17 maggio 2022

GALA NUREYEV AGLI ARCIMBOLDI

Poco Nureyev, ma molte star della danza


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Lo scorso sabato 7 maggio, dopo una travagliata programmazione dell’evento, il Teatro Arcimboldi di Milano ha ospitato il Gala di danza: omaggio a Nureyev. Rudolf Nureyev è stato un personaggio emblematico di tutto il secondo Novecento: una scelta da lui definita «eminentemente artistica» è diventata un caso politico, chiedendo per primo asilo politico in Occidente dopo una famosa tournée del Balletto del Kirov (oggi Teatro Mariinskij) presso l’Opéra di Parigi. Il suo esempio fu seguito da diversi altri artisti sovietici che hanno cercato una carriera fuori dal blocco comunista, come Michail Baryšnikov che chiese asilo politico al Royal Winnipeg Ballet in Canada, Natal’ja Makarova (Royal Opera House di Londra) e Aleksandr Godunov (American Ballet Theatre di New York).

Progetto senza titolo (3) (1)Nureyev in Occidente ha dato il massimo del suo spettacolo come interprete e danzatore dalla tecnica straordinariamente solida e il virtuosismo estremo, come coreografo firmando per importanti compagnie europee le sue versioni che sono repertorio attualmente dell’Opéra di Parigi (prima fra tutte), della Staatsoper di Vienna e del Teatro alla Scala di Milano; e anche come direttore e “talent scout” (si può dire) nel suo periodo parigino alla guida del Palais Garnier, da cui provengono le più grandi star della fine del Novecento: Sylvie Guillem, Manuel Legris, Laurent Hilaire – per citare solo alcuni della cosiddetta “generazione Nureyev”.

Agli Arcimboldi sono state invitate molte star del balletto classico, insieme a loro hanno ballato altre coppie locali o giovanissime: il programma è stato vario e interessante, è stato bello vedere i costumi dei teatri importanti come quello dell’Opera di Kiev e quelli del Royal di Londra. Eppure, c’è stato poco (per non dire nulla) di Nureyev in una soirée che lo vedeva omaggiato. Solo il passo a due dalla Cenerentola con i danzatori italiani Ines Albertini e Walter Angelini riprendeva nei costumi e nella coreografia la versione ‘cinematografica’ firmata da Nureyev, anche se non lo era realmente (firmata Nader Hamed). Il resto di Nureyev aveva solo il fatto di prendere alcune coreografie dai pezzi che lo hanno reso famoso, ma non erano i ‘suoi’ pezzi.

Le coppie di giovani e giovanissimi si sono arrischiati in due pezzi particolarmente complessi: (1) il pas de deux dell’atto III dalla Bella addormentata, con una versione un po’ adattata, di cui si apprezza la tenacia nell’eseguire tutto (adagio, variazioni e coda), in cui ancora tanto è dal lavorare; e (2) il pas de deux completo del Festival dei fiori di Genzano di Bournoville, di cui si apprezza l’applicazione della tecnica danese, ma si auspica maggiore pulizia per il futuro.

I grandi ospiti provenivano dall’Opera di Kiev (Ucraina), dall’American Ballet Theatre (New York), dal Royal Opera House di Londra, dal Opera di Budapest (Ungheria): si tratta di Daniil Simkin (principal dell’ABT di New York e dello Staatsballett di Berlino), Natal’ja Osipova (principal del ROH di Londra e del Michajlovskij di San Pietroburgo), Ana Sophia Scheller (principal a Kiev e al New York City Ballet), Reece Clarke (primo solista del ROH di Londra), Tat’jana Melnik Bolotova (principal a Budapest), Natalia Macak, Viktor Iščuk (entrambi principal) e Serhii Kryvonok (primo solista), tutti a Kiev.I gala – si sa – sono occasioni per mostrare il virtuosismo, dell’artisticità si possono notare meno tratti vista la selezione di pezzi generalmente di bravura. 

Progetto senza titolo (4)I danzatori da Kiev hanno presentato il maggior numero di pezzi, dal classico al neoclassico: la Giselle (adagio dell’atto II) un po’ monotona di Macak e Kryvonok è stata affiancata da una Paquita (grand pas de deux) di Scheller e Iščuk molto ‘esibizionistica’; mentre, i pezzi neoclassici firmati da Viktor Iščuk riguardavano la comunicabilità e incomunicabilità dell’amore. Don’t Say a Word (Scheller e Iščuk) e Feeling Good (Macak e Kryvonok) appaiono speculari e complementari nei ruoli e nell’estetica, ma se il primo cronologicamente risulta d’impatto e interessante, il secondo risulta un po’ ripetitivo. Sono rimasto colpito e ho apprezzato molto la tecnica solida, precisa e pulita, nonché virtuosa senza mai una sbavatura, di Ana Sophia Scheller.

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Dal Royal di Londra Osipova e Clarke hanno portato il loro Lago dei cigni (pas de deux del cigno bianco) e il Corsaro (versione Mazilier). Precisione e pulizia, Osipova con delle bellissime braccia da cigno che sbattevano come ali senza sosta, mentre Clarke ha mostrato un’ottima presenza scenica e ottime capacità di partnering con un virtuosismo ‘British’, controllato ed elegante.

Progetto senza titolo (1) (1)Un’esplosione di vitalità, tecnica e virtuosismo sono stati Daniil Simkin e Tat’jana Melnik nel passo a due dell’atto III del Don Chisciotte, un pezzo del ‘repertorio’ personale dei due artisti, che hanno dato prova delle proprie attitudine e capacità tecniche: salti e giri mozzafiato per Simkin, punte forti, muscoli nervosi e scattanti, velocità estreme per Melnik. Simkin è forse l’unico danzatore della serata che, per virtuosismo e presenza, poteva dare l’idea e ricordare Nureyev stesso, anche nell’assolo Le Bourgeois. Il pezzo raffigura le parole di Jaques Brel e descrive con una danza veloce e acrobatica, fortemente ritmica e che segue la melodia, una bella sbornia del protagonista, magari tra i vicoli del quartiere degli artisti a Montmatre o nello chic e raffinato quartiere Marais.

Progetto senza titolo (2) (1)Domenico Giuseppe Muscianisi

NOTA: Le fotografie degli artisti, per concessione dell’Ufficio Stampa del Teatro Arcimboldi Milano, sono: 1. Ana Sophia Scheller; 2. Natalia Macak e Serhii Kryvonok; 3. Natal’ja Osipova; 4. Daniil Simkin. Copertina: Rudolf Nureyev (WikiCommons).

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  1. AlanArticolo interessante, molto bello e scritto veramente bene. Offre più di uno spunto di riflessione e mi ha fatto scoprire nuove cose di cui ignoravo l'esistenza. Complimenti prof. Muscianisi!
    19 maggio 2022 • 21:25Rispondi
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