24 gennaio 2023

UN RICORDO DI EMPIO

Empio Malara, una dolorosa scomparsa


empio (1) 

Credo che tutti o quasi tutti i lettori di ArcipelagoMilano sappiano chi era Empio Malara, o meglio sappiano di lui le cose che lo hanno reso noto nella “sua” Milano, la città che l’ha accolto quando venne a studiarvi negli anni Cinquanta e che ha gareggiato – nel tributargli onori e riconoscimenti – con l’altrettanto “sua” Cosenza dove nacque e si formò. Ma chi non ha avuto la fortuna di frequentarlo e di condividere la sua preziosa amicizia non può sapere quale straordinaria persona sia stato. Di questo vorrei dire oggi, a pochi giorni dalla scomparsa, perché sono fermamente convinto che la sua gentilezza d’animo, la squisita sensibilità che lo ha accompagnato tutta la vita, il suo modo di essere parte della nostra comunità, di milanesi attenti alla civitas e partecipi di essa, hanno fatto di Empio un raro campione di resistenza alla dominante barbarie.

Era un calabrese anomalo, tutt’altro che ruvido, amabile ed estroverso, incline agli affetti e all’amicizia, dialogante, totalmente privo di spocchia. Anche quando la sua straripante passione per i Navigli lombardi ha incontrato il favore di un vasto pubblico ed ha avuto ampia risonanza, Empio non è salito in cattedra e non ha assunto il tono del primo della classe, che peraltro gli sarebbe spettato. Si è sempre sentito al servizio dei suoi impegni: l’urbanistica e l’architettura da una parte, il suo prossimo – inteso nel senso più laico del termine – dall’altra. E questo suo “spirito di servizio” è stato evocato fortemente durante le esequie civili che si sono svolte sabato mattina con una straripante e commossa partecipazione di amici, colleghi architetti, sodali della sua antica passione socialista, rappresentanti – in incognito, come lui avrebbe desiderato – delle istituzioni milanesi e cosentine.

Ma Empio è stato anche un uomo di grande fascino, un tombeur de femmes del tutto anomalo, perché le donne le ha amate davvero ed è stato da loro molto amato, non ne ha mai perso una per strada, ha sempre conservato gelosamente tutti i suoi affetti; non solo quelli familiari – le due splendide figlie! – ma anche quelli degli amici e dei colleghi, in un’epoca e in un’età – la nostra! – in cui la società va poco a poco disgregandosi. Era inclusivo, come si usa dire oggi, e teneva tutto e tutti sempre amorevolmente insieme.

Bisogna leggere il suo bel libro “Lo specchio a tre ante: Amore, Anarchia, Artemoda” (uno dei tanti che ha trovato il tempo per scrivere, fra un progetto e l’altro, fra i frequenti convegni sulla riapertura dei Navigli) per capire le radici del suo sentire. Un libro in cui racconta le vicende della famiglia di origine, appassionata partecipe della crescita civile della Calabria fra le due guerre (ma della Calabria settentrionale, Citra o Citeriore, che Empio teneva moltissimo a distinguere dalla Calabria meridionale o Ulteriore!). Una lettura affascinante che raccomando a tutti coloro che sanno poco o nulla di quella meravigliosa, sconosciuta ed ignorata regione e della sua storia.

Ecco, questo era Empio, e così ci piace ricordarlo: vero gentiluomo, colto e affascinante, generoso e amabile, amico sincero e selettivo, che ha saputo circondarsi di belle persone e vivere con sobria eleganza una lunga vita, tanto operosa quanto raffinata.

“Grazie Empio”, diceva la grande immagine proiettata nella sala della cerimonia d’addio, e “Grazie Empio” lo diciamo noi tutti, suoi dolenti amici.

Paolo Viola

 



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  1. Bianca botteroMa come , avevo appena letto della sua bellissima proposta di riaprire la conca del Naviglio!
    26 gennaio 2023 • 19:46Rispondi
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