rovinare qualcosa già rovinata, anche se in minima parte; in questi giorni i trionfalisti proclami del Sindaco e della stampa milanese di regime a proposito del numero dei turisti a Milano con annesso Salone del Mobile e compagnia, mi hanno fatto riflettere.
Allora è proprio vero che in cima ai pensieri di Sindaco e Giunta c’è una città per turisti e investitori, tutta gente che passa da Milano e se ne và, investe sapendo che gli oneri di urbanizzazione sono i più bassi del mondo, che questa è una prateria nella quale si aggirano “cervelli” affamati e a buon mercato, che gli architetti trovano spazio per “stupire il mondo” con le loro stravaganze.
Soggiorni brevi che non colgono il disordine urbano e dunque perché preoccuparsene?
E noi milanesi invece ci restiamo in questa città che malgrado tutto amiamo, pensando che in Consiglio Comunale a noi basterebbe una colf con la scopa in mano e che qualche direttore dei lavori comunali non stesse seduto sulle chiappe ma andasse a controllare quello che fanno gli appaltatori.
Per farmi capire meglio qui di seguito trovate alcune immagini che servono da esempio.
In queste immagini potete vedere l’asfalto dei marciapiedi che cola verso la sede stradale. Di immagini di questo tipo ne potrei pubblicare qualche decina, mi sono limitato solo a quelle vicino a casa mia.
Il problema è banale: si è steso dell’asfalto colato il cui punto di rammollimento è così basso da far sì che il sole estivo lo renda nuovamente quasi liquido. Perché questa scelta di impasto? Perché l’asfaltista, anche se il materiale costa più caro, preferisce usarlo facilitando il compito di chi lo stende e quindi si risparmia mano d’opera. Dunque conviene.
Veniamo ai pali che pendono, una costante del paesaggio urbano: centinaia ovunque per la città.
Il problema è semplice, riguarda la posa. Oggi si fa un buco nel marciapiede largo quel tanto che basta per infilare il palo poi si rabbocca con un po’ di cemento a presa rapida. Fine. Bisognerebbe invece fare un vera e propri base: un cubo di cemento almeno di cm.30x30x30. Meglio e più rapido avere a disposizione pali forniti con base di cemento compresa.
Ultime note tanto per non lasciare indietro qualcosa ma non certo pensando di esaurire il tema.
Scendendo nei dettagli vi mostro la base di un semaforo di Piazzale Baracca. Anche qui di questi esempi se ne possono fare a migliaia.
Stesso problema. La posa andrebbe fatta in modo da non chiudere il tutto con una specie di panettoncino in calcestruzzo fatto a mano dove in qualche caso si notano i segni delle mani dell’operaio o quelli della sua cazzuola.
La foto di destra mostra uno scavo aperto in un marciapiede che scopre i tanti cavi di cui ha bisogno la città. Disordine, mancanza di spazi adatti (cunicoli) per alloggiare i sottoservizi, indecorosi per una città che vuole essere all’avanguardia nella modernità tecnologica.
Ovviamente Milano ha ben altri problemi assai più gravi che curare i marciapiedi o raddrizzar pali ma questa è una spia di un fatto grave: la macchina comunale non funziona come dovrebbe.
In occasione delle Comunali nel maggio 2006 Franco Morganti ed io stendemmo il programma elettorale per l’ex(a quel momento) prefetto Bruno Ferrante , candidato di una coalizione di centro-sinistra. Io mi feci carico di redigere la parte dedicata al funzionamento della macchina comunale. Tra gli altri provvedimenti da prendere vi sarebbe stato l’allineamento tra deghe assessorili e direzioni centrali del Comune in modo che ogni assessore avesse una ed una sola delega riguardante una specifica direzione. Insomma non volevamo che le deleghe assessorili fossero solo dei contentini elettorali.
Per capirci credo che tutti noi ci si sia domandati perché nelle competenze del Ministro alle Infrastrutture del Governo Meloni, l’accanito Salvini, ci sia la delega alle Capitanerie di Porto. Era chiaro che volesse metter mano al problema dei migranti senza avere la minima conoscenza del funzionamento e dei ruoli delle Capitanerie di porto che sono un Corpo specialistico della Marina Militare.
Di questo abbiamo avuto una tragica prova nella tragedia di Cutro.
Non mi sono più occupato del’organizzazione della macchina comunale ma, visto come vanno le cose bisognerà occuparsene. Noi di ArcipelagoMilano lo faremo.
Chi avrebbe dovuto farlo? In primis i Sindaci che si sono succeduti dalla Moratti ad oggi ma forse non era nelle loro corde, l’ultimo, il sindaco Sala è un ex manager e per lui questo disinteresse è colpevole.
Non perdiamoci d’animo! Pare che si sia arrivati alla svolta della politica nazionale, sperando che contagi anche quella locale.
“Quando il gioco si fa duro, i vecchi cominciano a giocare”, mutuando il famoso detto di John Belushi.*
Luca Beltrami Gadola
* “Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”. Frase storica di John Belushi in “Animal house”, film cult di fine anni ’70.
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